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Se questo è il campo largo, Giorgia rischia di governare per tanto tempo

Le tensioni di queste ore sull’asse Conte-Renzi sono di fatto un assist per l’inquilina di Palazzo Chigi. Il campo largo al momento non c'è. È solo un titolo

di Giuseppe Alberto Falci   
Renzi, Schlein e Conte (Ansa)
Renzi, Schlein e Conte (Ansa)

"Se questo è il campo largo, Giorgia Meloni rischia di governare altri dieci anni". La battuta rimbalza tra il Transatlantico di Montecitorio e il salone Garibaldi di Palazzo Madama. E non sembra essere solo una frase gettata al vento. Le tensioni di queste ore sull’asse Conte-Renzi sono di fatto un assist per l’inquilina di Palazzo Chigi. Lo scontro è stato durissimo e appare difficile che possa rientrare. Perché il campo largo al momento non c'è. È solo un titolo. Nulla di più. Conte e Fratoianni contro Renzi. E quest'ultimo contro Conte. Insomma, grande caos all'orizzonte.

Una coalizione che Elly Schlein vorrebbe extra-large. La segretaria del Pd non pone veti, ritiene che si debba allargare sulla base di un progetto comune. Da qui ha accolto Renzi senza alcun pregiudizio. E da qui sostiene che si possa trovare una comunione d’intenti tra il riformismo renziano e i punti cardini del programma dei 5Stelle. Ma quest’ultimi hanno posto il veto su Renzi: o noi o loro.

"Schlein - dice Conte - ha di fatto restituito centralità politica a Renzi che è un fattore divisivo e ha sempre voluto distruggere il M5S. E questo, senza neppure prendersi la briga di avvertirmi e avere un serio confronto politico con me e con gli altri. Così il campo giusto si sfalda e si indebolisce e lo affermo garantendo la nostra autentica vocazione unitaria e la nostra determinazione nell’obiettivo di dare al Paese di dare al Paese un’alternativa realmente competitiva di Meloni". Non si è fatta attendere la risposta  del leader di Italia viva: "Conte usa me per attaccare Schlein: lui vuole indebolire la segretaria del Pd. I prossimi mesi diranno se il centrosinistra è guidato dagli appelli di Schlein o dai veti di Conte. A me interessa costruire un’alternativa a Meloni e Salvini. Il centrodestra ha la maggioranza grazie alle divisioni delle opposizioni. L’alternativa si costruisce partendo dal contenuto".

E ancora, l’ex leader del Pd lancia la sfida al capo dei 5Stelle: "Sono pronto a un faccia a faccia con lui: sulla politica estera e i suoi rapporti con la Russia potremmo divertirci. La prossima volta non ho ancora deciso se candidarmi alla Camera o al Senato, lui non ha ancora deciso se candidarsi in Parlamento o alla Duma".

Tutto questo non aiuta l’unita di intenti dell’opposizione. Prevalgono a oggi il gioco dei veti incrociati e dei sospetti. Adesso anche fra le file dei democratici crescono le diffidenze verso il M5S. Le ha messe in chiaro l'eurodeputata Pina Picierno, dell'ala moderata del partito: "Giuseppe Conte in queste ore sta facendo un regalo enorme alla destra e ai sovranisti - ha scritto sui social - Viene il sospetto che attenda, come Giorgia Meloni, i risultati delle presidenziali americane e come lei auspichi la vittoria di Trump per spostare ancora una volta l'asse delle sue alleanze".

A pesare è stata la scelta del M5s di chiudere la porta a Iv per l'alleanza in Liguria a sostegno della corsa dell'ex ministro Pd Andrea Orlando alla presidenza. Il timore è che, a cascata, anche nelle altre regioni al voto il M5s possa alzare il tiro. Emilia Romagna e Umbria, dove le urne si apriranno il 17 e 18 novembre, sembrano però al riparo da scossoni. In entrambe le regioni c'è un accordo di campo largo, che dovrebbe tenere. Dall’osservatorio democrat il pericolo può essere dietro angolo. Tanto dipenderà dall’esito finale del trittico di Regioni che torneranno al voto. Un tre a zero per il centrosinistra potrebbe spostare gli equilibri e facilitare il processo di allargamento della coalizione. Un passo falso, in una di queste ragioni, rimetterebbe tutto in discussione. È pur vero che le elezioni politiche non sono dietro l’angolo. Che le coalizioni si concretizzano nei mesi antecedenti al rinnovo del Parlamento. Però le tensioni di queste ore non sembrano preludere nulla di buono.

Evidente che stia pesando la questione leadership. Conte, per dire, non accetta che lo scettro della coalizione sia oggi nelle mani di Elly Schlein. Non a caso l’ex premier pentastellato fa asse con Alleanza Verdi e Sinistra e fa sapere di non voler essere considerato "un cespuglio". Il leader dei 5stelle in qualità di ex presidente del Consiglio ritiene di avere i galloni per poter tornare a Palazzo Chigi ma oggi i numeri non sono dalla sua parte. Dall’altra Renzi propugna un modello di coalizione di centrosinistra "non di sinistra" con il Pd, perno della compagine. Insomma, questo scenario sembra comunque favorire Giorgia Meloni che si troverà ad affrontare settimane complicate per la stesura della manovra di bilancio. La coalizione di governo non ha subito scossoni in termini di consenso.

Tutti gli istituti di sondaggio fotografano uno stato di salute del governo più o meno immutato. Come ha scritto Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera, il governo Meloni sembra, in media, meno esposto al logoramento degli altri. E questo, va da sé, è strettamente allo stato dell’arte del centrosinistra. Che non si capisce ancora oggi se diventerà largo o larghissimo. Ecco perché nel palazzo continua a circolare quella battuta: "Se questo è il campo largo, Giorgia Meloni rischia di governare altri dieci anni".

di Giuseppe Alberto Falci   
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