[Il retroscena] Elezioni e candidati, ecco tutti i paracadutati collegio per collegio. Sono una marea
Pd e Fi (già) unite dalla scelta di mandare i candidati in collegi sicuri a centinaia di chilometri da quelli “naturali”. Così la Fedeli è arrivata in Campania e Lucia Annibali corre in Piemonte mentre Piero Fassino “emigra” in Emilia. Polemica per i romani Lorenzin e Padoan a Modena e Torino. La Boschi si sdoppia tra Bolzano e la Sicilia. LeU manda la Falcone dalla Calabria in Lombardia. Nel centrodestra le cose non vanno meglio: le liste non sono ancora chiuse, il leader della Quarta Gamba Lorenzo Cesa passa dalla Liguria al Napoletano e montano le proteste per i candidati “calati” da Arcore
Nel futuro, forse, le elezioni del prossimo 4 marzo saranno ricordate come le Politiche che non hanno dato un vincitore. Tutti gli istituti che realizzano sondaggi sono infatti unanimi nel dire che, ad oggi, nessuno dei tre poli nei quali si è scomposto il quadro politico italiano riusciranno ad avere la maggioranza dei seggi nelle due Camere all’indomani del voto. Intanto però, dopo quasi una settimana di trattative, dopo dibattiti pubblici anche feroci sui media sulla composizione delle liste, dopo sbianchettamentti, rinunce e discussioni, è arrivato il momento di presentare le liste, dal momento che questa sera alle 20 scadono i termini per la consegna nelle Corti di Appello. A colpire più di tutto, scorrendo la lista dei prossimi aspiranti deputati e senatori è il fatto che prima ancora del risultato, queste elezioni sembrano destinate a passare alla storia come quelle dove ci sono stati maggiori “paracadutati“. Sarà colpa del sistema elettorale che rende contendibili praticamente tutti i collegi uninominali, del fatto che solo il 36% dei collegi - quelli della quota proporzionale - possono considerarsi blindati, fatto sta che ci sono esponenti politici toscani finiti in Trentino Alto Adige, piemontesi mandati in Emilia-Romagna, siciliani sbalzati in Lombardia: insomma di tutto di più. Chi sono? Il caso più clamoroso resta la sottosegretaria Maria Elena Boschi che, inizialmente in lista nella sola città di Bolzano, dopo le varie modifiche apportate da Matteo Renzi e Lorenzo Guerini alle liste, è comparsa nei listini di Lazio (fuori dal centro), Lombardia (Cremona) e Sicilia (il collegio che insiste su Taormina).
Il piemontese spostato in Emilia Romagna è l’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, che ritorna nella Capitale, ma conta sul voto della “rossa” per eccellenza. Il percorso inverso lo farà invece Lucia Annibali. L’avvocato che fu sfregiata con l’acido per volere dell’ex fidanzato, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne, non sarà solo nel collegio a Modena come previsto, ma, anche in collegio plurinominale. Bene, ma quale? Piemonte 1 di Ivrea. A Torino in compenso correrà come capolista il romanissimo (e romanista) ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Paracadutato last minute è il collega della Coesione sociale Claudio De Vincenti. Napoletano, escluso in un primo momento, è stato salvato in extremis grazie al rifiuto dell’ex sfidante di Matteo Renzi, che poi è Gianni Cuperlo, di correre nel collegio uninominale di Sassuolo. Lui che è di Trieste ha preferito fare altro nella vita piuttosto che prendere il paracadute: “A Sassuolo meglio che sia candidato qualcuno espressione del territorio”, si era augurato, annunciando la sua rinuncia. Pronti via, a Sassuolo è stato infilato il professor De Vincenti. Paracadutato non senza qualche protesta un altro ministro importante, cioè quello della Giustizia. Andrea Orlando, che è anche capo della minoranza dem, ligure, dato nei pronostici in corsa in Campania, è capolista per il proporzionale nel collegio di Parma-Piacenza-Reggio.
Proprio in Emilia ci sono tensioni per la scelta del Pd di “cedere” posti buoni a personalità provenienti dal centrodestra. L’ex leader Udc Pier Ferdinando Casini correrà per un seggio al Senato nella sua città, che è Bologna, dietro le insegne del Pd. L’altra ministra romana che correrà in Emilia è Beatrice Lorenzin, candidata a Modena.
Scambio di paracadute anche per la titolare dell’Istruzione, che è toscana, in lista per il Senato in Campania dove, invece, doveva correre la collega alla Difesa, Roberta Pinotti, che, ligure, si candida capolista nel plurinominale per il Senato a Novara, Vercelli, Alessandria e Cuneo, in Piemonte. Fedeli correrà anche a Pavia, Cremona, Mantova. La deputata uscente veronese, Alessia Rotta, sarà capolista ad Arezzo.
Il collegio al Senato di Milano, col suo valore simbolico per il Pd che governa quella città (e poche altre, ormai) è andato al friulano giornalista Tommaso Cerno. Nella lunga notte del Pd Deborah Serracchiani, governatrice uscente del Friuli, avrebbe minacciato di non candidarsi nel caso l’avessero messa in un collegio fuori dalla sua Regione. Protesta per l’abuso del paracadute il segretario nazionale dei Giovani democratici, Mattia Zunino: “Non è' una questione di maggioranza o minoranze interne, tutti gli under 30 sono stati fagocitati dalle trattative per garantire un posto ai parlamentari uscenti, esigenza legittima e che rispetto ma sulla quale non ho potuto garantire il mio voto”. “Al termine della (difficile) selezione delle candidature ho voglia di dire forte il mio grazie a chi ha accettato di candidarsi e grazie a chi ci ha detto di no: la partita è apertissima e che possiamo essere davvero il primo partito e il primo gruppo parlamentare”, ha scritto il leader Pd su Facebook. Si è sfilata dalle liste Pd all’ultimo secondo Sara Manfuso. Ex modella di fede renziana, nata a Cassino in provincia di Frosinone, guida un’associazione che si occupa di diritti delle donne, ed era stata messa dal Pd capolista nel collegio Lazio 2. Il problema è che pure LeU ha paracadutato un bel po’ di dirigenti e, per uno strano caso del destino (o per una cattiveria?) si sarebbe trovata a sfidare l’ex compagno e padre della figlia, Alfredo D’Attorre. Deputato bersaniano uscente, già eletto in Calabria, era stato candidato dal partito di Piero Grasso proprio nello stesso collegio. Non è l’unico caso. La consentina Anna Falcone, già vicepresidente del Comitato per il No al referendum, che ha una cattedra in Calabria e un posto nel cda di una società pubblica a Napoli, è capolista del “suo” partito nel collegio Varese, Como, Sondrio. Nel centrodestra le cose non vanno affatto meglio. Innanzitutto le liste, a poche ore dalla consegna, sono ancora piene di buchi. Più Silvio Berlusconi, che ha trascorso sabato e domenica a Palazzo Grazioli - cosa che non faceva da anni - per sbrogliare la matassa provava a “buttare dentro” personalità della società civile, più gli uscenti facevano resistenza. La situazione si è ingarbugliata al punto che ieri il leader di Forza Italia ha “dato buca” a Lucia Annunziata, che lo aspettava alla sua trasmissione su Rai3. La giornalista l’ha presa con filosofia: “Mi dicono che se oggi se non prendi una buca da Berlusconi non sei nessuno…”.
Fallito il tentativo di ridiscutere le quote di candidati con Lega e Fdi, di ridimensionare lo spazio riservato al Carroccio nel Sud (che in Puglia ha ottenuto per esempio ben 4 candidati), ha dovuto deludere un po’ di persone e spedirne alcune da Nord a Sud. E’ il caso del direttore uscente di Panorama, Giorgio Mulè, che avrebbe dovuto essere nelle liste in Sicilia (di dove è originario), ma sarà “spedito” a fare campagna più a nord. La discesa in campo nelle Marche (di dove è originaria la famiglia) del suo collega direttore del Qn Andrea Cangini ha comportato un terremoto del partito, dal momento che il coordinatore regionale azzurro uscente, Remigio Ceroni, rischia di non essere rieletto. Non ha trovato posto nelle liste in Campania l’ex ministro e leader di Rivoluzione cristiana Gianfranco Rotondi, che ha deciso di non correre alle elezioni: “Ma sosterrò ugualmente Forza Italia e il centrodestra”.
Il leader della “quarta gamba”, Noi con l’Italia, Lorenzo Cesa, originario di Arcinazzo Romano, sabato era dato in Liguria (cosa che ha fatto infuriare Giovanni Toti), domenica in provincia di Napoli. “Abbiamo chiuso le liste dei candidati al Parlamento che presenteremo in Piemonte e non abbiamo nessun caso di paracadutati come invece leggo accadere negli altri partiti”, rivendica il coordinatore regionale azzurro, Gilberto Pichetto. Proprio in Piemonte si candiderà - recuperato all’ultimo - per Fratelli d’Italia Guido Crosetto, mentre Daniela Santanchè, ex forzista e oggi esponente del partito di Giorgia Meloni, originaria di Cuneo, residente a Milano, sarà paracaduta di qualche decina di chilometri, nel collegio uninominale di Lodi e Cremona. Il Cavaliere e il co-titolare del dossier candidature, che poi è l’avvocato Niccolò Ghedini, non sembrano comunque soddisfatti e i candidati restano in ansia: c’è ancora qualche ora per riaggiustare il puzzle.