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[Il retroscena] "Si può essere liberi di fare la escort". Le cene eleganti di Berlusconi affondano la legge Merlin

I difensori di Gianpaolo Tarantini, che aveva accompagnato 26 donne nelle case del Cavaliere, chiedono e ottengono che la Corte costituzionale si pronunci sulla legge che abolì le case chiuse, approvata nel 1958: "Le cose sono cambiate, si può essere liberi di fare la escort". Processo sospeso. Salvini gongola: la Lega vuole legalizzare la prostituzione, ma gli alleati sono contrari

[Il retroscena] 'Si può essere liberi di fare la escort'. Le cene eleganti di Berlusconi affondano...

Cinque anni fa aveva cominciato a girare un “meme”, un fotomontaggio con Silvio Berlusconi a bordo di una vecchia automobile, una Ford Escort: “Più escort per tutti” la scritta sotto, a mò di slogan elettorale. Si riferiva ai processi che erano in corso e ad uno in particolare, presso la Terza sezione della Corte di Appello di Bari, che è stato chiamato proprio così: “Escort”. L’inchiesta ruotava attorno alla figura dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, che avrebbe accompagnato fra il 2008 e il 2009 ventisei donne nelle diverse residenze dell’allora presidente del consiglio e leader del Popolo della libertà. Loro ci erano andate volontariamente, lui non sapeva che mestiere facessero in realtà (e infatti è innocente), ma gli uomini che le avevano “reclutate” e portate fin lì avevano commesso un reato? Sì o no?

Quattro imputati

Quasi dieci anni dopo sono imputate per il reato di reclutamento e favoreggiamento della prostituzione quattro persone: “Giampi”, l’ “ape regina” Sabina Began, Massimiliano Verdoscia e un pr milanese, Peter Faraone. Quello che nessuno - e men che meno il Cavaliere, che oggi ha ben altre cose per la testa e non è coinvolto nel processo - poteva immaginare, è che in un modo o nell’altro le serate a Palazzo Grazioli potessero finire per minare le basi giuridiche della famosa legge che porta il nome di Lina Merlin, quella che, il 20 febbraio del 1958, mise fuori legge le “case chiuse”, dunque la prostituzione.

Rinviare gli atti del processo alla Corte costituzionale

Il pool di difensori composto dagli avvocati Nicola Quaranta, Raffaele Quarta, Ascanio Amenduni e Nino Ghiro ha infatti chiesto di rinviare gli atti del processo alla Corte costituzionale perché si esprimesse, a sessant'anni esatti dall’approvazione delle misure contro la prostituzione, sulla “incostituzionalità di alcune norme in essa contenute”. La Suprema corte dovrà decidere se ancora oggi, coi tempi e gli usi che corrono, sia “costituzionale” punire chi recluta escort che volontariamente si prostituiscono. Impedire ad una donna o a un uomo di vendere il proprio corpo dietro il pagamento di una somma di denaro significa calpestarne i diritti, togliere una libertà? Se per esempio col testamento biologico è possibile disporre - in caso di malattia - della propria vita, perché il proprio corpo non deve essere completamente “disponibile” per altri tipi di attività? Se ciascuno può fare ciò che vuole, perché “favore l’attività imprenditoriale” di una escort creando un contatto dovrebbe essere un reato? La richiesta dei legali è stata depositata appena prima di Natale e i magistrati si sono presi un po’ tempo per considerarla. Se una richiesta simile era stata respinta nel corso del processo di primo grado, ieri, a sorpresa, i giudici dell’appello hanno ritenuto “non manifestamente infondata e rilevante ai fini del processo” la presunta illegittimità costituzionale della legge Merlin nella parte in cui prevede come reato il reclutamento ai fini della prostituzione anche quando si tratta di escort che scelgono liberamente e volontariamente di prostituirsi.

Presunta illegittimità costituzionale della legge Merlin

Sessanta anni dopo, una sentenza della Suprema corte potrebbe spazzare via una delle leggi-simbolo della Prima Repubblica, fortemente voluta da Vaticano e Democrazia Cristiana, ma che porta il nome di una delle 21 “madri della Repubblica”, la prima donna che abbia mai preso la parola a Palazzo Madama. Lina Merlin era nata nel 1887 vicino a Padova, la stessa città dove è morta nel 1979. Era stata una maestra elementare che, iscritta al Psi sin dal 1919, perse la cattedra per aver rifiutato l’adesione al Partito Fascista, fu partigiana e poi eletta all’Assemblea costituente. Negli anni scorsi la senatrice del Pd Laura Puppato propose di intitolarle un busto, ma l’iniziativa non è andata a buon fine. Oggi il “lascito” della senatrice Merlin - che, in verità, si è occupata anche di molto altro - potrebbe essere rottamato da una sentenza della Corte Costituzionale, magari controfirmata dal presidente Giuliano Amato, che viene pure lui dalla tradizione del socialismo italiano. “Questa Corte ha avuto il coraggio e l’onestà laica di decidere senza pregiudizi”, ha commentato l’avvocato Ascanio Amenduni, difensore di Massimiliano Verdoscia, non appena scoperto che i rilievi erano stati presi sul serio. Intanto il processo è sospeso. Per il legale degli imputati nel processo che deriva dalle “cene eleganti” l'obiettivo è “stimolare una verifica sul grado di libertà delle escort, fenomeno diverso da quello delle prostitute schiave e sconosciuto all'epoca della legge Merlin, per stabilire se la libertà della donna comprenda anche poter fare commercio del proprio corpo”. Per la sentenza degli ermellini serviranno mesi. Da quanto si apprende, il leader di Forza Italia, che assiste a queste vicende molto da lontano e con un certo fastidio, non è per niente contento. Il tema della riapertura delle case chiuse non soltanto non è centrale in questa campagna elettorale, ma è anche estremamente divisivo del centrodestra.

Il referendum della Lega per abolire la legge

Negli anni scorsi, infatti, Matteo Salvini ha fatto raccogliere alla sua Lega - che allora si chiamava Lega Nord - migliaia di firme per chiedere un referendum per abolire la legge Merlin. “Ribadisco la proposta della Lega, che il Pd blocca da anni: regolamentare, togliere dalle strade e tassare la prostituzione. Riaprire le case chiuse, pulite, controllare e tassate, come in tanti Paesi civili. Al governo lo farò! Siete d'accordo?”, diceva ancora lo scorso agosto. Nei mesi successivi il segretario del Carroccio ha provato a far inserire la proposta nel programma del centrodestra, ma i forzisti hanno messo il veto. Tutti i diversi tentativi fatti di aggiornare la Merlin in Parlamento sono infatti finiti male; bocciati, ritirati o messi nel dimenticatoio. Sarà la Suprema corte a legalizzare la prostituzione in Italia? Sarà la magistratura a supplire, come in altri casi, all’inefficienza del Parlamento italiano?

Paolo Emilio Russodi Paolo Emilio Russo, giornalista parlamentare   
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