Il governo “dimentica” la strage nazifascista di Sant’Anna di Stazzema. Giani: “Gravissimo”
Nessun rappresentante dell'esecutivo alla cerimonia degli ottanta anni dalla strage che uccise 560 persone tra cui 130 bambini. Il Capo dello Stato: “Un sacrario europeo del dolore, un simbolo di riscatto di quella rinascita umana e civile che ha saputo opporsi alla barbarie, generando democrazia, libertà”. La proposta di legge contro la vendita di oggettistica del ventennio
Non si tratta di agitare, ancora una volta, il sospetto del fascismo, l’ombra lunga di un passato che potrebbe tornare. Si tratta di onorare la memoria perchè con la memoria un paese e il suo popolo crescono, vanno avanti, imparando dal passato. Lunedì la Toscana ha ricordato in modo solenne a Sant’Anna di Stazzema, sopra Pietrasanta, con circa duecento sindaci presenti, gli 80 anni della più truce strage nazifascista commessa da nazisti tedeschi e fascisti italiani lungo la linea Gotica, i trecento km che vanno dalla provincia di Massa Carrara in Toscana fino a quella di Pesaro nelle Marche e lungo i quali da luglio 1944 ad aprile 1945, tedeschi e alleati e partigiani hanno combattuto casa per casa.
Ma se Marzabotto ha avuto il numero più alto di civili uccisi (721) per rappresaglia, a Stazzema, davanti alla chiesa in cima al paesino di Sant’Anna da cui si vede e si quasi si tocca il mare, fu trovata una montagna informe di cadaveri, donne, anziani e bambini, 560 il conto finale, di cui 130 bambini. Alcuni neppure nati. Neppure un uomo, erano tutti andati in montagna con i partigiani. Una strage di innocenti. I sopravvissuti di quella tragedia - qualche bambino che allora riuscì ad infilarsi nei sottoscala e nelle botole sotto i pavimenti di casa - sono sempre meno.
L’orrore di Stazzema
Il tempo passa. Ma l’orrore di Stazzema, per chi è salito anche solo una volta su quel cucuzzolo, non passa mai. Eppure ieri, nessun rappresentante del governo nonostante la data tonda e solenne, era presente a Stazzema. Un’assenza che non ha a che fare con essere fascisti o meno, nostalgici o meno. Ha a che fare con l’ignoranza. Vedete voi cosa sia peggio.
Ovviamente c’è stato il Presidente della Repubblica. In presenza tante volte negli anni. Con una lunga e importante lettera in cui celebra Sant’Anna di Stazzema come “un sacrario europeo del dolore,un simbolo di riscatto di quella rinascita umana e civile che ha saputo opporsi alla barbarie, generando democrazia, libertà, pace, laddove si voleva cancellare ogni speranza”. Ci sono le responsabilità storiche di quel periodo. C’è un avvertimento: “Una grande eredità morale è stata lasciata dai sopravvissuti. La Repubblica può qui riconoscere le sue radici. Quelle che, anche oggi, ci spingono a respingere le ragioni della guerra come strumento di risoluzione delle controversie”. E il senso della responsabilità della storia e della memoria: “Il testimone della memoria e dell'impegno continuerà a passare di mano in mano, per ricordarci che si tratta di crimini imprescrittibili, per accompagnarci sulla strada della civiltà e della pace, sconfiggendo chi fa crescere l’odio”.
Quella storia che non deve passare
Il presidente si sofferma su quel 12 agosto di ottant'anni fa “quando reparti delle SS naziste, con la complicità fascista compirono in queste frazioni uno degli eccidi più spietati della Seconda Guerra Mondiale, uccidendo senza pietà donne, anziani, bambini, sfollati che pensavano di aver trovato un rifugio sottraendosi ai combattimenti. Fu la guerra portata alle popolazioni civili, lo sterminio di comunità locali incolpevoli. Fu la tragedia che si abbatté sui villaggi della linea Gotica, a Padelle di Fucecchio, a Marzabotto, fra le altre”. Come sempre il Capo dello Stato sceglie parole importanti. Chiare. definitive. Il Presidente ha un vero e proprio culto della memoria e della Storia rispetto ai fatti che ci fecero cadere nel fascismo prima e negli orrori della guerra poi. Ogni anno dedica almeno la visita del 25 aprile a uno dei luoghi delle stragi nazifasciste, secondo le banche dati sono state 5500 tra il 1943 e il 1945 per circa 23 mila vittime.
Le assenze
Sant’Anna di Stazzema con Marzabotto sono tra le più importanti e terrificanti. Ma il governo non c’era. Non la premier, nessun vicepremier, non un ministro o un viceministro, neppure un sottosegretario. Nessuno. Tajani, impegnato sul fronte dei conflitti in Ucraina e in Medioriente, ha mandato un messaggio in cui evoca “un passaggio tragicamente doloroso in quel cammino verso la libertà e la pace tra i popoli che l'Italia avrebbe ripreso come sua stella polare dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e dal quale il nostro Paese non si è mai più allontanato”. Ma non basta per gettare acqua sul fuoco della polemica sulle assenze. Per Fratelli d’Italia il più alto in carica era Vittorio Fantozzi, capogruppo in regione. Il Presidente della Regione Eugenio Giani che come sempre ha invitato le più alte cariche e ancora di più visto che sono gli ottanta anni dalla strage, non ci sta.
La natura diplomatica del governatore è almeno pari al suo amore per la regione che governa e di cui conosce la storia di ogni angolo di territorio. Se offendi la memoria della terra, salta anche il resto. Così, non se l’è tenuta: “Non vedo la presidente del Consiglio, non vedo ministri né sottosegretari. Sinceramente è una cosa grave e mi sarei aspettato ben altro per ricordare gli 80 anni di San'Anna che vedono la presenza dei sindaci, delle associazioni e dell'anima vera della Toscana”. Dario Parrini, senatore Pd, ricorda come “nonostante la battaglia parlamentare che io e ad altri colleghi stiamo portando avanti da mesi, dei risarcimenti previsti dalla legge del 2022 per gli eredi delle vittime non si vede traccia”. Una nuova “vergogna di Stato”.
Giani non può non sottolineare che anche il giorno prima, l’11 agosto, il governo era assente alla cerimonia della Liberazione di Firenze. “Lascia amarezza e un profondo dispiacere questa assenza che ha segnato anche la cerimonia ieri per la liberazione di Firenze” ha detto Giani. “Mi auguro che vi sia comunque consapevolezza che la nostra Repubblica nasce da qui, da Sant’Anna, dalla Resistenza e dall'opposizione al fascismo, così come da qui nasce la nostra Regione che del Comitato di liberazione toscano ha voluto riprendere il simbolo, il Pegaso”. La nostra Costituzione, ha proseguito Giani, “è scolpita in quello che è successo a Sant'Anna. Chi non capisce questo non può contribuire allo sviluppo dei valori alla base del nostro sistema di convivenza civile”.
Una cerimonia bellissima
E’ stata, nonostante le assenze e il caldo umido affogante, una cerimonia bellissima. C’erano ben duecento sindaci - anche Pisa e Lucca governati dal centrodestra - il cuore della Toscana. Chi canta “Bella Ciao”, chi scandisce “Ora Resistenza sempre”. Su un cartello si punta l'indice contro chi vende e produce armi, “insulto a Sant’Anna”. Amministratori e gonfaloni non solo toscani. Presente anche la console della Germania. Su al sacrario Maurizio Verona, sindaco di Stazzema, e Umberto Mancini, presidente dell'Associazione Martiri di Sant'Anna, hanno ricordato la complicità dei fascisti locali e la grande eredità morale lasciata dai sopravvissuti, ogni anno sempre di meno. “Chi ha ruoli importanti, oggi - ha detto il sindaco - aveva il dovere di essere qui a Sant'Anna, di accogliere l'invito, di guardare gli occhi dei nostri superstiti, abbracciarli, chiedere scusa dell'oblio di Stato sui fatti del 12 agosto 1944, e ringraziarli per quello che fanno con molto dolore ma con altrettanta tenacia. Oggi qualcuno e' assente”.
Il sindaco ha giustamente dedicato ampi passaggi del suo intervento ai superstiti. “In questi ultimi mesi abbiamo perso altri ambasciatori di Pace: Ada, Mauro, Licia, Lilia, che insieme agli altri superstiti in questi anni hanno incontrato migliaia di giovani studenti che si sono recati a Sant’Anna per conoscere quella tragica storia. I superstiti sono donne e uomini preziosi, che hanno svolto, e continuano a svolgere, un ruolo fondamentale per tenere viva la memoria, attraverso i loro racconti, le loro tristi storie (fatte di uccisioni di madri padri fratelli sorelle e amici), con l'obiettivo che, questo loro sacrificio serva a non ripetere gli stessi errori in altre parti del mondo”.
“Basta oggettistica del Ventennio”
Ecco perchè essere assenti è un gravissimo errore. Un insulto. Ricordare, quindi. Riconoscere. Dare, anche, il giusto valore alle cose, gli oggetti. La memoria e la Storia passano anche da qui. E allora il sindaco ricorda la sua sfida. “Quattro anni fa, da questo luogo, lanciammo la sfida di una legge di iniziativa popolare contro la vendita di oggetti con simboli fascisti e nazisti, e contro la propaganda delle ideologie fascista e nazista. Abbiamo raccolto 250 mila firme, consegnate alla Camera il 29 aprile del 2021. Ancora il Parlamento non la discute. Non è un esercizio democratico ignorare una proposta di legge di iniziativa popolare, ricordatevi, non fa onore agli onorevoli responsabili di questo insabbiamento, ma non molleremo, torneremo nelle piazze”. Proprio da queste parti è pieno di mercatini e bancarelle con oggettistica dedicata al ventennio. Qualche partito vorrà, potrà, prendere per mano questa proposta di legge. Sarebbe un buon modo per onorare la memoria.