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Il campo larghissimo del centrodestra è più di un'idea. Tajani e Meloni lavorano in questa direzione

L’esperimento in Basilicata ha funzionato e adesso gli altissimi dirigenti della maggioranza ragionano se la formula possa essere esportata o meno su base nazionale

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Giorgia Meloni e Antonio Tajani
Giorgia Meloni e Antonio Tajani (Foto Ansa)

C’era una volta il campo largo. Adesso c’è il campo larghissimo ma sta nel centrodestra. Non è fantapolitica. Da qualche ora non si parla d’altro in Transatlantico, nelle segreterie di partito, nei palazzi che contano della politica italiana. L’esperimento in Basilicata ha funzionato e adesso gli altissimi dirigenti della maggioranza ragionano se la formula possa essere esportata o meno su base nazionale. L’idea dunque è di una coalizione extralarge che metta insieme dal partito di Giorgia Meloni al duo centrista Matteo Renzi & Carlo Calenda. È una formula a cui lavora Antonio Tajani, leader di Forza italia, capostipite del neo-centrismo italiano. Il leader degli azzurri non fa altro che ripetere questa frase: «Il centro siamo noi di Forza italia. Siamo noi il perno della coalizione ma anche del moderatismo italiano».

Tajani e il terzo polo

Il Terzo polo non è mai decollato e mai decollerà, perché i personalismi ad oggi hanno prevalso. Renzi e Calenda non riescono a sedersi attorno a un tavolo, figurarsi provare a siglare un patto per un contenitore unico di stampo centrista. Hanno preso strade differenti, forse un giorno si riuniranno, ma nessuno dei due potrà essere il leader dell’altro. Ecco perché spunta Tajani. Il ministro degli Esteri avanza con l’aria di chi è consapevole dei propri limiti. «Antonio» è cresciuto all’ombra di Berlusconi, non ha mai pensato di sovravanzarlo, di metterlo all’angolo. Il rispetto nei confronti del fondatore di Forza italia è tale per cui ancora oggi alla domanda sulla leadership degli azzurri, Tajani risponde così: «Devo tutto al Cavaliere». Ma oggi il Cavaliere non c’è più. E il partito di Fi cresce nei sondaggi a buon ritmo. In Basilicata ha sfondato il tetto del 10% e potrebbe farlo in egual modo alle elezioni europee.

Forza Italia cresce

Tutto questo significa che Forza Italia abbia ancora margini di crescita anche perché il mondo moderato-democristiano viene quotato attorno al 25%. Ovviamente non si traduce che fra pochi mesi potremo avere un partito centrista di quella portata. I processi politici hanno bisogno di tempo e soprattutto di confronto. Dopodiché tutto sarà possibile.
Tajani dunque è diventato agli occhi dell’opinione pubblica un leader «rassicurante» «moderato». In sintesi ha tutte le caratteristiche per aggregare tutte i cespugli centristi. Se si pensa che ci sono Azione, Italia Viva, Udc, più una serie di movimenti che al momento hanno più carattere regionale. Tajani aggrega e potrebbe arrivare a convincere il duo Calenda-Renzi. Tanto forse dipenderà dall’esito delle elezioni europee. Un flop di entrambi per il rinnovo del Parlamento europee, senza raggiungere il 4%, spianerebbe la strada a Tajani che avrebbe in mente di far nascere un grande partito centrista ancorato nel centrodestra, così da controbilanciare il potere elettorale della destra di Fratelli d’Italia.

Fd’I e il clima aperturista nei confronti di Renzi e Calenda

Ma è altresì vero che anche dalle parti di Fratelli d’Italia c’è un clima aperturista nei confronti di Renzi e Calenda. Basta vedere cosa ha detto il vicecapogruppo di Fd’I, Alfredo Antoniozzi: «A Renzi e Calenda dico di guardare bene i dati. Ogni volta che si alleano con noi prendono molti più voti di quando si alleano a sinistra. Questo significa che il loro elettorato non gradisce il centrosinistra ed è orientato su una linea moderata. Mi pare una riflessione che può essere utile in prospettiva». Antoniozzi tende la mano e non è certo un caso. La formula extralarge piace a via della Scrofa perché - sostengono da quelle parti - «Giorgia così governa venti anni…». Battute a parte la questione c’è e riveste una spazio dibattito importante nel centrodestra. I renziani cercano di alzare il prezzo. Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia, avverte: «Il centro si dimostra decisivo, non solo perché senza i voti del centro non si vince. Ma anche perché una candidatura moderata è sempre più attraente di una massimalista. Il centro - conclude la senatrice Iv - ha un ruolo virtuoso: rendere più liberale la destra, piu' riformista la sinistra. E chi pensa che il centro si faccia facendo i satelliti del Pd, non ha capito molto di chi siamo, né di cosa sia la buona politica».

La mobilitazione sui territori dà i suoi frutti

Si è già aggregato al centro, Maurizio Lupi che rappresenta Noi Moderati e che ha siglato una federazione con Forza italia in vista delle europee. E si stanno avvicinando al centro, tramite Tajani, diversi dirigenti locali sparsi su tutto il territorio. Un concetto che viene scolpito dal responsabile adesioni di Forza italia, Tullio Ferrante, molto legato a Marta Fascina, che si serve del dato in Basilicata: «In Basilicata le adesioni a Forza Italia sono più che quadruplicate, passando da 425 a 1.821 in un solo anno e consentendo al nostro movimento di raggiungere il 13,1% dei voti. E' un traguardo straordinario che dedichiamo al nostro presidente Silvio Berlusconi: fu lui a scegliere, 5 anni fa, il governatore Bardi. La mobilitazione che abbiamo avviato sui territori si sta dimostrando determinante per la crescita di Forza Italia, dell'area moderata e di tutto il centrodestra. Continueremo a lavorare, sotto la guida del nostro segretario Antonio Tajani, perché sempre più elettori si riconoscano nei nostri valori popolari, liberali ed europeisti».

L'idea di un campo larghissimo del centrodestra

Su queste note il campo larghissimo del centrodestra potrà avere un’azionista di maggioranza, Fratelli d’Italia, attestato attorno al 28%, un partito di centro tra il 10 e il 18%, e infine una Lega che tornerà ad avere le percentuali degli anni di Bossi, così da veleggiare attorno al 4/5%. Va da sé tutti questi discorsi se la dovranno vedere con l’atteggiamento di Renzi e Calenda, due figure ingombranti della politica italiana che dall’oggi al domani potrebbero far saltare tutto. Di sicuro il leader di Azione si mostra prudente: «Non è possibile che tutti i giorni si parli di questi due campi. I campi larghi di centrodestra e di centrosinistra sono campi brulli, morti, che non hanno prodotto e non producono nulla. Dobbiamo riseminare un altro. Quello del centrodestra e del centrosinistra è un unico campo brullo, improduttivo e inutile del bipolarismo italiano che non ha generato nulla negli ultimi trent’anni». C’è chi sostiene che dietro queste parole ci sia solo strategia. Se ne riparlerà dopo le europee, dunque. Per adesso il dialogo è aperto e qualcosa si muove. D'altro canto campo larghissimo è una formula che può diventare un modello da esportare in tutto lo Stivale. E questo i tre tenori del centrodestra lo sanno.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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