Cannabis legale, l'appello di Woodcock e la legge dei 218 deputati dimenticata. Giovanardi tuona: "Sarebbe una sciagura"

Si riapre il dibattito sulla liberalizzazione della marijuana per uso "ricreativo". Gli Stati che lo hanno fatto e quelli che lo faranno. Il senatore di Ncd: "Effetti devastanti, spero che la legge giaccia per sempre"

Cannabis legale, l'appello di Woodcock e la legge dei 218 deputati dimenticata. Giovanardi tuona: 'Sarebbe una sciagura'

"Per combattere il narcotraffico bisogna legalizzare le droghe leggere". L'appello arriva dai piani alti della magistratura, dopo che un folto stuolo di intellettuali e politici si era pronunciato a favore della liberalizzazione della cannabis. Motivazione: combattere le mafie colpendole al cuore di uno dei settori più redditizi per le cosche. In una lettera indirizzata a La Repubblica, il pm di Napoli, Henry John Woodcock, rivendica la necessità di riaprire il dibattito sulla legalizzazione della marjuana per uso cosiddetto "ricreativo". Esattamente come stanno facendo moltissimi altri Paesi. Alle sue parole fanno eco quelle del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, che, seguendo la linea, contribuisce a riaccendere i riflettori sulla vexata quaestio

Il pm di Napoli, la cui scrivania è invasa di fascicoli che riguardano gli affari della camorra, nella riflessione pubblicata la scorsa settimana cita i numeri del traffico di cannabinoidi definendolo di "dimensioni gigantesche", con un incremento dei sequestri nell'ultimo anno del 120%. Un fenomeno che secondo il magistrato, che cita un rapporto della Direzione nazionale antimafia, è paragonabile, in quanto a diffusione, a quello di alcol e tabacco. La Dna non ha problemi ad ammettere con ogni evidenza "il totale fallimento dell'azione repressiva", suggerendo al legislatore "la depenalizzazione".

Ricorda Woodcock - che raggiunto da Tiscali.it ritiene di non dover aggiungere niente a quanto scritto - che le relazioni annuali della Dna destinate al Parlamento descrivono anche i possibili vantaggi, tra cui "deflazione dei carichi giudiziari, possibilità di dedicarsi al contrasto di fenomeni criminali più gravi e, non ultimo, sottrazione alle gang di un mercato altamente redditizio". E fra i vantaggi, scrive il pm "non vengono contemplati gli introiti che lo Stato italiano ricaverebbe da una legalizzazione, e si tratterebbe di svariati miliardi di euro". La gestione in monopolio della produzione e dello smercio dei cannabinoidi andrebbe cioè a tutto vantaqggio delle casse dello Stato. 

Legalizzazione nel mondo

La legalizzazione della cannabis intanto sta dilagando, Stato per Stato, in molte parti del mondo. L'ultimo in ordine di tempo ad annunciare una legge per l'uso ricreativo della cannabis è il Canada di Justin Troudeau, dopo Stati come il Colorado, Washington Dc, l'Uruguay, l'Oregon e l'Alaska e oltre a una serie di altri Paesi che hanno avuto un referendum favorevole, tra cui la California. In Italia invece resta uno dei grandi tabù della politica, con sacche di resistenza (che diversi analisti individuano in ambienti politici cattolici ndr) che impediscono che ci sia un confronto franco e aperto anche in Parlamento. 

218 deputati firmano la proposta di legge

La dimostrazione di queste resistenze sta in una proposta di legge trasversale che, sottoscritta da 218 parlamentari, giace da un anno e mezzo in commissione Giustizia della Camera in attesa di venire calendarizzata. E non sembra che il suo iter possa prendere il via. Da una parte il firmatario e sottosegretario Benedetto Della Vedova (Scelta Civica) in un'intervista al Fatto quotidiano spiega la "mancanza di volontà politica" che tiene la norma relegata nei cassetti. "Nonostante ci sia l'appoggio di interi gruppi parlamentari e della maggioranza degli esponenti di Pd e 5 Stelle - spiega il sottosegretario - la discussione sul testo si è arenata". L'argomento è ancora scottante. E a nulla valgono gli appelli della Procura nazionale antimafia o di sedi giudiziarie "calde" come quella di Napoli, o ancora di insigni intellettuali che sui traffici malavitosi hanno costruito successi letterari internazionali come Roberto Saviano. 

"Il testo giaccia per sempre"

"Speriamo che la proposta di legge giaccia in commissione per sempre", dice Carlo Giovanardi, senatore Ncd e membro della commissione Antimafia, spiegando con chiarezza in un'intervista a Tiscali.it la posizione di chi "da vent'anni si oppone alla barbarie". "Non è che la legge non si discuta - spiega - è che c'è una contrarietà diffusa. Per cui, fuori ne possono parlare finché vogliono, ma sicuramente in questa legislatura una sciagura di questo tipo non passerà. Proprio per gli effetti devastanti che sta producendo in altri Paesi".

Per Giovanardi infatti il Colorado è l'esempio da non seguire. "Lì fanno anche le cioccolatine per abituare i ragazzini alla cannabis", avverte per poi insistere su come "la differenza tra droghe leggere e pesanti non esista" (in barba alla setenza della Corte costituzionale che ha invece distinto la diversa punibilità nei due casi ndr) e come "dalla cannabis si passi a consumare direttamente cocaina ed eroina". Per il senatore, dai casi esteri arriva "la dimostrazione che questo tipo di politica (la liberalizzazione ndr) moltiplica i problemi, le persone che devono utilizzare le strutture pubbliche per curarle, gli incidenti stradali, moltiplica persino le persone che nascono da persone che fanno uso di stupefacenti che fin dalla nascita hanno dei problemi". Nessun distinguo dunque, che pure la scienza fa, tra cannabis e altri tipi di stupefacenti. E comunque "io sto con Borsellino e Gratteri, non con Woodcock", chiosa.

Eppure, con buona pace di Giovanardi, il fronte dei pro-liberalizzazione si sta ampliando. E se nel governo a fare da tappo ci pensano la ministra della Salute Lorenzin e il collega degli Esteri Alfano - compagni di partito di Giovanardi - a ben vedere nella lista dei favorevoli si notano, oltre a firme targate Sel, Pd e M5S, anche adesioni da Forza Italia, Scelta Civica, Autonomie. Un fronte che si allarga. Alla fine a decidere, come disse l'ex procuratore di Torino Gian Carlo Caselli, in un'intervista a Tiscali.it di qualche anno fa, a decidere per tutti (o sicuramente per l'Italia) saranno "le politiche di contrasto al narcotraffico internazionale messe in campo dagli Stati Uniti". E, come abbiamo visto, Oltreoceano il clima sta mutando.