Il centrodestra sigla una tregua ma le differenze e le tensioni restano
La premier prova a rassicurare gli elettori dopo l'incontro, a Palazzo Chigi, con gli altri leader della maggioranza: Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi
Non è stata una verifica ma un rinnovo del patto del governo, rassicura Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio si è ritrovata a Palazzo Chigi con gli altri leader della maggioranza: Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. La premier ha fretta di chiudere le settimane di passione che hanno accompagnato la coalizione di governo nell’agosto caldo: le tensioni sullo ius scholae, i distinguo sull’autonomia differenziata, la differenza di postura in Europa sul voto a Ursula von der Leyen.
Le differenze restano
Tutto risolto? Non si direbbe. Neanche il tempo di cominciare e la linea del governo esplode sulla politica estera. Basta leggere la nota ufficiale trasmessa da Palazzo Chigi e da FdI, nella quale il partito di Salvini assicura in un passaggio che c’è stata “condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina”. E poi confrontarla invece con quella diffusa dalla Lega, poi rimossa dopo alcuni minuti, in cui c’è invece scritto: “Condivisione sulla crisi in Medio Oriente e sulla posizione del governo italiano relativamente alla guerra in Ucraina, con appoggio a Kiev ma contrari o ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini”. «Il testo (inviato per errore ma subito corretto) è stato modificato in pieno accordo con tutti gli altri leader solo per scelta stilistica e non di contenuto», spiega Matteo Salvini. «Si tratta di un semplice errore, abbiamo ribadito la linea del governo che la Lega ha sempre sostenuto» assicura.
Chiudere con le divisioni
Insomma, grande caos all’orizzonte. Meglio veicolare un messaggio di tregua all’esterno. Meloni lo dice in tutte le salse nel corso del vertice che dura circa tre ore. Bisogna chiudere un mese di divisioni e tensioni e provare a ripartire sotto il segno dell’unità. Solidità, compattezza, sintonia sui dossier, capacità di sintesi… Meloni tira le file e prova a convincere i vicepremier a smetterla con litigi e distinguo. Sul tavolo diversi i nodi da sciogliere: dalla Rai all'autonomia, passando alla giustizia e ai balneari, senza dimenticare l'emergenza carceri, solo per citare alcuni tra i più annosi. Senza perdere di vista il premierato, la riforma della Costituzione che potrebbe essere un ulteriore ostacolo per l'esecutivo Meloni.
Manovra in primo piano
Ma soprattutto si parla di manovra. «Sarà una legge di bilancio ispirata, come quelle precedenti, al buon senso e alla serietà. La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo» dirà la premier in apertura di Consiglio dei ministri, in un lungo intervento che rimbalza sulle agenzie e che sembra quasi un discorso motivazionale (“Avanti senza paura", esorta infatti la squadra). In legge di bilancio priorità alla «riduzione delle tasse, il sostegno a giovani, famiglie e natalità, e interventi per le imprese che assumono». Il messaggio che la premier vuole veicolare suona più o meno così: «Niente bandierine». E ancora, esalta l’azione dell’esecutivo: «In un quadro internazionale complesso come non mai, con una instabilità crescente e conflitti che hanno molte difficili ricadute, tutti vedono, nel mondo, che oggi c'è un'altra Italia, seria, affidabile, autorevole, come dimostra anche il successo che sta avendo questo anno di presidenza italiana del Gruppo dei 7.
In vista dei due anni di governo
La centralità e l'autorevolezza a livello internazionale, insieme alle scelte serie che abbiamo fatto, stanno contribuendo anche al buon andamento della nostra economia». E a proposito di questioni economiche, per la premier le richieste dell’Ue sui conti dello Stato sono «modifiche folli, ingiuste per le famiglie italiane e insostenibili per l'equilibrio dei conti dello Stato. Noi continueremo a difendere l'assegno unico e mi sarebbe piaciuto riscontrare unità e sostegno anche da parte dell'opposizione su questa battaglia. Unità che abbiamo più volte chiesto ma che non è arrivata. Confidiamo che prima o poi arrivi». Infine, la premier annuncia che «il prossimo 22 ottobre celebreremo due anni di governo. Stiamo lavorando per approfittare di questo anniversario con l'obiettivo di raccontare i risultati che abbiamo raggiunto e che è giusto spiegare ai cittadini».
Parola d’ordine: unità
In sostanza «unità» è la parola d’ordine uscendo da Palazzo Chigi. Ma in tanti credono poco a questa ritrovata sintonia. Perché l'autunno sarà complicato per la stesura della legge di bilancio e per un appuntamento elettorale in tre regioni - Emilia Romagna, Umbria e Liguria - in cui il centrodestra sembra partire in svantaggio. E che le tensioni siano rimaste lo si comprende nel pomeriggio quando il leader della Lega invia una serie di pizzini. Prima sullo ius scholae: «La mia opinione è che non serva.Torniamo alle cose importanti. È stato un dibattito agostano. Non abbiamo energia da regalare ad altro». Poi avvertendo gli alleati: «Il Governo ha lavorato bene e andrà avanti a lavorare bene. Spero che valga il programma di Governo per tutti». E poi a sera raddrizza il tiro: «La nostra Bibbia è il programma e l'unità del centrodestra. Con Giorgia (ndr) c'è un rapporto personale oltre che politico, che abbiamo trovato in questi due anni. Dalla pizzata, al messaggino, alla cartata. E quando è così altre controversie sono più facili da risolvere».