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[L'analisi] La politica, gli affari e i favori per i figli. La dinasty Cesaro e quei contatti dei fratelli con la camorra

I fratelli in carcere per i rapporti con la camorra investiva in politica per i suoi affari. Il padre Luigi aveva comprato voti per il figlio che alle Regionali fu il primo degli eletti. I fratelli imprenditori sono in carcere per i rapporti con la camorra

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In un Paese normale, le carriere politiche di Luigi Cesaro detto "Gigino 'a purpetta" e di suo figlio Armando sarebbero finite. In un Paese normale. Ma a ben vedere, le contestazioni che si muovono agli indagati, nel senso comune di questo Paese che normale non è, sono legittime, pratica antica e diffusa. Che la raccomandazione non è un esercizio diffuso non solo al sud? Che un padre che si dà daffare per vedere il figlio eletto è un crimine, nel senso comune di questo Paese?
La Procura di Napoli-Nord ha inviato ieri a 29 indagato la richiesta di conclusioni indagini. Il primo passo per il rinvio a giudizio e il processo. Tra gli indagati i tre fratelli della Dinasty Cesaro: Luigi, il politico, Aniello e Raffaele, gli imprenditori del gruppo in carcere per collusione con i clan della camorra. E il figlio di Luigi, Armando, nastro nascente di Forza Italia a Napoli che, insieme alla candidata per il Consiglio Regionale Flora Beneduce, fecero incetta di voti con promesse di posti, assunzioni, trasferimenti, nomine e soldi.

Le polpette cucinate da mamma Cesaro

Luigi Cesaro, "Gigino 'a purpetta" un soprannome affibbiatogli da uno storico dirigente di Forza Italia che andava pazzo per le polpette cucinate da mamma Cesaro, fino adesso era riuscito a neutralizzare qualsiasi offensiva giudiziaria contro di lui. Negli anni Ottanta e Novanta, in quella provincia napoletana dove si combatteva una feroce guerra di camorra, lui, giovane dirigente socialista di Sant’Antimo, finì anche in guai giudiziari per i suoi rapporti con clan della camorra, persino con Cutolo. Una volta gli fu ritrovato un lasciapassare di Rosetta Cutolo. Ma quelli furono anni terribili. Acqua passata. Nell’era di Forza Italia lui si contendeva il primato del partito con Nicola Cosentino, il potente viceministro della Economia finito in carcere per i rapporti con la camorra. E neutralizzato il contendente interno, per alcuni anni Luigi Cesaro è stato il ras delle tessere e dei voti incontrastato. Voleva però costruire le condizione per passare il testimone al figlio Armando. E dunque, lo sostenne nella sua prima campagna elettorale della primavera del 2015 per il Consiglio Regionale della Campania.

Primo degli eletti nel centrodestra

Cesaro è un nome di garanzia: 27937 voti di preferenza, primo degli eletti nel centrodestra. Ma registrando conversazioni e telefonate dei fratelli Cesaro, indagati per gli affari di famiglia con le Como,icità dei clan della camorra, gli investigatori del Ros hanno documentato i “segreti” di una campagna elettorale irregolare. Voti in cambio di un posto fisso all’Ospedale di Giugliano, l’assunzione di una giovane avvocato in uno studio legale; l’assunzione alle Poste in cambio di 30 voti di preferenza certificati con le fotografie delle schede votate. E grazie al nullaosta del sindaco di Marano, un dirigente dell’ufficio legale del comune di Marano avrebbe potuto assumere un incarico amministrativo presso l’Ufficio del Demanio marittimo.

La promessa dei posti di lavoro

Posti di lavoro, il solito ricatto che fa presa in un territorio dove la disoccupazione è alta. E così da un vigile urbano è stato promesso un posto alla figlia come medico al San Raffaele di Milano. Persino due abbonamenti al Centro sportivo Aquilasport di Portici. E naturalmente un appalto pubblico che avrebbe prodotto all’imprenditore un profitto di due milioni di euro. Per il pm Simone De Roxas nessun dubbio. Gli indagati vanno processati. Naturalmente Forza Italia si è schierata compatta a difesa della “ditta” Cesaro, vittima di una giustizia a orologeria alla vigilia del voto. C’è da giurare che Luigi e Armando Cesaro, padre e figlio, li ritroveremo in Parlamento. Testimoni viventi di quella pratica clientelare in voga negli anni della Prima Repubblica e che pensavamo consegnata alla storia. Altro che storia, questa è cronaca politica attuale. Anzi, giudiziaria.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo, editorialista e giornalista d’inchiesta   
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