Dopo l'Abruzzo, la risalita di Forza Italia e Tajani. E i piani attorno alla premier Meloni
Le urne regionali stanno certificando i buoni risultati dei centristi e dei moderati, il vicepremier è garante della solidità del governo. E guarda alle Europee

Dicono sia la volta buona per la rinascita del centro. A una condizione, però: che sia ancorato al centrodestra. C’è grande movimento fra gli ex democristiani. I telefoni sono roventi e la miccia è stata scatenata dal risultato di Forza Italia che in Abruzzo ha migliorato la performance delle politiche del 2022 e delle regionali del 2019. E soprattutto dai risultati di liste, come quella di Noi Moderati di Maurizio Lupi, che da mesi migliora i consensi - in Abruzzo li ha quadruplicati in un anno e mezzo - e lo stesso più o meno è successo in Sardegna, due settimane fa, e in Molise, sei mesi fa. Insomma, qualcosa può nascere. A breve, brevissimo.
Se Tajani esce allo scoperto
La traccia è stata segnata dall’intervista di Antonio Tajani al Corriere della Sera. L’ipotesi di un partito popolare italiano è ormai più di un’idea. Dice il vicepremier azzurro in maniera sfrontata: «Siamo aperti ad accordi politici con tutti coloro che condividono i nostri stessi valori e la voglia di portare avanti battaglie per la giustizia, la riduzione delle tasse e per una politica estera seria». Tajani dice di rivolgersi a chi non è andato a votare, ma - ed è qui il passaggio più significato - «a forze di centro con cui siamo già in contatto, liste civiche, movimenti».
Trent'anni di patimento post Tangentopoli
Dal 1994 in poi, i tentativi di rinascita di un grande partito centrista è sempre risultato velleitario. Ci provarono Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione che rappresentavano negli anni d’oro del berlusconismo la stampella centrista dei governi di centrodestra. Sappiamo poi come sia andata a finire. Adesso ci sono forse le condizioni. Gli estremismi non pagano, Salvini continua a perdere a consensi, e Meloni - si è visto nel primo anno e mezzo di governo - ha sconfessato larga parte delle posizioni cavalcate in precedente. Il centro non è solo un luogo geometrico, ma è un modo di guardare al mondo. Con moderazione e responsabilità.
"Se c'è un vuoto va riempito"
Tutto questo, va da sé, è in scia con quanto dice un altro attore protagonista del centrodestra, come Maurizio Lupi, che rappresenta la stampella centrista della coalizione di governo. «Se c’è un vuoto - dice Lupi - va riempito. Ecco, noi in primo luogo abbiamo il compito di ridare rappresentanza a coloro che non si sentono più rappresentati. E in secondo luogo ricostruire un grande centro popolare riunendo e non dividendo. E riunificare non significa sommarsi numericamente ma riprendere una tradizione politica che è quella del popolarismo, dando così rappresentanza ai tanti moderati che in questi anni si sono rifugiati nell’astensionismo».
Tre tappe elettorali fondamentali
Gli attori sono dunque in movimento. I segnali che sono arrivati dalle ultime regionali - Molise, Sardegna, Abruzzo - vanno tutte in questa direzione. C’è una domanda di moderatismo a cui può rispondere il vicepremier azzurro, Tajani, che incarna il popolarismo europeo. Il vicepremier azzurro è uno dei leader del Ppe, e può condurre l’operazione da regista. E le Europee possono essere una ghiotta occasione, perché in quel contesto si potrebbe misurare una lista che mette insieme tutte le forze politiche ancorate nel Ppe e che sostengono con forza Ursula von der Layen per il suo bis alla presidenza della commissione europea. Tajani lavora in questa direzione, anche nella scelta dei profili che candiderà per il Parlamento di Strasburgo. Va in questa direttrice tracciata l’ipotesi di candidature come Letizia Moratti e Gabriele Albertini, due profili che possono certamente definirsi moderati. E va in questa direzione l’idea di puntare su personalità della vecchia Lega, come Marco Reguzzoni, ex delfino di Bossi ed ex capogruppo del Carroccio, che della moderazione ne fanno oggi una cifra stilistica.
E' il momento dei moderati
Tutti i sondaggisti convergono che sia il momento di Tajani e dei moderati. Non a caso proprio in Abruzzo la lista Noi Moderati di Maurizio Lupi ha quadruplicato i voti rispetto alle politiche del 2022. Tesi condivisa da Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli: «In Abruzzo non soltanto Forza Italia, ma anche Noi Moderati ha avuto un buon risultato, passando dallo 0,7% delle elezioni politiche al 2.8% oggi. Forza Italia sta riuscendo a essere attrattiva anche nei confronti di elettori che erano spaventati dal Cavaliere. Cambiando leadership paradossalmente ha conquistato un po’ spazio elettorale, anche sui territori. Mentre l’elettorato moderato si è sempre più allontanato dai toni della Lega».
Fare quadrato attorno a Meloni
Tutto questo rafforza Giorgia Meloni e Palazzo Chigi. «Più è forte Tajani, più Giorgia è stabile in Europa». Il vicepremier è il garante del governo a Bruxelles e Strasburgo. E lo sarà ancora di più all’indomani delle elezioni europee quando si dovrà ridisegnare la commissione europea. Intanto Meloni si gode la vittoria: «Mi hanno fatto ridere quelli che mi davano per spacciata e iniziavano a leccarsi i baffi». Anche perché l’esperimento del campo largo a sinistra è fallito e adesso gli attori del campo progressista dovranno ripartire da zero, provando a trovare una soluzione per la Basilica. Nell’attesa non si toglie «l’elmetto». È pronta a scendere in campo per le elezioni europee. Il suo partito la vorrebbe vedere in prima linea perché «con Giorgia potremmo superare il 30%». Di questo e di altri dossier l’inquilina di Palazzo Chigi ne vorrà prima parlare con i suoi alleati.
Il nodo del terzo mandato
Uno di questi, Salvini, è uscito più che ridimensionato. Il leader del Carroccio continuerà a battere il tasto della radicalità e del sovranismo. E oggi ripresenterà al Senato, in aula, l’emendamento sul terzo mandato. Una mossa che infastidirà l’inquilina di Palazzo Chigi. Ma quest’ultima farà asse con Tajani e Forza Italia per opporsi e per ridimensionare il riottoso Salvini. Tutto questo nel segno della moderazione. Da ora in avanti sarà così Salvini alzerà il tiro, mentre Meloni e Tajani saranno costretti a smussare seppur con sfumature diverse. Ed è la ragione per cui Meloni fa il tifo per la nascita di un partito unico dei centristi del centrodestra. Le è utile per arginare Salvini e soprattutto per avere una protezione in Europa.