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Centrodestra, Meloni ci mette la faccia in Abruzzo ma se domenica perde sarà inevitabile aprire una riflessione nella coalizione

di Giuseppe Alberto Falci   
Foto Ansa
Foto Ansa

Tutti uniti e insieme per sostenere Marco Marsilio, governatore uscente e candidato del centrodestra in Abruzzo. Si vota domenica ed è una partita da dentro o fuori per la coalizione di Meloni-Salvini-Tajani. Vincere è l’unica cosa che conta,  avrebbe detto Giampiero Boniperti. La posta in gioca è altissima. Perdere per la seconda volta in quindici giorni sarebbe doloroso. Prima di tutto per Giorgia Meloni, la quale c’ha messo la faccia. È andata a Pescara per il «suo» Marco, compagno di mille avventure dai tempi in cui la destra non contava o contava poco in Parlamento. La foto di gruppo c’è stata anche questa volta. E chissà se porterà fortuna. Meloni, Salvini, Tajani e Lupi al fianco di Marsilio. «Confesso che siamo saliti per fare la foto perché qui non siamo sicuri che il tempo terrà - è l’incipit di Meloni -. Voglio dire solo una cosa. Tutte le volte che vengo a Pescara e salgo sul palco piove. L'ultima volta che è successo, però, poi sono diventata presidente del Consiglio. Se piove tutto sommato non sarà una cattiva cosa. Vi voglio bene». 

Su queste note inizia l’intervento della premier. Lo spartito è quello della campagna elettorale: ingraziarsi chi ha davanti. «Non potete immaginare quanto per me sia importante ogni tanto tornare qui per riprendere dalla piazza la benzina di cui ho bisogno per andare avanti. Piove tanto e non farò l'intervento che avevo in testa». 

Di sicuro Meloni mette in evidenza l’unità della coalizione, allontanando così le voci di chi fotografa un centrodestra diviso e in difficoltà. «I risultati in Abruzzo sono frutto della nostra compattezza. Poi c'è la realtà che raccontano i giornali di sinistra, frutto dei loro sogni notturni. Siamo insieme per scelta e non per interesse. Oggi il centrodestra compie trent'anni e siamo insieme. Abbiamo le nostre sfumature ma sappiamo quale Italia vogliamo costruire». 

L’inquilina di Palazzo Chigi attacca dunque la coalizione di centrosinistra che qui in Abruzzo si presenta in formato extralarge con una compagine che va da Renzi e a Fratoianni: «Noi non veniamo qui in Abruzzo a candidare un signore che ci chiede di non presentarci perché si vergogna. Noi veniamo qui e ci mettiamo la faccia perché stiamo insieme per scelta e non per interesse. Ho visto cose incredibili in questa campagna elettorale. Arriva Giuseppe Conte e dice che lui non è alleato con Renzi. Arriva Renzi e dice che lui non è alleato con Giuseppe Conte. Poi arriva Calenda e dice 'ragazzi sulle alleanze stiamo dicendo un sacco di balle». Meloni sottolinea l’importanza della candidatura di Marsilio: «Quando lo abbiamo candidato cinque anni, per me era un problema privarmi di una persona così competente. Ero recalcitrante. Ma lui mi ha detto voglio tornare a casa e mi ha convinto. Insieme abbiamo convinto il resto della coalizione. E con tutti i leader, compreso Berlusconi, abbiamo convinto gli abruzzesi. A me piacerebbe - ha aggiunto - che Marsilio facesse un'altra impresa: essere il primo presidente dell'Abruzzo a essere riconfermato». Tutto questo per evidenziare che lei è in battaglia e ha già indossato «l’elmetto» in vista delle elezioni europee, la partitissima per l’esecutivo Meloni, visto che la storia ci insegna che all’indomani del rinnovo del Parlamento Ue cambiano sempre gli equilibri del governo italiano, vedi 2019. Lasciando intendere che molto presto scioglierà la riserva per la candidatura alle europee. 

Insomma, l’Abruzzo può essere la Regione da cui ripartire per il centrodestra, dopo la debacle sarda. Di tutto questo ne è consapevole Matteo Salvini. Il leader della Lega si presenta al comizio finale e a un certo punto prende la parola dal palco. Marsilio non è il suo candidato ideale ma è costretto a sostenerlo. E che sia così lo si comprende dal suo intervento. Un'arringa in cui il leader della Lega pensa più al suo partito che alla coalizione: «In Abruzzo si vince e la Lega va a doppia cifra». E ancora: «Ho avuto l'onore nelle scorse settimane di incontrare gli agricoltori, gli allevatori e pescatori abruzzesi. Qui il popolo abruzzese ha due chance: vincere domenica le elezioni regionali e vincere le elezioni europee il 9 giugno per lasciare a casa quelli della carne sintetica e della farina di grilli. Noi vogliamo mangiare i frutti della nostra terra e del nostro mare. Cibo finto, porcate da laboratorio se le mangiassero a Bruxelles e dintorni». E ancora, sempre Salvini sottolinea l’importanza delle forze ordine, oggetto di dibattito nelle ultime settimane dopo gli scontri di Pisa e Firenze: «Domenica si confrontano due idee di Abruzzo, di Italia e di Europa diverse. Per una certa parte politica le forze dell'ordine sono un problema, per me sono la spina dorsale di questo paese e guai a chi le mette in discussione. Le donne e gli uomini in divisa che garantiscono la nostra libertà e sicurezza».

Le sfumature di centrodestra toccano il più alto livello di moderazione con Tajani e Lupi che in fondo rappresentano l’anima centrista della coalizione. Dice Il vicepremier e leader di Forza Italia: «Matteo fa la dieta e ha scommesso un caffè. Io scommetto sagne e fagioli e arrosticini a pranzo e una frittura di pesce a cena che questa regione sarà ancora governata da Marco Marsilio e dal centrodestra, con Forza Italia protagonista, andando avanti con il coraggio dei marinai e con il passo sicuro, lento ma certo, degli Alpini abruzzesi». Immancabile il passaggio su Silvio Berlusconi: «Questa sera c'è con noi un signore che ci guarda da lassù e ci sta sorridendo. Un signore che ha amato l'Abruzzo come fosse la sua terra. Quel signore è Silvio Berlusconi, che tanto ha fatto per questa terra». E a proposito di Abruzzo e del Cavaliere, Tajani fa un annuncio: «Il 24 e il 25 ottobre, quando a Pescara si svolgerà il G7, gli ospiti internazionali potranno atterrare sulla nuova pista dell'Aeroporto d’Abruzzo. L'aeroporto di questa città diventerà un grande aeroporto internazionale. A Pescara affronteremo temi di grandi importanza, l'Abruzzo merita i riflettori accesi 365 giorni l’anno». 

E chissà se alla fine non abbia ragione proprio Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, stampella centrista della coalizione a guida Meloni: «Il centrodestra è unito da vent’anni. In Abruzzo parlano i fatti, il buon governo di Marsilio. L'Abruzzo è tornato al centro della politica nazionale, protagonista».  Domenica notte si scoprirà se sarà così. Perdere aprirebbe a qualsiasi scenario. E prima di ogni cosa a un redde rationem all'interno della coalizione.

di Giuseppe Alberto Falci   
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