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Il principio di realtà per Meloni e il caro-carburanti: una cosa sono gli slogan, altro è governare

La premier in imbarazzo di fronte all'esplodere dei prezzi e alla differenza fra quanto proclamava a gran voce e la brutale realtà. Con malcontento diffuso

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Foto Shutterstock)
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Foto Shutterstock)

Accise, nessuno le vuole, ma ogni governo le tiene e ci tiene. Anche il governo Meloni. Mentre infuria il psicodramma del rialzo dei prezzi dei carburanti la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è dovuta intervenire per cercare di mettere una pezza, piuttosto colorata, sulle sue dichiarazioni del 2019 con le quali si scagliava perentoriamente contro le accise che gravano su benzina, gasolio e GPL.

Il video del 2019

In un video piuttosto efficace la leader di Fratelli d’Italia, allora all’opposizione del governo gialloverde, ricordava che su 50 euro spesi alla pompa tra Iva e accise 35 vanno allo Stato. Dopo essersi indignata ("è una vergogna!") pretendeva la progressiva abolizione delle accise perché "è uno scandalo che le tasse dello Stato Italiano compromettano così la nostra economia. Quando io faccio 50 euro di benzina, il grosso deve finire nella mia macchina, non in quella dello Stato".

La legge di bilancio 2023

Tutto vero e sacrosanto, salvo che neanche un paio di settimane fa, il governo presieduto dalla stessa Meloni ha varato una legge di bilancio che quelle accise, temporaneamente sospese dal governo Draghi, le ha riconfermate tutte. Il contrasto tra le due posizioni è talmente forte ed evidente che, appunto, la Presidente del Consiglio ha sentito la necessità di intervenire direttamente sui social per cercare di smontare le polemiche.

La differenza fra gridare slogan e governare

La cosa non pare essere riuscita appieno, quella che voleva essere una precisazione è apparsa più come una smentita di quanto dichiarato in campagna elettorale tre anni e mezzo fa. Ma nessuno per questo penso metterà in dubbio la auto attribuita serietà di Meloni, almeno di Meloni presidente del consiglio. Potrebbe, tuttavia mettere in dubbio quella dell’allora Meloni esponente di opposizione.

Cambiamenti salutari

Quel che interessa qui, tuttavia, non è ricordare che le “situazione emergenziale su diversi fronti” è le stessa che si trovava ad affrontare il governo Draghi. Né che tale situazione avrà sì “imposto” di fare alcune scelte, ma solo alcune, per quanto onerose. Né che per la Meloni leader dell’opposizione è il taglio delle accise che serve per rimettere in moto la crescita, mentre per la Meloni premier è la crescita che serve per tagliare le accise. Quel che qui si vuole sottolineare invece è come cambi la percezione della realtà, o forse solo il modo di affrontarla, quando si passa dall’opposizione al governo. Dalla denuncia alla consapevolezza. Dalla leggerezza alla responsabilità. Dal desiderio alla realtà. Dal tutto è possibile alla scelta del necessario. Dalla certezza alla speranza. La democrazia dell’alternanza è fondamentale non solo perché garantisce che al potere non stiano sempre gli stessi, ma anche perché assicura che chi è all’opposizione si debba misurare con la difficile arte del governo. Sono cambiamenti salutari per gli uni e per gli altri e soprattutto per il sistema nel suo complesso.

Torna utile la psicoanalisi

Parafrasando Freud, si potrebbe dire che fin quando si è all’opposizione spesso vige il principio del piacere, l’appagamento immediato e incondizionato dei propri desiderata. Quando si passa al governo occorre dotarsi del principio della realtà: la soddisfazione dei propri desiderata in relazione a ciò che la realtà può offrire. Nella speranza, probabilmente vana, che chi dal governo torna all’opposizione mantenga un po’ di quello stesso principio.

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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