Tiscali.it
SEGUICI

Conte si inventa leader del pacifismo all’italiana, il Pd un po’ gli va dietro, un po’ si divide

Il leader dei 5Stelle, ormai il più furbo di tutti, salta subito, e per primo, sul carro del pacifismo e chiede una manifestazione senza bandiere

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
Conte si inventa leader del pacifismo all’italiana, il Pd un po’ gli va dietro, un po’ si divide
Il leader del M5S, Giuseppe Conte (Ansa)

La guerra infuria, sulle teste di tutti, in Europa. Nonostante ci sia, chiaramente, un aggressore (la Russia) e un aggredito (l’Ucraina), nonostante i bombardamenti (appena di ieri) sulle città ucraine con relativo, indiscriminate, uccisioni di civili, tornano a comparire non solo bandiere arcobaleno ma anche cartelli “yankee go home”, “Usa boia”, come in alcuni cortei della Cgil e Fiom, sabato. Roba che neppure durante la Guerra fredda, o la guerra in Vietnam. Insomma, gli anni Settanta, in cui l’antiamericanismo era la parte per il tutto. 

E oggi? Il movimento pacifista rialza la testa, si mobilita, pronto a una ‘grande’ manifestazione che dovrebbe essere indetta per il 4 novembre (cioè il giorno in cui si tiene la tradizionale festa delle Forze armate, con corteo, peraltro, sic), ma che vedrà già un ‘anticipo’ di piazza il 21 ottobre. 

Giuseppe Conte arriva ‘prima’ pure del Papa 

Il leader dei 5Stelle, Giuseppe Conte, ormai il più furbo di tutti, ci salta subito, e per primo. In un’intervista ad Avvenire propone e lancia, giorni fa, “una manifestazione per la pace, senza bandiere politiche, per dare la possibilità agli italiani di invocare una soluzione diplomatica che serva a far finire la guerra in Ucraina”. In più, Conte chiede “un ruolo nuovo per l’Ue, finora troppo appiattita sulla strategia americana e che adesso deve farsi promotrice di una conferenza internazionale da tenere in Europa sotto l’egida dell’Onu e con il coinvolgimento del Vaticano”. Insomma, Conte ‘detta la linea’, ‘prenota’ la piazza (Roma) e pure la data. Morale, il nuovo ‘Bertinotti’ (o ‘Che’) pacifista è lui… 

L’ideona – di Conte e dei movimenti pacifisti – è che bisogna essere ‘equidistanti’. Dalla Russia, certo, si capisce, ma pure dall’Ucraina. La guerra deve finire, “e subito”. La pace deve prevalere. Giusto, per carità, ma vorrebbe dire che l’Ucraina dovrebbe accettare l’annessione della Crimea, del Donetsk e del Donbass, più di altri territori invasi (e occupati) come “un fatto compiuto” e realizzati con referendum-plebisciti ‘farsa’. Tregua e pace, in nome della ‘pace’, si capisce. Alla faccia dei tanti morti, delle fosse comuni, di eccidi e crimini di guerra. Inoltre, tra i ‘pacifisti’ (alla Santoro, Lerner, Travaglio, ma ci si mette pure Milena Gabanelli che pontifica, via Twitter: “Ma qualcuno a Washington e Bruxelles dice a Zelensky dove si deve fermare?” Traduzione: la ‘colpa’, se ‘non’ si ferma, è tutta e solo loro…) serpeggia il vecchio leit motiv: ‘dietro’ ci sono sempre loro, gli Usa, gli yankee, e il loro bieco ‘imperialismo’ che ha ‘aizzato’ la Russia. 

Persino le storiche associazioni pacifiste e i sindacati si ‘accodano’ a Conte… 

Arci e Acli, molte associazioni pacifiste (alcune, quelle storiche, come ‘Assopace’, ormai quasi non esistono più), la Cgil e gli altri sindacati, oltre al consueto ‘cucuzzaro’ della sinistra radicale – e, ad oggi, assai extraparlamentare – da Unione Popolare (De Magistris, Prc, Pap) ai Cobas, etc. si accodano immediatamente. Verdi e Sinistra Italiana, pro-5Stelle dall’inizio, anti-armi dall’inizio, alleati con il Pd ‘per sbaglio’ dall’inizio, non vedono l’ora di farlo a loro volta (ma, almeno, loro in Parlamento ci sono entrati). 

E, cioè, di accordarsi a Conte, che in pratica è ‘arrivato’ prima del Papa, figurarsi della sinistra. Cose mai viste, in tanti decenni di (onesto) pacifismo militante che ha fatto, nel bene come nel male, la Storia di questo Paese e poco importa che l’accozzaglia neo-pacifista di oggi ricordi più i ‘partigiani della Pace’ di staliniana memoria (li fondarono i partiti comunisti ‘fratelli’ che avevan avuto, in sventura, di stare ‘al di qua’ del Muro, e non ‘al di là’, cioè nei Paesi occidentali: Pci, Pcf, Pcs, etc., ne fecero parte fior di intellettuali, etc.) che, negli anni Cinquanta, predicavano un ‘pacifismo’ che sapeva tanto di ‘neutralismo’, cioè di anti-americanismo, mentre l’Urss e il suo Patto di Varsavia erano ritenuti stati ‘aggrediti’ dagli stati ‘aggressori’ (gli Usa e, ovvio, la Nato). 

Cosa resta da fare al Pd? Dividersi, è ovvio… 

Tornando all’oggi, e cioè all’ultima propaggine delle diverse trasformazioni del Pci-Pds-Ds-Pd (e chi se la ricorda più la lezione di un segretario comunista per davvero, Enrico Berlinguer, che disse, in una famosa intervista al giornalista Giampaolo Pansa, di “sentirsi più sicuro” sotto “l’ombrello della Nato”, correva l’anno 1976), il Pd, ovviamente, non sapendo che pesci pigliare, un po’ aderisce, un po’ si divide, ecco, al solito. 

Il sindaco di Pesaro, e candidato alle primarie dem, Matteo Ricci, mobilita la sua associazione (Ali, i comuni italiani di indole progressista) ad aderire alle manifestazioni pacifiste e neutraliste. 

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che di solito i 5Stelle li odia (ricambiato), lancia “una grande manifestazione a Napoli”, rivolta, evidentemente, ai soli pacifisti campani, perché “siamo alle soglie di una guerra atomica” (bum).

In pirotecnica, come suo solito, coincidenza con Conte, primo sponsor di una manifestazione nazionale per la pace, il funambolico De Luca dichiara “la guerra della pace” dentro il Pd, una battaglia tutta interna all’elaborazione della sconfitta elettorale della sinistra. Infatti, ci sono canali diplomatici internazionali aperti su linee più consolidate della strapaesana Salerno-Mosca. Qui, però, si tratta piuttosto di scongiurare l’ipotesi che i 5Stelle soffino gli elettori al Pd (quei pochi che, ormai, gli sono rimasti, ecco), sventolando la bandiera arcobaleno tutti da soli. 

Tutte le contraddizioni in seno ai democrat: Guerini fa ‘la guerra’, ma è rimasto da solo… 

Il Nazareno, cioè il ‘partitone’ (sic, si fa per dire), oscilla, ondeggia, tentenna, ci riflette su. Conte li ha bruciati, sulla tempistica, oltre che sull’idea stessa dello scendere in piazza. Vanno però pur capiti, compresi, persino scusati, i dem. Lorenzo Guerini, fin quando il governo Draghi non passerà il testimone (e la campanella) nelle mani di Giorgia Meloni, resta ministro alla Difesa e Guerini ha schierato l’Italia ‘senza se e senza ma’, sì, ma dalla parte della Nato, della Ue e, ovviamente, dell’Ucraina, inviando armi, partecipando a tutti i vertici Nato della Difesa, prendendosi pure i complimenti degli ‘amerikani’ (i quali, negli anni Settanta, si scrivevano così, sui muri, come ‘Kossiga’, con la ‘k’ di ‘boia’, cioè). 

Ergo, fa guerra alla Russia. Il Pd, poi, ha sempre votato, compattamente, a favore dell’invio di armi italiche (finora sono stati ben quattro) all’Ucraina, solo Fratoianni (SI) ha votato contro, dimostrando, almeno, una certa coerenza. 

Ma se un pezzo di partito ha ‘scelto’ da che parte stare (l’aggredito), un’altra parte (la sinistra dem) nutre seri dubbi: parteggia ‘pure’ per l’aggressore – nel senso che l’aggredito, come l’agnello della favola di Esopo, se disturba il lupo, che alla fine se lo mangi, la colpa è sua: ‘mi intorbidi l’acqua’. 

Graziano Delrio, cattolico e pacifista, su QN, se la prende con Conte (“Vogliono mettere il cappello a un’iniziativa già indetta, cui noi parteciperemo ma senza strumentalizzare”) ma parla di “scelta sofferta” (sostenere l’Ucraina, sic) e ora chiede un “immediato cessate il fuoco”. In più, l’ancora oggi vice-segretario dem, Giuseppe Provenzano, nel dire “non regaliamo la parola pace a Conte”, sottintende il cessate il fuoco. Ergo, pace subito, anche a costo di doverla subire. 

Un pezzo del Pd vuole farsi ‘annettere’ dai 5S 

Laura Boldrini (ex presidente della Camera, non eletta) ha già detto che parteciperà alla manifestazione per la pace. Andrea Orlando, ancora ministro, ha sentenziato che gli esponenti del Pd devono “parlare di pace più di quanto hanno fatto”. E, ovviamente, anche il leader di Articolo 1, Roberto Speranza (a sua volta ministro, a sua volta per poco, alla Salute) ambisce a “una forte iniziativa politica e diplomatica insieme ad una grande mobilitazione popolare”. Insomma, la sinistra dem e la ‘sinistra-sinistra’ che vuol spostare l’asse dei dem sempre più a sinistra e sempre più verso i 5 Stelle, si è messa in testa un sogno, o forse un incubo: consegnare, di fatto, a Conte la golden share dello schieramento ‘avverso’ al futuro nuovo governo (di centrodestra, quello a guida Meloni), permettergli di ‘invadere’ il Pd con le sue truppe e, magari, alla fine, annetterselo senza condizioni, un po’ come dovrebbe far l’Ucraina colla Russia. 

Cioè, di fatto, trattasi di dirigenti dem che puntano a ricostruire il legame tra Pd e 5stelle che poi sarebbe la riscossa del campo largo, solo al grido della parola pace. Di questi tempi, l’unica ‘controffensiva’ che non dispiacerebbe a Putin, ma che nasconde ben altra battaglia (anzi, guerra) e cioè quella per chi deve prendersi il Nazareno. 

Il solito ‘anda e rianda’ dei dem. Peccato che Conte, un po’ come alle elezioni, è arrivato prima e che il ‘leader’ del neo-pacifismo, oggi, sia lui. 

Tre Papi e tre forme diverse di pacifismo. Un piccolo ricordo dei movimenti che furono… 

Ps. Quando scoppiò la prima guerra in Iraq (1990-1991), voluta da Bush senior o padre, il papa regnante era Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla. Il papa polacco, che tanto aveva combattuto per far cadere i regimi comunisti dell’Est Europa, si schierò, in modo fermo e netto, contro la guerra (allora, peraltro, sotto egida Onu) della coalizione dei volenterosi che, guidata dagli Usa, reagiva all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. 

Le manifestazioni pacifiste, soprattutto in Italia, ma anche nel resto d’Europa, furono imponenti. Il Pci, che proprio in quegli anni si stava sciogliendo (ci vollero tre anni, dal 1989 al 1991, e ben due congressi per diventare, infine, Pds…), vi partecipò in prima fila, insieme ai movimenti cattolici e della sinistra radicale, ma il ‘fronte’ pacifista era ‘retto’ e ‘guidato’ dal Papa polacco. 

Anche quando gli Usa, inventandosi letteralmente “armi di distruzioni di massa” che non c’erano, in Iraq, organizzò la seconda ‘coalizione dei volenterosi’, nel 2002-2003, invadendo l’Iraq, occupandolo e detronizzando, per poi uccidere, Saddam Hussein (in questo caso, però, l’egida dell’Onu non c’era per nulla), con il sostegno compiacente di una serie di stati alleati (tra cui la Gran Bretagna del primo ministro laburista Blair), il movimento pacifista riempì le piazze, sia in Italia che, anche, nel resto del Mondo, Usa compresi. In questo secondo caso, però, il ‘movimento’ fu più politico e meno ‘cattolico’ della volta precedente. Il Papa era sempre lo stesso, Giovanni Paolo II, e la missione di proteggere non solo ‘la pace nel mondo’ ma anche i cattolici caldei (minoranza dell’Iraq) pure, ma la presenza di Silvio Berlusconi al governo, che appoggiò quella guerra – e anche se il governo italiano aveva aderito anche alla prima – diede al movimento pacifista una connotazione molto più di ‘sinistra’ e molto più ‘politica’. Insomma, si trattò di un pacifismo meno irenico, più di sinistra, più politico (c’erano, allora, i Ds, che pure scesero in piazza, un po’ sì e un po’ no).

Altri tempi, si potrebbe dire, e tutt’altra storia 

Oggi, un altro papa, Papa Francesco I, arrivato “dalla fine del Mondo” (l’Argentina) ha preso, via via, nel corso dei mesi, una posizione sempre più netta rispetto alla guerra tra Russia e Ucraina. Guerra – è bene ricordarlo – di invasione e di annessione, con tanto di recenti referendum farsa, della prima verso la seconda. E’ di ieri la terribile notizia di una serie di missili lanciati contro le principali città ucraine: morti e feriti tra i civili. Eppure, sempre ieri, il Papa fa sapere non solo che “il pericolo di guerra nucleare è da evitare” (e fin qua, tutto bene), ma che i cattolici devono farsi “artigiani di pace” per impedire “un grande pericolo per l’umanità, come 60 anni fa”. Il Papa si riferisce alla crisi dei missili a Cuba (1962), quando Urss e Usa furono sul punto di scatenare una guerra nucleare. Solo che, all’epoca, torti e ragioni erano equamente distribuiti, tra le due grandi superpotenze, oggi no. I torti stanno da una parte sola (la Russia), le ragioni dall’altra (l’Ucraina). Il Papa di allora, Giovanni XXII, si mise ‘in mezzo’, facendosi ambasciatore di pace. 

Il Papa di oggi sembra pendere da una parte sola, quella di pace ‘mutilata’ (per l’Ucraina). E il movimento pacifista – debole, inerte, afono, ormai da decenni – prova a riprendere vigore. La bandiera arcobaleno torna a sventolare, ma è – o sembra – assai logora, triste, tartufesca, patetica.

 

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
I più recenti
Italia - Argentina, Clarin: Milei accetta invito Meloni ad Atreju
Italia - Argentina, Clarin: Milei accetta invito Meloni ad Atreju
Sciopero, Meloni: Landini ha deboli argomenti e deboli risultati
Sciopero, Meloni: Landini ha deboli argomenti e deboli risultati
Mattarella richiama: la magistratura è soggetta solo alla legge
Mattarella richiama: la magistratura è soggetta solo alla legge
Fdi, dopo Foti alla guida dei deputati arriva Bignami. Si apre corsa di vice al Mit
Fdi, dopo Foti alla guida dei deputati arriva Bignami. Si apre corsa di vice al Mit
Teleborsa
Le Rubriche

Alberto Flores d'Arcais

Giornalista. Nato a Roma l’11 Febbraio 1951, laureato in filosofia, ha iniziato...

Alessandro Spaventa

Accanto alla carriera da consulente e dirigente d’azienda ha sempre coltivato l...

Claudia Fusani

Vivo a Roma ma il cuore resta a Firenze dove sono nata, cresciuta e mi sono...

Claudio Cordova

31 anni, è fondatore e direttore del quotidiano online di Reggio Calabria Il...

Massimiliano Lussana

Nato a Bergamo 49 anni fa, studia e si laurea in diritto parlamentare a Milano...

Stefano Loffredo

Cagliaritano, laureato in Economia e commercio con Dottorato di ricerca in...

Antonella A. G. Loi

Giornalista per passione e professione. Comincio presto con tante collaborazioni...

Lidia Ginestra Giuffrida

Lidia Ginestra Giuffrida giornalista freelance, sono laureata in cooperazione...

Alice Bellante

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla LUISS Guido Carli...

Giuseppe Alberto Falci

Caltanissetta 1983, scrivo di politica per il Corriere della Sera e per il...

Michael Pontrelli

Giornalista professionista ha iniziato a lavorare nei nuovi media digitali nel...