Caro benzina, aerei, taxi, per il ministro Urso una gaffe dietro l’altra
“Le accuse non si toccano, servono pr il taglio del cuneo fiscale” ha detto il ministro. Le opposizioni: “Il governo ammette di fare cassa sulle spalle degli italiani”. Intanto volano i prezzi del carburante alla pompa. Il flop del decreto trasparenza

Le accise non si toccano, la benzina vola, gli alimentari anche, i distributori fanno un po' come gli pare e il ministro Urso ha un problema. Anzi, più d’uno. E con lui, la premier Meloni che lo volle ormai dieci mesi fa alla guida di uno dei ministeri più strategici, lo Sviluppo economico a cui lui volle aggiungere il tocco nazionalista “e del made in Italy”. Ma il ministro potrebbe essere uno dei nomi coinvolti nel rimpastone autunnale di cui si vocifera da un po’ , smentito dalla premier, e che potrebbe slittare a dopo le Europee del prossimo giugno. Cominciamo dall’oggi. A tagliare le accise sulla benzina il governo non ci pensa proprio. “Costerebbe un miliardo al mese, 12 miliardi l’anno” ha avvertito Urso spiegando che questi fondi sono stati utilizzati nel 2023 “per tagliare due volte il cuneo fiscale” e che l’esecutivo intende farlo ancora con la prossima legge di bilancio. Il governo fa così muro alla richiesta arrivata da consumatori e opposizioni di abbassare le tasse sui carburanti.
Il governo fa muro
I prezzi saranno anche stabili da tre giorni, con variazioni di millesimi, come assicura il Mimit. Ma comunque resta a livelli altissimi, soprattutto in autostrada dove la verde al self è a 2,019 euro al litro e il gasolio a 1,928 euro. Prezzi facilmente ritoccabili da gestori cinici e disonesti che approfittano del guidatore magari in quel momento distratto o obbligato a fare benzina in quel posto. La scorsa settimana, ad esempio, alle 6 e 30 del mattino nel viale Roma a Marina di Massa, strada quasi obbligata per andare all’ingresso dell’autostrada, un distributore ha messo la verde servita e 2.300 al litro. Il guidatore assonnato non ha letto né chiesto prima e ha pagato un pieno come fosse oro. I guidatori non hanno difese rispetto a questo fenomeno che non può che essere chiamato speculazione. Possono solo sperare in qualche blitz della Guardia di finanza - ieri ce n’è stato uno in Veneto che ha fruttato 50 mila euro di multe a dodici distributori - e in qualche accorgimento: cercare distributori fuori dalle vie principali; non arrivare con il serbatoio vuoto; chiedere sempre prima il prezzo anche se esposto; fotografare prezzi anomali e denunciare. La verde in self più a buon mercato oggi si trova nelle Marche con un prezzo medio di 1,924 euro al litro, la più costosa in Puglia e Basilicata (1,968 al litro). Nella provincia di Bolzano il prezzo più elevato a 1,982 salito da 1,977 del giorno prima.
Urso: “Quei soldi ci servono”
Urso spiega il suo no al taglio delle accise chiamando in causa il ministero dell’Economia che “sta preparando la manovra che sarà destinata al taglio strutturale del cuneo fiscale per rilanciare l'impresa e il lavoro e consentire a chi ha salari più bassi di avere un reddito dignitoso”. In pratica, le tasse sulla benzina servono per tagliare il cuneo fiscale. Una palla troppo facile per non essere schiacciata e infatti le opposizioni una dopo l’altra mettono Urso nell’angolo. Il ministro difende il provvedimento (decreto Trasparenza, approvato a gennaio, operativo dal primo agosto per via dei decreti attuativi) che ha imposto di esporre i prezzi medi regionali, a maggiore tutela del consumatore. E affibbia la colpa dei rincari all'Opec+, il cartello dei paesi arabi alleati con la Russia che ha cominciato a tagliare la produzione per far salire i prezzi del barile. "Dal 1 ottobre al 31 dicembre” ha spiegato partirà il “trimestre anti inflazione” che vedrà “prezzi calmierati su una selezione di articoli rientranti nel carrello della spesa” a loro volta penalizzati dall'aumento del costo dei carburanti perché l'88% della merca viaggia su gomma. L'inflazione, ha aggiunto ancora il ministro, “si è dimezzata dal varo del decreto trasparenza che ha dato più poteri anche al Garante del Prezzi che ha la chiara missione di intervenire in favore dei cittadini e in particolare dei più bisognosi”. In realtà le cose non stanno esattamente così. L’inflazione scende (al 6) ma non quella alimentare che resta sopra il 10 per cento. Il decreto Trasparenza è facilmente aggirabile come dimostrano le cronache di questi giorni. E il Mimint è sotto attacco delle opposizioni e anche della maggioranza.
Una lunga serie di gaffe
La premier è in sofferenza da gennaio per Urso. Ogni volta che il ministro promette meraviglie in interviste e dichiarazioni, puntualmente si verifica il contrario. A gennaio, quando furono scongelate le accise - Meloni era in viaggio di stato ad Algeri - la benzina aumentò e fu pensato il decreto Trasparenza, Urso chiamò la premier per assicurare: “Tutto a posto”. Tempo due ore e furono proclamati due giorni di sciopero. L’inflazione sul carrello della spesa è una piaga che va avanti da mesi, nessun intervento o idea di soluzione fino alla promessa, ai primi di agosto, del “trimestre anti inflazione”. A partire dal primo ottobre, però. Un po’ troppo tardi. E sempre sperando che funzioni. Anche questo non è piaciuto a Meloni. Nel frattempo, Urso ha scatenato una mezza guerra con Bruxelles per l’intervento sull’algoritmo delle compagnie aeree. E ha fatto fare al governo un’altra figuraccia sui taxi: Meloni aveva alla fine affidato ad Urso il dossier, sfilandolo al “troppo buono” Salvini. "Aumenteranno le licenze, ce l’abbiamo fatta” spiegò Adolfo a Giorgia consegnando la bozza dell’articolato del decreto. Era venerdì. Lunedì, giorno del Cdm, era sparito praticamente tutto. E i tassisti l’hanno fatta franca, per l'ennesima volta. Il sospetto è che la tassa sulle banche, infilata notte tempo in quel decreto, nasca proprio per cambiare la narrazione del “governo prigioniero delle lobby”. Non si contano le gaffes agostane sul caro benzina. All’inizio del mese, in coincidenza dell’esodo, è stato annunciato con tanto di fanfare l’entrata in vigore del “cartello con il prezzo calmierato”. Un flop, come si è visto. In queste ore, una volta data la colpa all’Opec, il ministro ha poi detto: “E’ colpa delle accise se la benzina italiana è la più cara di tutta Europa…”. Cioè, in pratica è colpa del governo. Che tiene in piedi le accise. Il ministro Giorgetti si è tenuto il dossier Whirlpool e la trattativa con i turchi per tutelare meglio il suo collegio, Varese. Alla Difesa lamentano che la delega all’Aerospazio, che Urso ha fortemente voluto, non viene esercitata come necessario. Ci si lamenta dal fatto che “il ministro prima parla e poi ci chiede di scrivere i provvedimenti. Ma non funziona così e infatti i provvedimenti non funzionano”. Da qui ne consegue anche un pessimo clima a palazzo Piacentini, sede del ministero.
Le opposizioni
In tutto ciò, è ovvio che le opposizioni non stanno zitte e le associazioni dei consumatori neppure. Tutti, da più parti, tornano all’attacco ricordando che la maggioranza aveva promesso in campagna elettorale il taglio o l'eliminazione di balzello. Invece la prima cosa che ha fatto, nella prima manovra Meloni, è stata quella di rimettere le accise che Draghi aveva congelato proprio per abbattere i prezzi. La frase di Urso “i soldi delle accise ci servono per tagliare il cuneo” è stata un autogol. Qualcuno azzarda i conti: tra Iva e accise lo Stato incassa circa tre miliardi solo nell’ultima settimana. Saranno quindi milioni di automobilisti a pagare le tasse per finanziare il taglio cuneo” schiaccia facile la palla Osvaldo Napoli di Azione. “Se la matematica non è un'opinione, i prezzi della nostra benzina e del nostro diesel alla pompa sono i più alti d'Europa perché le tasse sono troppo elevate in Italia” ha scritto su Twitter Davide Faraone di Italia Viva. Ecco che “la ricerca da parte del ministro Urso degli speculatori è a dir poco comica. Prima ha criminalizzato i benzinai e gli ha messo i cartelli col prezzo medio, poi i raffinatori, perché avrebbero applicato margini eccessivi. Dopo i due pali presi in pieno volto, suggerirei a Urso di guardarsi allo specchio: avrebbe così risolto il caso e trovato lo speculatore”. Il Pd attacca il decreto trasparenza che è “un flop” e accusa il governo di fare cassa con la benzina, cioè sulle spalle degli italiani. È crollato il prezzo del gas non certo perché il governo ha messo in campo misure idonee. Riccardo Magi di +Europa parla di “truffe politiche e ideologiche della maggioranza”.
Le denunce
Anche i consumatori scendono in campo. Il Codacons ha presentato una denuncia in varie Procure italiane “nei confronti del ministero dell'Economia e delle Finanze per appropriazione indebita e speculazione da aggiotaggio, con diffida a congelare i 2,2 miliardi di euro di accise incamerati solo nell'ultima settimana; e, contestualmente, nei confronti delle pompe e dei grossisti che nel corso di queste settimane hanno speculato sulle vacanze degli italiani”. Altroconsumo fa sapere che oltre 103mila cittadini hanno sottoscritto la petizione online per chiedere al governo di ripristinare lo sconto sulle accise e azzerare l'Iva sui carburanti, allo scopo di neutralizzare i rincari “inaccettabili” su benzina e diesel.