Renzi, Calenda, Orlando e il retroscena sui guai del centrosinistra in Liguria
Il candidato Orlando, ex ministro del Pd, deve fare i conti con la coalizione che lo appoggia nella sfida contro Bucci
Di fatto, l’inizio della campagna elettorale di Marco Bucci per la presidenza della Regione Liguria, è avvenuta prima dell’ufficializzazione della candidatura e della chiamata decisiva di Giorgia Meloni, quasi in modo incidentale, durante il primo consiglio comunale di Genova, alla ripresa dopo la pausa estiva.
Si discuteva di un tema in qualche modo secondario e non vitale per le sorti del mondo, come lo statuto della Fulgis, un ente del Comune che gestisce tre scuole. I consiglieri del centrosinistra - a partire dal capogruppo del Pd Simone D’Angelo, da quella di Azione Cristina Lodi e persino il capogruppo di Uniti per la Costituzione, l’ex presidente dei senatori usciti dal MoVimento Cinque Stelle nella scorsa legislatura, Mattia Crucioli, raramente d’accordo con il resto delle opposizioni, tanto da aver votato il giorno prima per stima personale Nicholas Gandolfo presidente della commissione comunale Territorio e Vallate con la maggioranza di centrodestra, unico fra gli oppositori – lamentavano la carenza di documentazione e di dibattito. A questo punto, Bucci ha chiesto la parola al presidente del consiglio comunale Carmelo Cassibba. Ed ha detto come intende lui la politica, quasi un anticipo della campagna elettorale: “Vedete, voi volete discutere dello stesso documento, fra commissioni e aula, anche quattro e cinque volte. Io invece voglio rispondere alle richieste dei cittadini, che chiedono di essere amministrati bene e in modo veloce ed efficace”.
Bucci bastone fra le ruota del Centrosinistra
Insomma, il tema della campagna elettorale sarà questo. E per affrontarlo il centrosinistra – che prima del sì di Marco Bucci era praticamente certo di vincere, anche perché il centrodestra aveva perso un mese di tempo per dire di sì a quello che sarebbe stato il miglior candidato possibile immaginabile, il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, ora destinato a diventare probabilmente il successore di Bucci – aveva scelto la miglior figura possibile a sua disposizione: Andrea Orlando, ex ministro dell’Ambiente nel governo di Enrico Letta, della Giustizia negli esecutivi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e del Lavoro nel governo di Mario Draghi.
Centrosinistra non più in testa nei sondaggi
In tutti i sondaggi pre-Bucci, Orlando era dato vincente, anche con un vantaggio abbastanza ampio. Poi, certo, è successo un terremoto. Che rischia di lasciare sotto le macerie l’ex ministro Pd, l’unico in Italia – non va mai dimenticato – ad aver vinto la sfida congressuale anche nei circoli, visto che la Liguria è l’unica regione dove Elly Schlein si è imposta anche fra i cittadini e non solo nei gazebo alle primarie per scegliere la segretaria del partito. Insomma, Andrea era l’unico che, schleinianamente, “l’aveva vista arrivare”.
Orlando candidato tosto
Soprattutto, al di là di un profilo massimalista che gli è stato apiccicato addosso, anche per la sua provenienza da una tradizione comunista, Orlando ha dimostrato di avere anche il meglio di quella tradizione, ad esempio essendo molto liberale da assessore allo Sviluppo Economico del Comune della Spezia, dove ruppe il monopolio delle coop vent’anni prima che a Genova, o con la sua gestione del ministero di via Arenula, dove di fatto venne “imposto” a Matteo Renzi, che aveva un magistrato nella sua lista iniziale di ministri, da Giorgio Napolitano, che ha sempre stimato moltissimo Orlando. Lui ricambiò con una gestione garantista, apprezzatissima anche dalle opposizioni, risultando uno dei migliori Guardasigilli della storia, insieme a Oliviero Diliberto, Filippo Mancuso e Alfredo Biondi.
Insomma, è un candidato tosto, tostissimo, Orlando, supportato dai suoi proconsoli liguri Davide Natale e Simone D’Angelo, rispettivamente segretario regionale e provinciale genovese del Pd. E, fino all’altroieri, senza Piciocchi candidato per tempo e senza Bucci candidato tout court, sarebbe certamente diventato presidente della Regione Liguria.
Ora la partita è aperta, con il sindaco di Genova favorito, ma non già vincitore come invece fu due anni fa alle comunali, prima ancora di aprire le urne.
La coalizione un problema per Orlando
Il problema per Orlando, come spesso accade, è la coalizione, il centrosinistra, anzi il campo largo o larghissimo che si vorrebbe schierare in Liguria.
A partire dalle liste che, comunque, andranno a pescare più a sinistra che a destra: la prima è proprio quella degli ex del MoVimento Cinque Stelle di Mattia Crucioli, che alle comunali hanno preso con “Uniti per la Costituzione” più del 3,5 per cento dei voti, a meno di un punto percentuale dal MoVimento ortodosso “ufficiale”. Stavolta, candidano l’ex presidente del gruppo al Senato e della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra, e stanno lavorando molto sul territorio. Ultimo particolare, potrebbero avere un occhio di riguardo da Beppe Grillo, ai ferri corti con Giuseppe Conte. E poi c’è Italia Sovrana e Popolare del Partito comunista di Marco Rizzo che ha un suo candidato, come ce l’hanno Rifondazione, Potere al Popolo e Partito comunista italiano.
I guai del M5S
Peraltro, i guai nel mondo pentastellato non finiscono qui, perché un gruppo di attivisti è durissimo contro la dirigenza, accusata di fare liste su misura di alcuni potenziali eletti, tenendo fuori dalle liste il capogruppo in Comune a Genova Fabio Ceraudo, che avrebbe forti possibilità di essere eletto, con il suo profilo moderato e combattivo allo stesso modo e che mette umanità nel suo fare politica. E anche l’esclusione dai vertici del campo largo del capogruppo uscente in Regione Fabio Tosi, che non può più ricandidarsi avendo fatto due mandati, ha fatto rumore, anche perché Tosi ha lavorato molto bene nelle istituzioni.
Centrosinistra il vero problema
Ma il vero problema sta al centro del centrosinistra. Perchè, da un lato, la lista Sansa, ma anche la sinistra radicale e in generale Alleanza Verdi e Sinistra sono assolutamente contrari al fatto che in coalizione ci siano Azione di Carlo Calenda (i cui rappresentanti locali Cristina Lodi e Pippo Sergio Rossetti sono stati comunque all’opposizione, nonostante il garantismo del loro leader nei confronti di Giovanni Toti e la stima dello stesso Calenda nei confronti di Bucci) e soprattutto Italia Viva di Matteo Renzi, che in Liguria ha sostenuto Marco Bucci senza se e senza ma fin dal primo minuto, definendolo il miglior sindaco d’Italia e scherzando su Orlando prima della candidatura e dell’accordo: “Se il centrosinistra candida lui, Toti vince anche dai domiciliari”, come raccontammo proprio qui su Tiscalinews.
Il ruolo di Renzi
Ora, appoggiare Orlando contro Bucci in nome dell’accordo nazionale con Elly Schlein sembra troppo anche per Renzi. E non è un caso che la maggior parte degli eletti genovesi se ne vada: via Mauro Avvenente, assessore nella giunta di Bucci, via il consigliere delegato Davide Falteri, via forse anche Arianna Viscogliosi, terza consigliera di Italia Viva. E via esponenti storici del mondo moderato e laico fra cui Claudio Regazzoni, Paola Nicora e Manuela Arata. Oltre all’endorsement per Bucci di Luigi Marattin, uscito da Italia Viva alla ricerca di un centro liberale. E la stessa cosa è successa un po’ anche ad Azione, con l’uscita di un gruppo di militanti in disaccordo con l’appoggio a Orlando, fra cui l’ex candidato alle Europee e consigliere di Municipio Federico Giacobbe.
Per essere un “campo larghissimo”, si restringe un po’ ogni giorno.