Il consigliere regionale morto in diretta tra le braccia dell'assessore medico
Dramma alla cena di Natale in Liguria. Sauro Manucci si accascia per un malore, inutili i soccorsi dell'esponente della giunta di Toti. Chi era lo storico esponente della destra

Sul banco di Sauro Manucci, consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Liguria, ci sono il fascicolo degli emendamenti al bilancio, centinaia, e un mazzo di fiori.
Sul suo profilo Facebook l’ultimo post propone la foto in aula di Manucci appoggiato al suo banco, con un testo minimalista e diretto, come è sempre stato lui: “Oggi seconda giornata di Consiglio Regionale dedicato al bilancio, fine lavori, prima della giornata conclusiva di domani, le 20”.
La cena di Natale
Poi, la cena di Natale della maggioranza: i sette membri della giunta di Giovanni Toti, gli otto consiglieri della lista che si richiama al presidente della Regione Liguria, il consigliere di Forza Italia, i tre di Fratelli d’Italia, i sei leghisti e il rappresentante di Progresso Ligure.
Clima disteso, facce divertite, frutto del lavoro di squadra di questi anni e anche del fatto che sia Lega che Fratelli d’Italia si sono già schierati apertamente per il terzo mandato di Toti e che anche il rappresentante azzurro, Claudio Muzio, nonostante il suo partito sia molto scettico, è invece favorevolissimo al tris del presidente della Regione.
Insomma, come dire?, una cena, anzi una pizzata, di Natale elevata a potenza, dove la politica lascia spazio anche all’amicizia.
Sui profili social di tutti gli assessori e i consiglieri appaiono fotografie con brindisi, libagioni e risate, da cui traspare anche un clima molto goliardico.
Il malore
A un certo punto, Manucci – un gigante buono, storico esponente della storia della destra liberale ligure, in Alleanza Nazionale, poi nel Pdl e quindi a Fratelli d’Italia, professore di educazione fisica per intere generazioni di studenti della Spezia, sportivo di livello agonistico, da ragazzo fu anche campione italiano di atletica leggera conquistando ori liguri assoluti e italiani con la maglia della Marina Militare – saluta la compagnia, con il suo accento di questa terra di mezzo fra Liguria, Emilia e Toscana, insieme a Muzio: “Oh ragazzi, capisco che ci stiamo divertendo e che voi siete tiratardi, ma domattina siamo ancora in aula a votare il bilancio e Claudio deve tornare a Sestri Levante e io alla Spezia”.
Altre risate e i due escono dal ristorante, finchè Muzio dice a Manucci: “Sauro aspettami qui un secondo, torno dentro un attimo perché ho lasciato il telefono sul tavolo”. Il tempo di rientrare, di risalutare e di uscire e il consigliere di Forza Italia trova l’amico riverso sul marciapiede, esanime. A questo punto, Muzio torna dentro il ristorante disperato, avverte tutti e chiama immediatamente Angelo Gratarola, assessore tecnico alla Sanità della giunta di Giovanni Toti che nella vita ha diretto per quindici anni il pronto soccorso dell’Ospedale San Martino, il più grande d’Europa, e fa l’anestesista rianimatore. Intanto altri consiglieri chiamano immediatamente il pronto soccorso dell’ospedale Galliera, che sta nello stesso quartiere genovese di Carignano, a poche decine di metri dall’ospedale.
I soccorsi
"L'ho soccorso subito, gli ho praticato il massaggio cardiaco per alcuni minuti fino all'arrivo dell'ambulanza che lo avrebbe portato al Galliera – racconta Gratarola - ma purtroppo non c'era più niente da fare". L’assessore-medico, intervistato da Stefano Rissetto ai microfoni di Telenord spiega poi che “il ciclo di tentativi di rianimazione che gli abbiamo fatto, prima io, poi il personale dell’ambulanza e dell’automedica appena arrivati è stato inappuntabile, ma la gravità dell’arresto cardiaco è apparsa immediatamente talmente forte che non siamo mai riusciti ad avere un solo segno di ripresa”.
La seconda parte del dramma
Dopo tutti i tentativi, non resta che decretare la morte di Manucci e qui inizia una seconda parte del dramma: perché c’è il rischio che la notizia si diffonda prima che lo sappia la famiglia. La prima redazione a saperlo, proprio quella di Telenord, con il direttore Giampiero Timossi, solitamente un mastino della divulgazione di ogni virgola, si confronta e in un attimo la scelta è quella della sensibilità e dell’umanità: “Non si scrive e non si dice niente finchè non è informata la famiglia”,
Il punto è che Manucci, gigante buono e ruvido, è talmente riservato che nessuno ha i numeri della famiglia e anche il capogruppo di Fratelli d’Italia Stefano Balleari deve sudare parecchio per trovarlo. E’ una telefonata alla deputata spezzina Maria Grazia Frijia a trovare il numero.
E infatti il primo comunicato ufficiale di Giovanni Toti, anche a nome della giunta, arriva da Jessica Nicolini, portavoce e coordinatrice delle politiche culturali, in piena notte, sei minuti dopo l’una.
Segue un momento che, per una volta, annulla ogni distanza fra destra e sinistra, senza il maggioritario dei sentimenti che troppo spesso travolge anche le persone impegnate in politica.
L'esempio di bella politica
Invece, la seduta del consiglio regionale per ricordare il collega che fino a poche ore prima sedeva in mezzo a loro, è un esempio di bella politica. A iniziare i ricordi è un comunicato scritto del presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei, leghista, ma insieme a lui ci sono anche il suo vice Armando Sanna, uomo del Pd, e il segretario Claudio Muzio, forse colui che più di tutti ha vissuto questo dramma.
E poi partono gli interventi: il presidente del Consiglio Medusei non riesce a trattenere le lacrime, anche perché è spezzino pure lui e sedeva con Manucci già da molti anni in consiglio comunale anche alla Spezia, Toti gli rende pubblico onore prendendosi anche i complimenti del capogruppo di Rete a sinistra Gianni Pastorino (“Credo sia la prima volta nella legislatura in cui condivido totalmente le parole del presidente Toti”) e poi ancora le lacrime di Roberto Centi, consigliere della lista Sansa, opposizione dura, che non riesce a trattenere le lacrime, così come il segretario regionale del Pd Davide Natale, anche lui come Centi, collega di Medusei in consiglio comunale della Spezia: “Mi hanno insegnato di dividere sempre il personale dalla politica e Sauro, che ho sempre osteggiato politicamente, era un mio caro amico. Oggi aveva stupito anche me quando ha detto in conferenza dei capigruppo: “Ragazzi io non parlo quasi mai, ma per una volta che parlo, ascoltatemi””.
E poi il suo capogruppo Balleari, che ha ricordato anche gli scontri nel gruppo “ma sempre con correttezza e lealtà” e soprattutto “le decine di messaggi che, a partire da dopo la mezzanotte di ieri, quando si è diffusa la notizia, mi sono arrivati sul telefonino, anche e soprattutto da avversari politici”, la sua collega di banco Veronica Russo, in lacrime: “Ieri era felice. Avevamo anche mangiato insieme ed era raggiante, al punto da rinunciare alla sua passeggiatina”. E poi l’assessore Giacomo Raul Giampedrone, spezzino ed amico pure lui, Ferruccio Sansa, oppositore strenuo ma che con Manucci aveva un rapporto di grande stima, il capogruppo di Azione Pippo Rossetti, quello dei totiani Angelo Vaccarezza, a ricordare l’ultima cena, la commozione del capogruppo leghista Stefano Mai, quella del suo omologo pentastellato Fabio Tosi e di quello di Progresso Ligure Stefano Anzalone.
A un certo punto, l’azzurro Muzio racconta gli ultimi minuti di vita di Manucci, visto che è stato l’ultimo a vederlo vivo.
E tutti piangono.