Il Primo maggio cancella il Reddito di cittadinanza. Ma aumenta i soldi in busta paga. E' subito polemica
Meloni: “Mai cosi tanti soldi in busta paga”. I sindacati: “Sono pochi e per qualche mese”. Pd e M5s: “Vergogna, aumentate la precarietà”. Polemiche sulla conferenza stampa annunciata da giorni ma alla fine cancellata
L’ultima conferenza stampa della premier Meloni, con domande e risposte risale al 9 febbraio scorso. Si tenne a Cutro, l’occasione fu l’approvazione del decreto nato dalla tragedia di quel drammatico naufragio a 50 metri dalla riva. Non andò benissimo. Nel senso che molte domande rimasero senza risposta con coda di polemiche di cui ancora oggi si sento eco. Da allora il Consiglio dei ministri si è riunito altre otto volte, sono state approvate misure importanti come il Def e il disegno di legge sulla concorrenza ma non c’è già stata una conferenza stampa. Che, per la cronaca, è il momento del confronto tra il governo e la stampa, il tempo dei chiarimenti e delle spiegazioni che sono il sale della democrazia. Venerdì scorso a Londra, nel pieno di un altro momento non brillante per la maggioranza - non aveva trovato i numeri per approvare il Def e relativo scostamento di bilancio - Giorgia Meloni aveva promesso che “lunedì avrò modo di spiegare bene le misure del decreto lavoro”. Che è stato approvato stamani, Primo maggio, data simbolica per misure altrettanto simboliche. Quarantotto articoli suddivisi, in sintesi, su tre temi: aumento della detassazione per i lavoratori fino a 35 mila euro; morte del reddito di cittadinanza e introduzione di nuove misure per l’inserimento nel mondo del lavoro; misure contro la precarietà.
Un video e un paio di comunicati
Un’agenda importante per misure attese. Ma la conferenza stampa alla fine è saltata anche ieri. E’ stata sostituita da un video della premier che in due minuti spiega il contenuto con grande fierezza (“i fatti al posto delle polemiche sterili”) e poi saluta sorridente aprendo la porta della stanza del Gran Consiglio dove tutti i ministri sono già seduti, prende posto sulla sua poltrona tra i sottosegretari Mantovano e Fazzolari, suona la campanella e saluta in campo lungo con un sorriso accattivante, “e adesso, al lavoro, Buon Primo Maggio”. I giornalisti, convocati nonostante la festività e molti di loro siano precari nel senso che non beneficiano degli straordinari legati al turno festivo, si sono dovuti accontentare di un punto stampa che una rassegnata ministra del Lavoro Marina Calderone ha tenuto in piazza, in piedi, davanti ad una selva di microfoni e giornalisti che avrebbero avuto molte domande da sottoporre. Non per fare pettegolezzi. Ma per capire. Perchè è chiaro che non può bastare un video autoprodotto e un comunicato, seppure lungo, per spiegare cosa è stato approvato ieri. Allontanare dubbi e perplessità.
Offuscare la giornata dei lavoratori?
Brutta storia. Che alimenta ricostruzioni e retroscena. Figli anche delle tensioni della vigilia. Domenica, prima dell’incontro a palazzo Chigi con la premier, i sindacati hanno dimostrato molta irritazione per la sfida della premier ad una data iconica come quella del Primo maggio, Landini (Cgil), Sbarra (Cisl) e Bombardieri (Uil) erano stati chiari: “Aver convocato il Cdm nel giorno del Primo maggio è una mancanza di rispetto per i lavoratori che celebrano la loro festa …” aveva detto Landini. Parole non molto diverse da Sbarra e Bombardieri. A quel punto il re è rimasto nudo. Meloni infatti ha tirato fuori il suo vero pensiero: caro Landini, “se è come dici tu, allora non organizzate il concerto di piazza San Giovanni e non fate lavorare le maestranze”. Insomma, già alla vigilia c’era il dubbio che la scelta di fare il Cdm il Primo maggio fosse un tentativo di invertire la consueta narrazione: coprire le polemiche in arrivo dai comizi sindacali nelle varie città (“avanti a oltranza con la mobilitazione finchè non avremo risposte contro la precarietà” ha detto Landini a Potenza) o le provocazioni dal palco di San Giovanni dove si sono esibiti circa 50 artisti con le idee molto chiare circa le condizioni di lavoro in Italia; mandare avanti i contenuti del decreto dedicato al lavoro. Vedremo stamani i quotidiani se e come premieranno la scelta della premier. Di sicuro il decreto è stato spiegato poco e male. Non poteva essere diversamente avendo delegato le spiegazione ad un punto stampa del ministro in piazza, un comunicato di palazzo Chigi, uno del ministro Giorgetti, un altro del ministro Salvini, il video autocelebrativo della premier.
Le critiche
L'intervento più importante è il taglio delle tasse sul lavoro, “una scelta di cui vado profondamente fiera” ha detto la premier. Su questo punto sono più o meno tutti d’accordo, anche i sindacati. Che criticano può la pochezza delle risorse e puntano ad avere di più “tagliando gli extraprofitti e chiedendo una misura strutturale e non a tempo”. Critici Sinistra, Pd e M5s: “E’ una mancetta, 20-30 euro in più in busta paga”, “misure di propaganda e provocatorie che aumentano la precarietà propria in questa giornata”. Meloni corregge: “Fino a cento euro in più ogni mese in busta paga, non era mai successo”. Le va dietro Salvini con tanto di video e meme ad uso social: “Aumenti dagli 80 ai 100 euro mensili in busta paga fino a dicembre”. Il ministro Giorgetti, che firma il comunicato più esplicativo dei contenuti approvati, parla di “aumento stimato fino a cento euro”. Vengono in mente gli 80 euro di Matteo Renzi premier. Ma vabbè…
Addio al reddito di cittadinanza
Di sicuro c’è che il taglio del cuneo assorbe tutte le risorse disponibili (4 miliardi) coperte dal tesoretto in deficit ricavato dal Def. Si tratta di 4 punti aggiuntivi, da luglio a dicembre, che portano a complessivi 6 punti il taglio per i redditi fino a 35mila euro e a 7 quello per i redditi più bassi, fino a 25mila. A questo si aggiunge l'innalzamento fino a 3mila euro della soglia di esenzione dei fringe benefit per i dipendenti con figli minori. Il decreto inoltre manda in soffitta il reddito di cittadinanza: dal primo gennaio 2024 arriva l’assegno di inclusione (fino.a 1200 euro) per le famiglie con disabili, minori o over-60 (circa seicentomila); per gli occupabili - più o meno altrettanti - dal primo settembre 2023 arriva lo strumento di attivazione al lavoro, con percorsi di formazione e anche la possibilità anche di fare il servizio civile sostitutivo. Entrambe queste attività sono retribuite con circa 350 euro a persona. Non è chiaro cosa succede nel mese di agosto quando il Reddito di cittadinanza non è più finanziato. Fare domande e ottenere risposte su questo punto come su altri sarebbe stato utile per fare una migliore informazione. Previsto inoltre il rifinanziamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale e una estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell'assegno unico. Incentivi chi assume i beneficiari dell'assegno di inclusione.
Luci e ombre sulla precarietà
E’ l’altro “buco nero” del provvedimento secondo i sindacati e le opposizioni. Si alza infatti la soglia delle prestazioni di lavoro occasionale (da 10mila a 15mila euro per chi opera nei congressi, fiere, terme, parchi divertimento e turismo in genere). Si interviene anche sui contratti a termine con meno vincoli sulle causali. “Ci sarà la contrattazione collettiva” ha spiegato la ministra Calderone che ha cercato di allontanare le polemiche: “L'obiettivo non era certo quello di rendere più precario l'utilizzo di questi strumenti ma di rendere più agevole l’interpretazione” delle norme. “Non è vero - ha tagliato corto - che il decreto Dignità (governo giallo-rosso, ndr) ha cancellato la precarietà. Anzi”. Al decreto il Consiglio dei ministri affianca anche un disegno di legge, con altre norme che vanno dai fondi per l'assunzione dei disabili ai meccanismi di applicazione della Cig in caso si lavori solo per alcuni giorni. Viene potenziata anche l'attività di controllo in campo contributivo dell’Inps, accompagnandola però da un dimezzamento delle sanzioni per chi pagherà subito, entro 40 giorni dall’accertamento.
Rinviata la piattaforma domanda/offerta
Niente da fare invece per la piattaforma che deve mettere insieme a livello nazionale la domanda di lavoro e l’offerta. Diciamo che con oltre tre milioni e mezzo di posti di lavoro vacanti nel breve periodo e in varie categorie, poter mettere insieme domanda ed offerta sarebbe stata la prima cosa da fare. “Lo faremo presto, la banche dati saranno finalmente in collegamento tra loro”, da nord e a sud, da est o ovest ha assicurato la ministra consapevole dell’urgenza di questo strumento. I titoli delle misure erano già noti da un paio di giorni. Poiché è nei dettagli che si nasconde il diavolo, era necessario un confronto nel merito. Che non c’è stato. Ci sono, ad esempio, tutte le coperture? Nelle ultime bozze ancora parecchi articoli portavano la dicitura “in valutazione al Mef” che, si sa, è sempre indizio che qualcosa non va. Le agenzie di stampa riportano che “aver cancellato la conferenza stampa è stato un atto di cortesia verso i sindacati” che avevano avvisato: “E’ la festa dei lavoratori e non del governo”. Se così fosse, perchè allora insistere nel voler fare il consiglio dei ministri il Primo maggio visto che i contenuti in linea di massima erano già noti? Tanto valeva farlo domani. E spiegarne meglio i contenuti. Sarebbe stato, per la premier, un atto di generosità e autorevolezza. Per la cronaca, il personale di palazzo Chigi era stato chiamato in servizio e sarebbe stato perfettamente in grado di supportare la sala polifunzionale per la conferenza stampa.