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[L’analisi] Vi spiego qual è la capitale del Movimento Cinque Stelle, con il 52 per cento dei voti

Napoli, la capitale del Mezzogiorno, ha votato per i Cinque Stelle, che si sono attestati oltre al 52%. Un dato storico, mai così netto, imponente. Bisogna tornare agli albori della Prima Repubblica, alle elezioni del 1948 per trovare una Dc al 48% dei voti e al 1976 per un Pci a oltre il 40%. Ma mai, nella storia di Napoli, che è stata città monarchica, laurina, democristiana e comunista una forza politica, i Cinque Stelle, aveva superato la maggioranza assoluta

[L’analisi] Vi spiego qual è la capitale del Movimento Cinque Stelle, con il 52 per cento dei voti

Maggioranza assoluta. Che impressione. Napoli, la capitale del Mezzogiorno, ha votato per i Cinque Stelle, che si sono attestati oltre al 52%. Un dato storico, mai così netto, imponente. Bisogna tornare agli albori della Prima Repubblica, alle elezioni del 1948 per trovare una Dc al 48% dei voti e al 1976 per un Pci a oltre il 40%. Ma mai, nella storia di Napoli, che è stata città monarchica, laurina, democristiana e comunista una forza politica, i Cinque Stelle, aveva superato la maggioranza assoluta.

La capitale del M5S è Napoli

Dunque il voto di Napoli parla della crisi del sistema politico della Seconda Repubblica. Sicuramente c’è anche questo, e il fatto che da oltre sei anni sindaco sia l’arancione Luigi De Magistris è la conferma che Napoli ha voluto giocare d’anticipo.
Da questo punto di vista il risultato è figlio di una crisi drammatica del Pd, che non ha saputo esprimere un gruppo dirigente in grado di essere in sintonia con la città. Ma anche di Forza Italia, orfana dei suoi padrini politici, il primo incarcerato, Nicola Cosentino, il secondo, Luigi Cesaro, travolto dai sospetti e dalle inchieste che hanno seppellito la famiglia imprenditrice.

Due vicende hanno influenzato esito del voto

Ma in queste ore di riflessione sulla campagna elettorale e l’esito del voto due questione sollevate in queste settimane potrebbero aver avuto un ruolo, condizionando l’esito delle elezioni stesse. L’inchiesta sulla corruzione di Fanpage e l’omicidio della giovane Pamela a Macerata. È il web, la sua piazza virtuale, che sembra, per la prima volta, essere riuscita a orientare il popolo che fa incursioni nelle praterie della rete ma che è nello stesso tempo parte del mondo reale.
Se questo è vero, la vicenda di Fanpage, l’inchiesta del sito giornalistico del web, che per la Procura di Napoli ha «istigato alla corruzione», potrebbe aver influenzato lo stesso esito del voto. Attenzione, il racconto dei politici, funzionari regionali, imprenditori pronti a farsi corrompere potrebbe aver modificato orientamenti politici elettorali.

L'Italia vuole una nuova classe politica

C’è troppa corruzione, ci sono tanti politici (in questo caso Pd e Fratelli d’Italia) che di fronte al miraggio di mazzette sono disposti a tutto. Nel voto dell’uninominale uno dei due figli del governatore De Luca (non coinvolto come l’altro nella inchiesta Fanpage)  è stato sconfitto. Ma anche la drammatica vicenda di Macerata (dove la Lega è passata da meno dell'1 per cento a oltre il 17) è stata al centro della campagna elettorale. La povera Pamela, secondo gli ultimi risultati dell’autopsia (sperando che non vengano smentiti), è stata uccisa da due coltellate e poi smembrata e sezionata (i suoi resti sono stati posti in due trolley). Insomma nessuna overdose. Quella morte violenta provocò la reazione di un militante di estrema destra, Luca Traini, che aprì il fuoco a casaccio contro i neri (per fortuna solo feriti da arma da fuoco), colpevoli della morte di Pamela. Un giustiziere razzista che ha avuto un consenso inaspettato da una opinione pubblica impaurita. Un episodio, la reazione al giustiziere nero che è stato incarcerato, che ben rappresentava l’involuzione del clima nel Paese e il consenso crescente verso posizioni radicali della Lega di Matteo Salvini.

Guido Ruotolodi di Guido Ruotolo, editorialista   

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