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E sul catasto la Lega alza i toni… anche per coprire la figuraccia di Salvini

Maggioranza salva per un solo voto in Commissione Finanze sulla riforma del catasto. Si ripete il 22 a 23 della scorsa settimana. Al confine tra Polonia e Ungheria. Il sindaco polacco dice a Salvini: “Vai dai profughi a chiedere scusa perchè hai appoggiato Putin”

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

Salvo, per la seconda volta e per un solo voto, in appena quattro giorni. Segno che non fu un caso giovedì scorso. E se ieri sera la conta si è ripetuta nonostante il pressing del governo per  una maggiore ragionevolezza, l’incidente vero, quello serio e fatale, potrebbe arrivare in uno  qualunque dei tantissimi voti che la maggioranza Draghi dovrà affrontare nelle prossime settimane. Anche perchè le tensioni all’interno degli stessi partiti - Forza Italia e Lega ormai sono due entità sotto lo stesso nome - continuano a crescere. Ed è probabile  che le grida e le tensioni di ieri sera in Commissione Finanze  siano state anche il riflesso di una giornata nera per la Lega e il suo segretario Matteo Salvini protagonista di una figuraccia cosmica sul confine tra la Polonia e l’Ucraina.

Il ring per la maggioranza è sempre lo stesso: la riforma del catasto inserita all’articolo 6 della legge di delega fiscale approvata il 29 ottobre e da allora ferma in Commissione Finanze. La Lega, che non l’ha votata in Cdm, sta alzando la posta al grido “è una nuova patrimoniale”.  Forza Italia che invece la votò in Cdm, ha deciso di smentire i suoi ministri e di “ricomporre” la coalizione di centrodestra al grido “la casa è sacra, no a nuova tasse”. Peccato che la mappatura del patrimonio immobiliare italiano, ferma agli anni sessanta, come noi solo paesi sottosviluppati o quasi, escluda categoricamente “variazioni degli estimi e quindi conseguenze fiscali”. Fino al 2026. poi, chi governerà, vedrà e deciderà cosa fare.

La fake della patrimoniale

Fu, questo, il compromesso che Mario Draghi decise di accettare nell’ottobre scorso pur di portare avanti una riforma necessaria. Sotto vari punti di vista: è una norma di sicurezza perchè consente di mappare il patrimonio immobiliare nazionale e portare in evidenza situazioni di fragilità anche statica; è una norma di equità e giustizia perchè una volta per tutte saranno svelati abusi e aumenti di volume, stalle diventare ville e capanni per gli attrezzi case vista mare.  E’, infine o soprattutto, una di quelle riforme legate al Pnrr.

Ma tutto questo al centrodestra, Giorgia Meloni in testa, non sta bene. Insieme con costruttori e operatori del settore immobiliare gridano alla patrimoniale. Ma è una fake. “Nessuno pagherà più tasse sula casa” ha ripetuto Mario Draghi lunedì pur essendo in missione a Bruxelles per dossier decisamente più complessi come la guerra, le sanzioni alla Russia e l’energia.

Con un voto di scarto non si va lontano

Il voto era atteso per ieri nel primo pomeriggio ma la seduta della Commissione è stata rinviata a sera, alla fine dell’aula, per consentire ai parlamentari di partecipare ai funerali di Antonio Martino, l’ex ministro della Difesa, uno dei fondatori di Forza Italia e tessera n° 2 del partito.  In Commissione, dove il governo ha chiesto di iniziare a votare a partire proprio dall’articolo 6 pensando così di superare l’ostacolo più grande e poi procedere spediti,  restavano da votare  tre emendamenti residui sul catasto, tutti presentati dall’opposizione incluso quello di “Alternativa c’è” che avrebbe stralciato il comma 2. Un emendamento fotocopia di quello bocciato giovedì scorso per un voto, 22 a 23 (si è astenuto il Presidente Marattin).  Ieri sera c’è stato meno pathos - nella peggiore delle ipotesi si sapeva che sarebbe comunque finita 22 a 23 - ma il ministro per i Rapporti col Parlamento Federico d’Inca ha fatto di tutto per evitare il bis a così pochi giorni di distanza. E fino all’ultimo ha lavorato perchè Forza Italia arrivasse all’astensione. L’ultimo approccio è stato ieri nel tardo pomeriggio. Anche perchè sia Forza Italia (6 voti) che Coraggio Italia (2 voti) non avevano alcuna intenzione di seguire un emendamento di Alternativa. “E’ una macchia indelebile”sottolineava ieri pomeriggio un deputato azzurro, in un Transatlantico finalmente restituito alla stampa parlamentare.

Lupi salva la maggioranza

Ma niente da fare. Anche ieri sera è finita 22 a 23. La maggioranza si è spaccata di nuovo, con il centrosinistra hanno votato tre dei cinque deputati del gruppo Misto, Nunzio Angiola di Azione, Nadia Aprile e Alessandro Colucci di NcI (Lupi), unico partito a rompere il fronte del centrodestra. 

A questo punto Alessandro Cattaneo si è rivolto al Presidente Marattin (Italia viva) e al ministro D’Incà con una sorta di warning-avviso minaccioso e anche stonato rispetto al profilo di Cattaneo. “Con i 22 a 23 non si fa molta strada e non si fa la legge fiscale” ha detto il deputato azzurro.”Sopprimere il comma 2 dell'articolo 6 - ha aggiunto - sarebbe la mediazione che permette di stralciare le parti più divisive, quelle che mettono i presupposti per la tassazione sulla casa”. Ma poiché la tassazione non ci sarà e i presupposti non possono essere un argomento, l’articolo 6 è diventato la bandiera puramente ideologica del centrodestra. A cui il governo oppone un’altra bandiera, assai più dignitosa: non è possibile ogni volta votare una misura in Consiglio dei ministri e poi, appena fuori da lì, iniziare a criticarla e boicottarla. In queste condizioni è il premier il primo a non voler andare avanti. E’ una questione di principio.

La Lega alza i toni. Per coprire Salvini

Se i numeri alla fine sono stati identici,  rispetto all'ultima riunione la Lega ha alzato i toni, attaccando a più riprese il presidente della commissione Luigi Marattin (Iv)  contestando la sua gestione “non super partes” dei lavori tanto da annunciare l'invio di “una lettera al presidente della Camera Roberto Fico”. Ma non c’è dubbio che sulle tensioni di ieri sera abbia giocato un ruolo anche la figuraccia finita su tutti i social raccattata da Matteo Salvini sul confine tra Polonia e Ucraina.

Le immagini sono planate nel primo pomeriggio nell’aula di Montecitorio via telefonino mentre si discutevano le pregiudiziali del decreto Ucraina, quello che invia le armi ai resistenti ucraini ma stanzia anche danaro per organizzare l’accoglienza e una dignità alla vita dei profughi e per sostenere le aziende italiane costrette a chiudere l’attività in Ucraina. Sono i social bellezza, e non ci si può fare nulla. Matteo Salvini dovrebbe saperlo bene. Così, appunto, mentre l’aula discute di cose serie sugli smartphone dei vari deputati arriva un video che diventa virale in pochi minuti. Lo ha postato un politico polacco e dopo un’ora ha già milioni di visualizzazioni. Una doccia gelata per i deputati leghisti impegnati sul fronte della delega fiscale e del catasto. La guerra è alla porte, la tragedia umanitaria pure, per non parlare delle fonti di energia - ieri Washington ha deciso lo stop ai rifornimenti di gas e petrolio dalla Russia - ma c’è chi si occupa di impedire la mappatura del patrimonio immobiliare. Il populismo è anche questo: scegliere battaglie facili - no a nuove tasse -  anche se fasulle - non ci saranno nuova tasse - invece di affrontare temi complessi come la guerra e l’approvvigionamento di energia. 

Matteo pacifista

Il leader della Lega, da quando Mosca ha invaso l’Ucraina e bombarda i civili, è stato colto da un improvviso afflato pacifista, caritatevole, quasi missionario. Prega davanti ai portoni delle ambasciate, invoca la pace mentre vota per mandare le armi, organizza carovane di pace e viaggi della speranza per i profughi. Vabbè, ci sta che anche un leader abbia un po’ di confusione in testa in momenti come questi. Solo che, invece di fermarsi e capire, Salvini è partito in missione. Destinazione Polonia, la frontiera dove il fiume dei profughi scorre ininterrotto. Ma vorrebbe anche andare in Ucraina. Se potesse, vorrebbe convocare lui il tavolo della mediazione. Diciamo subito che i suoi osservano gli sviluppi della missione umanitaria e pacifista con qualche dubbio e scetticismo. Che ieri, nel primo pomeriggio, è diventato un incubo. Salvini infatti prima ha fatto tappa  al centro della Caritas a Rzeszów, uno dei principali snodi per lo smistamento degli aiuti verso l’Ucraina e poi è arrivato in due località al confine tra Polonia e Ucraina: Przemyśl e poi Kijowska. Tra una tappa e l’altra il leader della Lega è stato in contatto con il premier Mateus Morawiecki, colui che ha voluto Giorgia Meloni alla guida del partito europeo dei Conservatori europei. Arrivato a Przesmyl, è successo l’inimmaginabile. Ma che non è escluso, viste le modalità, che possa invece essere stato organizzato.

Il sindaco polacco e la maglietta di Putin

 Alla stazione dove arrivano i rifugiati in fuga, Salvini ha trovato il sindaco Wojciech Bakun. I due si sono salutati, si sono parlati un attimo e poi si sono messi in posa per la foto di cortesia. Dopo aver ringraziato l'Italia per gli aiuti, il sindaco Bakun ha tirato fuori una maglietta bianca e se l’è appoggiata sulla giacca. Sopra la faccia di Putin con la scritta “esercito russo” simile a quella che Salvini indossava nel 2017 davanti al Cremlino a Mosca per decantare tutta la sua stima per lo zar di Mosca. Il leader della Lega è rimasto senza parole, ha provato a replicare “sorry, siamo qui per aiutare i bambini” ma il sindaco non ha sentito ragioni e gli ha detto: “Adesso, se vuole, ha l’opportunità di venire con me dai rifugiati a condannare Putin…”.  Mentre dal gruppetto dei fotografi si alzavano piccoli cori “buffone”, “pagliaccio”, Salvini ha salutato e se n’è andato.

“Un affronto”

 Dirà, poi, il sindaco che ieri mattina, quando ha saputo della visita del leader della Lega, lo ha vissuto “come un affronto”. E’ stato allora che ha deciso di regalargli una maglietta con l'immagine del “suo” amico Putin. Sarà anche come dice il sindaco. Ma ci sono anche tutti gli indizi per pensare ad una imboscata bella e buona. In ogni modo, un politico locale ha postato il video che in meno di un’ora è diventato virale. “Basta aprire Instagram e si parla solo di questo…” diceva sconfortato un deputato leghista.

Una figuraccia internazionale che segherebbe le gambe a chiunque. Vedremo. E’ stato utile ieri sera poter provare a parlare d’altro. Ed alzare la voce.

Altri scossoni 

Sono nell’aria altri scossoni nel prosieguo dell'esame della delega fiscale. Il centrodestra proverà a sollevare altre questioni, a partire dalla flat tax. A parte la compattezza del centrosinistra - ma vediamo quanto durano i 5 Stelle visto che Conte sta alzando la testa su fonti di energia e dintorni - dentro Forza Italia è evidente il punto di frattura sulla faglia di Renato Brunetta e Mara Carfagna. Anche ieri il ministro per la Pubblica amministrazione ha pubblicato su Il Foglio un articolo per spiegare  che la riforma del catasto “non è un intervento finalizzato a tassare la proprietà immobiliare, tantomeno la prima casa, ma a modernizzare un sistema ormai vicino a compiere un secolo di vita”. Così come si sta spaccando Coraggio Italia (che ha votato con Lega e Fi). “Io dissento, non sono d’accordo, non esistono nuove tasse, che fine ha fatto la responsabilità di Forza Italia” ha ripetuto anche ieri Osvaldo Napoli. E oggi la maggioranza ballerà sulla legge sugli appalti al Senato.

E domani sul Csm alla Camera. E’ un Parlamento scollegato, che sembra non curarsi degli scenari di guerra alle porte dell’Europa, della crisi umanitaria che si sta riversando nei nostri paesi con milioni di profughi in arrivo dall’Ucraina e della crisi energetica e di materie prime  figlia di decenni di politiche miopi che hanno legato mani e piedi le nostre economie alla Russia di Putin. Scollegato, non tutto, dalla realtà. Perchè  un conto è migliorare un testo. Anzi, è auspicabile. Diverso saccheggiarlo per poi poter dire “ho vinto io-ha perso l’altro”. A questa logica Mario Draghi non ci sta. E ha avvisato tutte le forze parlamentari. Ciascuno se ne assumerà le conseguenze.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

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