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Conte e il vizietto di “cancellare” le primarie del centrosinistra. Lo fa anche a Bari

Ieri una nuova inchiesta per compravendita dei voti in Puglia. Coinvolti un’assessora della giunta Emiliano e un paio di sindaci Pd. Il sistema delle liste civetta. Nel pomeriggio il leader 5 Stelle, in città per un comizio, fa saltare il banco

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Conte e il vizietto di “cancellare” le primarie del centrosinistra. Lo fa anche a Bari
Conte a Bari (Ansa)

Oltre ogni immaginazione. Armatevi di pazienza e provate ad andare fino in fondo a questa storia. I lettori di destra si possono armare di pop corn. Quelli di sinistra facciamo scorte di Maloox.

Ieri mattina l’aula della Camera votava la mozione di sfiducia alla ministra del Turismo Daniela Santanchè. Discussione stanca perchè già noto l’esito. Discussione imbarazzata perchè a destra, anche tra i Fratelli d’Italia, vorrebbero le dimissioni di Santanchè ancora più che a sinistra. Figura difficile da gestire la ministra, in tutti i sensi. “Ma fino alle Europee Giorgia non toccherà neppure uno sgabello, fidati. E la ministra non ha alcuna intenzione di fare un passo di lato” argomentava, cappuccino in mano, un Fratello deputato. “Piuttosto - aggiungeva - vedrai ora cosa partirà dai nostri banchi per questa seconda puntata dell’inchiesta di Bari. Il Pd a Bari è nei guai”.  

Una nuova inchiesta

In effetti la giornata ieri si apre con la seconda puntata dell’inchiesta barese che il 26 febbraio portò in carcere 37 persone per associazione a delinquere, mafiosità e voto di scambio. L’inchiesta, per intendersi, per cui il centrodestra unito ha chiesto e ottenuto che il ministro dell’Interno firmasse la Commissione di accesso che potrebbe preludere allo scioglimento del Comune. Un terremoto che capita preciso preciso a due mesi al voto in una città dove l’elezione a sindaco doveva essere poco più che una formalità per il centrosinistra. Idem, tra un anno, per le elezioni regionali.

La seconda puntata consiste in otto nuovi arresti, ha toccato la giunta regionale (della quale fa parte anche il M5s dettaglio che tra poco assumerà un certo valore) con l'assessora regionale Pd, Anita Maurodinoia, soprannominata lady preferenze, indagata per voto di scambio. Maurodinoia  si è dimessa dall’incarico e dal partito. Ai domiciliari sono finiti suo marito, Sandro Cataldo, leader del movimento “Sud al centro” e il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli. Le accuse sono di compravendita di voti (pagati anche 50 euro l'uno) per le elezioni in due comuni della provincia di Bari (tra cui Triggiano) e per le regionali.  

La destra si frega le mani

Ci si aspetta quindi qualche show down in aula da parte di governo e maggioranza. Qualche intervento di quelli alla Sisto, per intendersi, il viceministro alla Giustizia, barese doc, che ha preso assai a cuore l’inchiesta nella sua città. Dove, bisogna aggiungere, la destra non tocca palla dal 2004 grazie al consenso costruito prima da Emiliano (dieci anni sindaco prima di diventare governatore per altri dieci anni) e poi dall’amatissimo  in città Decaro. Ora quest’ultimo sarà candidato alle Europee, una delle poche cose certe delle candidature in casa Pd. Il governatore ha ancora un destino incerto.

La giornata però passa più o meno normale. Non ci sono acuti. Ci sono i comunicati fotocopia di deputati e senatori della destra su Bari e contro “il sistema Emiliano”, inventore di liste civiche portatrici di voti su cui adesso, per un paio almeno, c’è il sospetto del voto comprato.

Si nota, verso le 14, molto nervosismo in casa Pd. La segretaria è alla Camera, parla fitto fitto con il suo portavoce, è sempre gentile ma ritirata. 

Conte a Bari

Fino alle 18. Quando succede, appunto, l’inimmaginabile. Da Bari infatti rimbalza la notizia che Giuseppe Conte, alleato del Pd nella scelta del sindaco, fa saltare le primarie del centrosinistra in calendario domenica 7 aprile. “Basta, non ci sono più le condizioni, serve un nuovo inizio”. C’è poco da fare: a Conte le primarie non piacciono e, in un modo o nell’altro, le fa saltare sempre. Insomma, il centrosinistra azzoppato non dalla destra con la clava dell’inchiesta ma dal suo principale alleato.

Il leader del Movimento ieri era in città per partecipare ad una iniziativa elettorale a sostegno di Michele Laforgia, uno dei concorrenti delle primarie. L’altro è Vito Leccese, capo di gabinetto di Decaro in comune, deputato con i Verdi nella XI e XIII legislatura, persona molto amata in città. Per essere più chiari: il Pd sta con Leccese, i Verdi anche, Italia viva anche, Azione non si è capito. Con Laforgia ci sta un pezzo di elettorato che potrebbe pescare anche a destra che è, a due mesi dal voto, senza candidato. Con Laforgia stanno anche la Sinistra e i 5 Stelle. E Emiliano, chi appoggia? Che tanto è tutta lì la differenza. “Il governatore gioca come sempre su tre tavoli”  masticava amarissimo ieri sera un dirigente Pd. 

La mappa

Qualche nota a margine, una sorta di mappa, per orientarsi in questo marasma. Conte è pugliese, conosce lo stile levantino della casa, ne è lui stesso il primo interprete. Laforgia è il più noto avvocato penalista di Bari, difende cinque o sei degli indagati della prima mandata di arresti, studia da anni per fare il sindaco, un po’ sulle orme e in memoria dell’amato padre, tanto che due anni ha messo su il suo Movimento per candidarsi a sindaco nel 2024. Giudizio sulla persona: professionista molto serio, scarsa empatia, molta, troppa distanza.  Un anno fa è spuntato fuori Vito Leccese appoggiato da Pd, Verdi, Iv e altri. Laforgia c’è rimasto malissimo perchè voleva essere lui il candidato unico del centrosinisistra.

Torniamo a ieri. Conte appunto arriva a Bari e dice stop, “annulla” le primarie. Non può farlo, ovviamente. Ma ci prova. “L’inchiesta di questa mattina dimostra che non ci sono più le condizioni per svolgerle seriamente, andiamo avanti con Laforgia”. 

Nazareno spiazzato

Sono le 18.30. al Nazareno restano basiti. Parlano di “scelta incomprensibile”.  “Se il Movimento 5 stelle pensa di vincere da solo contro la destra proceda pure - fanno sapere i dem - Ma abbia rispetto per la città di Bari per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno. Il Pd resta al fianco di Bari che ha già dimostrato quanto sia importante il Pd come presidio di legalità e di buona amministrazione”.

La decisione del leader M5s apre una pesante spaccatura con i dem che potrebbe a questo punto compattarsi tutti su Leccese senza cercare una mediazione nell'ambito del campo largo che dopo questa ultima uscita di Conte è definitivamente morto e sepolto. E guai a chi ci pensa ancora. Non si può federare chi gioca sempre da solo e per conto proprio e con finalità non condivise.

La segretaria del Pd è attesa a Bari per il comizio conclusivo di Vito Leccese. “Il Partito Democratico - dice la leader dem - non accetta voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo non può trovare alcuno spazio nel partito che stiamo ricostruendo, qui deve trovare porte chiuse e sigillate”. Non una parola ancora su cosa succederà il 7 aprile, domenica. 

La fuga in avanti

Laforgia tenta il tutto e per tutto, cerca di essere l’unico candidato del centrosinistra, non vuole le primarie, non le ha mai volute, le ha sempre subite.  Solo che Conte, con la sua mossa e il suo annuncio, ha ridotto Laforgia ad una mera comparsa e gli ha fatto fare una figuraccia. Il povero Laforgia ieri sera ha provato a scrivere sui suoi social “sono stato io già stamani a dire che non ci sono più le condizioni per fare le primarie. Gli indagati sono tutti presunti innocenti e le accuse da dimostrare (e meno male signor avvocato, ndr) . Ma il provvedimento restrittivo dà atto di ripetute condotte di compravendita dei voti e del pericolo attuale di reiterazione del reato”. Insomma, Laforgia ci ha spiegato ieri sera che lui fin dalla mattina aveva detto stop, non ha certo aspettato Conte e di averne parlato a Leccese. Il punto di caduta quale dovrebbe essere? Un candidato unico, e quindi Laforgia

Ed Emiliano?

Accade l’inverosimile a Bari. Che succede adesso è tutto da vedere me entro oggi sarà presa una decisione. A naso, Leccese non dovrebbe fare il passo indietro che Laforgia gli chiede di fare. E si torna allora sempre lì, ad Emiliano? Che potere ha ancora il governatore? Per chi sta: per il suo ex assessore e quindi Leccese? O con Conte e Laforgia? Laforgia, che si presenta come il volto nuovo di una nuova era, accetta l’appoggio di Emiliano o lo combatte?  Uno, nessuno e centomila: Pirandello ci perdonerà se lo applichiamo alla Puglia.

Tra Antonio Decaro ed Emiliano il rapporto si è incrinato dopo il racconto sulla pubblica piazza fatto dallo stesso governatore circa l’incontro avvenuto anni fa a Bari Vecchia tra l’allora assessore Decaro, il sindaco Emiliano e la sorella del boss di Bar Vecchia, Antonio Capriati. Uno sgambetto? O una leggerezza? 

 Il sindaco ha smentito di essere mai stato presente a quell’incontro e oggi commenta questa nuova inchiesta dicendo di “non essere sorpreso”: “Per primo, durante le ultime elezioni, ho fatto ben tre denunce circostanziate. Due di quelle erano per persone che votavano per me, per liste legate al mio nome”.

Matteo Renzi, che ha sempre tenuto alla debita distanza Emiliano “e il suo metodo”, ieri sottolineava come Conte sia “una banderuola. Lascia le primarie ma non la poltrona”. Conte infatti attacca Emiliano ma siede in giunta con lui. La Puglia infatti è stata il primo laboratorio per sperimentare il campo largo. E’ anche la regione che lo ha affossato per sempre.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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