I cento giorni dell'effetto Draghi: solo sussurri e qualche sommesso mugugno. Quanto durerà?
Finanche l'unica opposizione rimasta - i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni - ha scelto una pacata linea morbida. Quanto durerà questa luna di miele? Le 4 sfide su cui Draghi si gioca la faccia

Bonaccia. Non c'è altro modo di definire, al di là di qualche modesta increspatura, l'eccezionale clima politico di questa primavera. Dopo tre anni di strepito e caos, è sceso quello che si può definire un rispettoso silenzio. Finanche l'unica opposizione rimasta - i Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni - ha scelto una pacata linea morbida. Per il resto, sussurri e neanche brontolii, ma qualche sommesso mugugno. I giornali hanno dovuto arrampicarsi sugli specchi per definire battibecco la contrapposizione fra Salvini, convinto che “dopo pasqua si può riaprire, se i dati lo consentono”, e la replica del presidente del Consiglio per il quale, “se i dati lo consentono, dopo pasqua si può riaprire”.
L'effetto Draghi
E' l'effetto Draghi, naturalmente. L'alone che proietta l'enorme credibilità – interna e internazionale – che si è guadagnata negli anni scorsi l'ex presidente della Bce. Nessuno se la sente di mettere in discussione la sua competenza. Gli eventuali contestatori si guardano bene dal trovarsi contro la sofisticata abilità comunicativa dell'inventore del “whatever it takes”. E, in fondo, non solo per la gente comune, ma anche per i politici, Draghi è il mago che ha salvato l'euro e, quindi, può salvare l'Italia.
Quanto durerà?
Quanto durerà questa luna di miele? Più o meno i classici cento giorni che, da Roosevelt in poi, le convenzioni giornalistiche attribuiscono alla grinta realizzativa di un nuovo governo. Ma è solo un caso che i 100 giorni di Biden coincidano con i 100 giorni di Draghi. Quelli del presidente americano sono il periodo in cui, tradizionalmente, ci si aspetta che un nuovo governo affermi la sua svolta. I 100 giorni di Draghi sono, invece, dettati non dai programmi, ma dalle implacabili scadenze che lo aspettano. Perché il nuovo protagonista della politica italiana, sbarcato a palazzo Chigi a metà febbraio ha i 100 giorni da qui a giugno per affrontare e superare le sfide che la pandemia gli presenta. Poi, il suo patrimonio di credibilità rischia di esaurirsi e l'incantesimo di spezzarsi.
Le sfide su cui Draghi si gioca la faccia sono quattro e si legano l'una all'altra.
Le vaccinazioni
La prima, quella decisiva da cui dipendono tutte le altre, è la campagna delle vaccinazioni. Secondo i dati del ministero della Salute, l'Italia chiude il primo trimestre avendo ricevuto da Big Pharma 15 milioni di dosi di vaccino e ne aspetta 52 milioni da aprile a giugno. Considerando che gli italiani sopra i 15 anni sono poco più di 50 milioni, i quasi 70 milioni di vaccini disponibili sono sufficienti a fornire una copertura, almeno da prima dose, praticamente a tutti. Gli esperti disputano se si tratti di vera e propria immunità di gregge. Tuttavia, scacciando l'ipotesi di nuove, devastanti varianti, è quanto basta per arrivare a luglio, con la curva dei contagi schiacciata e i tassi di mortalità tagliati almeno di una decina di volte, a quello 0,1 per cento con cui conviviamo abitualmente nelle stagioni dell'influenza.
Il problema, dunque, è iniettare per davvero i 50 milioni di dosi, rispettando le tabelle che stila il generale Figliuolo. Riuscirci significa poter sbaraccare quarantene e restrizioni. Salvare l'estate, a cominciare dal turismo che, in Italia, vale da solo un euro ogni sei di Pil.
Capiremo già entro aprile se la campagna di vaccinazioni è decollata ed entro giugno dovremmo raccogliere i primi frutti della riapertura dell'economia. L'inizio dell'estate è anche il momento in cui viene a maturazione la seconda sfida.
Il programma del Recovery
E' quella dei programmi del Recovery Fund. L'Italia deve presentare i suoi piani entro aprile, ma poi ci vorranno un paio di mesi per avere il via libera di Bruxelles. Anche se i soldi verranno concretamente sborsati più avanti, già a giugno, quindi, ci sarà, a indirizzare fiducia e investimenti, il potente traino psicologico del Recovery Fund.
Aiuti europei
Vaccinazioni e aiuti europei sono i due supervolani che possono consentire all'Italia di cogliere il vento di ripresa europeo che gli economisti si aspettano nei prossimi mesi. Il primo trimestre si chiuderà per l'eurozona, a causa della terza ondata della pandemia, con un calo dello 0,4 per cento del Pil, rispetto a fine 2020. Ma già nel secondo trimestre, l'economia europea – se le campagne di vaccinazione avranno successo – dovrebbe cominciare a prendere velocità: più 1,5 per cento, in primavera, rispetto all'inverno; più 2,2 per cento in estate, rispetto a primavera.
L'esperienza della scorsa estate, quando la fine delle restrizioni lasciò spazio ad un rimbalzo dell'economia italiana largamente superiore alle previsioni e ai risultati degli altri paesi, fanno pensare che l'Italia possa correre anche più veloce del resto dell'eurozona. E' la scommessa su cui fa perno tutta l'avventura del governo Draghi. Perché senza una visibile ripresa, la quarta sfida rischia di risultare esplosiva.
La bomba sociale
E' la bomba sociale di fine giugno, quando scade il blocco dei licenziamenti. Per quanti ammortizzatori si possano mettere in campo, infatti, le aziende decideranno se licenziare e, soprattutto, se assumere, assorbendo i licenziati delle altre imprese, sulla base delle prospettive di ripresa. Ecco perché Draghi e noi vivremo questi 100 giorni con il fiato in gola.