[La polemica] La condanna di Marino è una vendetta. Hanno crocifisso un tremendo pasticcione
Si può immaginare che dovendo giustificare le cene e i pranzi, a distanza di parecchio tempo, si possa anche essere inventato gli invitati, facendo confusione magari. Ha sbagliato, ha commesso un reato? Forse. Ma perché i giudici di primo grado lo hanno assolto? Nella stagione del “tafazzismo”, del volersi far male da solu, il Pd condusse una furibonda battaglia per farlo fuori, il sindaco. Ricordo il presidente del Pd, Matteo Orfini, spiegare che era inadeguato per la città. Il risultato è sotto gli occhi di tutti
Ingiusta. Si, la condanna di Ignazio Marino a due anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici, la giudico ingiusta. Non che l’ex sindaco di Roma, il pasticcione Ignazio Marino non possa aver commesso il peculato. Insomma, con la carta di credito del Campidoglio potrebbe aver cenato e pranzato non per motivi ufficiali ( in 28 mesi per un totale di 12.700 euro). È che da cittadino, non certo da giudice o avvocato, la sua condanna la trovo una nota stonata, ingiusta.
Direte che il cittadino è uguale davanti alla legge. Verissimo. Ci mancherebbe. Ma con Marino questa regola fondamentale della nostra democrazia vale fino a un certo punto.Primo perché la giustizia è anche cieca. Sempre da cittadino osservatore non mi sono sfuggite le leggerezze del sindaco precedente, Gianni Alemanno, i tentativi di conquista del Campidoglio e della capitale di una destra fascista, squadrista, ladrona. E di tutto questo ci sono ben poche tracce nel libro della giustizia capitolina.
Secondo. Ignazio Marino è una persona perbene. Che non ha preso una lira, anzi un euro anche di quanto gli sarebbe spettato da sindaco. Penso che come spiegarono i giudici di primo grado che lo assolsero, sia stato un tremendo pasticcione.Immagino che dovendo giustificare le cene e i pranzi, a distanza di parecchio tempo, si possa anche essere inventato gli invitati, facendo confusione magari. Ha sbagliato, ha commesso un reato? Forse. Ma perché i giudici di primo grado lo hanno assolto?
Terzo motivo. Nella stagione del “tafazzismo”, del volersi fare male da solo, il Pd condusse una furibonda battaglia per farlo fuori, il sindaco. Ricordo il presidente del Pd, Matteo Orfini, spiegare che era inadeguato per la città. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Mai visto la capitale così rovinata, e grazie alla inadeguata sindaca grillina, Virginia Raggi.
Voglio dire che la sua caduta fu incentivata da una mobilitazione politica forte. Stiamo parlando di Ignazio Marino. L’avviso di garanzia e le dimissioni furono vissute da una parte dell’elettorato del Pd come una vittoria. Ricordate le statue di Saddam Hussein sbriciolate dalla collera irachena? Poco ci è mancato anche per Ignazio Marino.
Non ero un suo sostenitore. Lo trovavo anche arrogantello e presuntuoso. Ma di fronte alla giustizia “popolare”, a questa stonata condanna di un sindaco che fu, finito nell’oblio, mi è scattato un moto di simpatia nei confronti di uno sconfitto. Lo slogan del ventennale del Manifesto, il giornale di quel movimento nato da una costola del Pci, mi ha accompagnato come una stella polare in questi lunghi anni di professione giornalistica: «Vent’anni dalla parte del torto».
Ecco, non voglio escludere la possibilità che il sindaco Marino abbia sbagliato. Ma oggi e non ieri mi sento di esprimere la solidarietà convinta a un galantuomo. Forse un pasticcione. Ma sempre un galantuomo.