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Il caso delle città dove il M5S non vuole allearsi con il Pd

Dell’”alleanza organica” teorizzata da Goffredo Bettini resta ben poco, così come della versione 4.0 dell’occhettiana “gioiosa macchina da guerra” con alla guida Giuseppe Conte

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Bandiere del Pd e M5s
Bandiere del Pd e M5s (Foto Ansa)

Dell’”alleanza organica” teorizzata da Goffredo Bettini resta ben poco. Della versione 4.0 dell’occhettiana “gioiosa macchina da guerra” con alla guida Giuseppe Conte restano solo le macerie lasciate da chi proclamava “O Conte o morte” durante la crisi di governo dello scorso gennaio che da un lato ha condotto Mario Draghi a Palazzo Chigi e dall’altro ha portato il Pd ad una subalternità rispetto a certi mondi pentastellati. Una scelta che non è stato un capolavoro tattico, né strategico, per usare un eufemismo, e che soprattutto era incarnato meglio da Nicola Zingaretti rispetto a Enrico Letta, che pure sta facendo la stessa politica del predecessore.

Citta dove m5s e pd corrono separati

Ma qui il problema non è il passato, è il presente. Il punto è che, quasi certamente, praticamente ovunque nelle grandi città dove si vota, Pd e MoVimento Cinque Stelle correranno separati, esattamente come è successo alle regionali dello scorso anno, dove l’alleanza romana è stata proposta con scarsissimo successo solo in Liguria e, sotto forma civica, in Umbria. Due fra i risultati elettorali peggiori dell’intero scacchiere italiano. Certo, nelle grandi città – Roma, Milano, Torino, Bologna solo per limitarci alle principali, con l’eccezione di Napoli dove Gaetano Manfredi, ex ministro dell’Università del secondo governo di Giuseppe Conte, ha raccolto attorno a sé una larga coalizione di centrosinistra e pentastellata – c’è sempre il secondo turno se nessuno supererà il 50 per cento dei voti al primo turno, con la possibilità per Pd e Cinque Stelle di apparentarsi al ballottaggio, quasi certamente facendo convergere i voti sul candidato del Pd che parrebbe più forte anche a Roma e Torino, che pure hanno amministrazioni uscenti del MoVimento.

Il caso Rimini

Ma, insomma, in attesa di vedere dove le alleanze giallorosse si concretizzeranno, ci sono anche posti e mondi dove di fare un accordo con il Pd e la sinistra i pentastellati non ne vogliono proprio sapere. E ci sono già due casi clamorosi. Il primo a Rimini, dove il MoVimento (scelta ufficializzata dal senatore riminese Marco Croatti con la contestazione della parte più di sinistra-sinistra fra i pentastellati) appoggerà l’ex vicesindaco Gloria Lisi, che corre contro il rappresentante ufficiale del Pd, l’assessore alla Sicurezza Jamil Sadegholvaad, esponente della continuità con l’attuale sindaco Andrea Gnassi, che infatti ha ritirato tutte le deleghe alla sua vice, ponendola fuori dalla giunta. Invece, la Lisi corre con una lista civica che lei stessa definisce "centrista”, che si pone “nell’area del cattolicesimo politico e della cooperazione sociale e aperta a tutti, anche a esponenti di destra di buona volontà".

L’apertura a esponenti di destra

E insomma, questa civica aperta “anche a esponenti di destra di buona volontà” è quella che sarà appoggiata dal MoVimento, incarnando la linea centrista di Croatti che è un senatore molto radicato sul territorio ed è stato l’anima dell’applicazione della Costituzione dopo 14 anni di attesa con la legge per il passaggio dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio in Val Marecchia dalle Marche all’Emilia-Romagna. Una storia segnalata proprio da Tiscalinews e poi giunta al successo in Parlamento. Ma il caso Rimini, che è la punta dell’iceberg, anche per la grandezza della città romagnola, che è anche capoluogo di provincia, non è l’unico dove il giallorosso stinge completamente. Sparsi per l’Italia ci sono altri casi di alleanze che vanno in direzione diametralmente opposta a quella del governo Conte bis.

Il  caso di Bogliasco

E forse il caso più clamoroso è quello di Bogliasco, Comune alle porte di Genova, dove si ricandida a sindaco – dopo aver saltato un giro – Luca Pastorino, deputato di Liberi e Uguali e segretario di Montecitorio, alla sua seconda legislatura romana, all’ottavo anno abbondante come deputato. Trattandosi di un piccolo Comune, la carica di sindaco non è incompatibile con quella di parlamentare e Pastorino nei suoi primi due mandati a Bogliasco è stato un primo cittadino molto amato. Ma il cumulo delle cariche non sempre è apprezzato nei piccoli centri, così come il fatto che Pastorino e il centrosinistra abbiano usato in qualche modo l’attuale sindaco Gianluigi Brisca come “segnaposto” in attesa del ritorno di Pastorino. E quindi la partita potrebbe essere aperta per il centrodestra che candida l’ex sindaco di Lumarzo, che vive proprio a Bogliasco, Guido Guelfo.

Chi è Guelfo, candidato sindaco del centrodestra

Ora seguitemi perché non voglio raccontarvi la storia della politica del paese alle porte di Genova, ma semplicemente inquadrare chi è Guelfo. Il candidato sindaco del centrodestra e della lista civica che lo supporta è consigliere delegato della Città Metropolitana di Genova, praticamente un assessore di Marco Bucci, è iscritto al gruppo di Forza Italia ed è un moderatissimo democristiano storico, quasi un riassunto del concetto di “moderato”. La sua lista si chiama, minimalisticamente, “Per Bogliasco. Guido Guelfo sindaco”, lo slogan è "Esperienza, impegno e passione. Cambiare si può" e i manifesti sono con la foto di Guelfo che è più anziano, meno bello e con meno capelli di Pastorino, meno piacione. Cioè i manifesti di Guelfo sono molto seri, ma anche molto Dc anni Settanta.

Il progetto centrista

Insomma, anche in questo caso il progetto è certamente centrista. E anche in questo caso i due rappresentanti pentastellati attualmente in Consiglio comunale di Bogliasco – proprio mentre il leader del MoVimento a Genova Luca Pirondini spiega che, al momento, non ci sono ancora le condizioni per un’alleanza organica con il Pd per le elezioni amministrative della prossima primavera, anche se l’opposizione comune a Bucci rinforza il loro dialogo – hanno fatto sapere che voteranno Guelfo. Uno dei due, Giacomo Gorin, è figlio dello storico giocatore di Genoa e Torino Fabrizio Gorin, morto giovane di leucemia fulminante e ancora oggi amatissimo.

Nè di Destra né di Sinistra

E Guelfo dal canto suo ha rinsaldato l’alleanza: "Ringrazio Giacomo Gorin e Piermario Piaggio per aver annunciato il supporto alla mia candidatura e per la fiducia che hanno riposto in me. Il sostegno del Movimento Cinque stelle Bogliasco conferma da un lato il giudizio negativo sulle amministrazioni guidate da Pastorino, dall'altro la capacità di attrazione di una lista come la nostra che è civica. La squadra è al lavoro per offrire alla nostra Bogliasco un futuro migliore. Avanti insieme per il bene del nostro amato territorio". Del resto, il municipio di Bogliasco è il più vicino a Sant’Ilario, dove vive Beppe Grillo. E loro l’hanno sempre detto: non siamo né di destra, né di sinistra. Certamente, un po’ di centro sì.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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