[L'intervista] “Sulla campagna vaccinale il Parlamento ancora non ha ottenuto un Piano esecutivo scritto”
Alla vigilia del Vday, la denuncia della Presidente della Commissione Trasporti Raffaella Paita. “Lo chiediamo dal 3 dicembre ma ancora non c’è stato dato nulla, solo informazioni a voce”. Intanto il 28 dicembre sarà audita la ministra De Micheli. “Che il 7 gennaio tornino a scuola solo il 50% degli alunni è un altro fallimento. Vogliamo capire cosa è stato fatto in questi mesi”. Il caso Tav e la distanza nella maggioranza su quale futuro per il paese

“Lo abbiano chiesto, ci è stato promesso ma ancora non lo abbiano visto. Il Parlamento non è stato ad oggi informato con atti ufficiali sui dettagli del più grande piano vaccinale della nostra storia contemporanea”. Raffaella Paita, presidente della Commissione Trasporti della Camera ha avviato nell’ultimo mese una serie di audizioni insieme con la Commissione Salute per avere il quadro dettagliato di come saranno vaccinati gli italiani. Mancano 48 ore al Vday. Domenica mattina i primi 9.750 italiani - medici e infermieri - saranno vaccinati con le dosi che la multinazionale Pfizer-Biontech sta facendo arrivare dal Belgio all’hub dello Spallanzani a Roma. Il problema è che ora dopo ora crescono le preoccupazioni tra i medici che dovranno eseguire le vaccinazioni (“siamo pochi e non c’è stata formazione”) e a parte il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che ha presentato il Piano Eos per la distribuzione affidato ai militari, su tutto il resto sono disponibili per lo più informazioni generali. Per non dire generiche.
Presidente Paita, secondo il ministero della Salute e il commissario Arcuri il Piano è stato definito in ogni dettaglio.
“Lo spero. Il problema è che il Parlamento al momento non è stato ancora messo nella condizione di poter dire che sia tutto sotto controllo. Questo lo potremo sapere e quindi affermare quando il commissario avrà condiviso con il Parlamento i dettagli del Piano”.
Il commissario è stato audito dalle Commissioni in seduta congiunta il 3 dicembre scorso. In effetti eravamo ancora indietro con la logistica e tutto il resto.
“Non c’è dubbio. In quella occasione fu generoso di informazioni ma anche generico: 202 milioni di dosi, due diverse tipologie di conservazione - a - 75 gradi e quella tra -3 e -8 gradi - un presidio per la somministrazione ogni 1500 abitanti. E ancora: i 4 diversi scaglioni per la consegna fino ad arrivare a 202 milioni; il calendario e l’ordine di priorità, tra gennaio e febbraio gli operatori sanitari, gli ospiti delle Rsa e gli over 80 e via di questo paso per arrivare a fine anno ad aver vaccinato, si stima, il 90 per cento della popolazione”.
Sembra un Piano curato e dettagliato.
“In questi giorni poi sui giornali abbiamo letto molti altri dettagli. Il punto è che il Parlamento ha chiesto un Piano esecutivo scritto, ancora non lo abbiamo e per quanto il ministro Speranza abbia fatto un’informativa esauriente, ripeto, non abbiano nulla di scritto”.
Lei teme che qualcosa non vada per il verso giusto?
“Tutti noi ci auguriamo che tutto andrà alla perfezione. Così come sappiamo che questa volta non sono ammessi errori. Il Parlamento vuole essere informato anche sul database per il tracciamento che Eni e Poste si sono offerte di fare pro bono, gratuitamente. Che tipo di dati saranno raccolti e come saranno custoditi. Parliamo di una mole di dati supersensibili. Anche su questo, silenzio totale”
C’è anche un allarme sicurezza lanciato dall’Interpol, le dosi di vaccino fanno gola alla criminalità.
“Questa è l’ultima emergenza emersa. Ci tranquillizza il fatto che sia stato coinvolto l’Esercito, è stata una delle prime richieste avanzate da Italia Viva”.
In queste ore i medici denunciano che a livello regionale non è stato ancora individuato il personale sanitario che dovrà somministrare il vaccino nè quello che avrà il compito di preparare le siringhe con il vaccino, una procedura che pare richieda ben sette passaggi.
“Guardi, le incognite sono ancora molte e invece il Parlamento deve essere certo che ci sia coordinamento tra ministero e regioni e commissario, che l’organizzazione sia blindata. Il tutto deve avvenire nella massima trasparenza perchè i cittadini già adesso ci fanno molte domande e spesso ottengono dei non-so”.
La sensazione è che ancora una volta siamo davanti non ad un gioco di squadra ma al one man show già visto in questi mesi.
“Infatti, e la stagione degli uomini soli al comando deve finire. C’è un filo rosso che lega il dossier Recovery plan al piano vaccini: su questi temi il Parlamento ha diritto di sapere come-quando-perchè e non dopo ma sicuramente prima. Non possiamo essere tagliati fuori nè su come andremo a spendere quei 209 miliardi nè sul piano vaccini di una pandemia che in dieci mesi ha fatto più di 70 mila vittime”.
In attesa di sapere di più e meglio sul piano vaccini, è di ieri la notizia che le scuole riapriranno il 7 gennaio ma al 50 % della presenza. Possibile che siamo l’unico paese europeo che non riesce a garantire la scuola e un minimo di normalità ai ragazzi?
“Se sarà così, sarà un’altra sconfitta. Va detto che il ministro Azzolina chiede almeno il 75% delle presenze. Mi sembra un obiettivo realistico anche perchè dieci mesi sono un tempo congruo per organizzare il ritorno a scuola in sicurezza. Il 50% delle presenze non è accettabile”.
Quindi?
“Abbiamo - ed è stata una richiesta di molti gruppi - subito convocato la ministra alle Infrastrutture e ai Trasporti Paola De Micheli che ha dato la sua disponibilità per il 28 dicembre (ore 12). Vogliamo sapere quanti mezzi privati sono stati attivati nel Trasporto pubblico locale ora che, grazie ad un emendamento alla legge di Bilancio, è stato eliminato ogni tipo di impedimento giuridico all’utilizzo pubblico di bus privati, taxi e Ncc. Vogliamo sapere a cosa sono stati destinati i 300 milioni messi a disposizione da uno dei decreti Ristoro. E come sono stati irrobustiti i controlli sui mezzi per evitare assembramenti o, peggio ancora, che qualcuno non indossi la mascherina. L’altra volta il sistema dei trasporti è imploso anche per rimpallo tra governo, regioni, municipalizzate comuni. Il ministro De Micheli chiede, suggerisce, di ripensare gli orari delle città per far posto a tutti. Vogliamo sapere cosa è stato fatto da ottobre a oggi per far tornare i ragazzi a scuola perchè non può accadere di nuovo quanto abbiamo visto in autunno”.
A proposito di cose-che-non-dovrebbero-succedere-mai-più, martedì nella Commissione da lei presieduta i 5 Stelle stavano per far saltare il progetto della Tav. Uno strappo, a firma 5 Stelle, di cui si è parlato poco. Come sono andate le cose?
“Si votava il contratto di programma tra Telt, Ferrovie dello stato e Infrastrutture. Ricordo che stiamo parlando di un progetto internazionale che è oggetto di una trattativa europea per avere più risorse e quindi risparmiare fondi a livello nazionale e liberare risorse su altri progetti. I 5 Stelle hanno presentato una risoluzione alternativa a quella di maggioranza per affondare il contratto Tav. Che è salvo grazie al voto di Pd, Iv e delle opposizioni. Peccato - lo dico da sostenitrice delle infrastrutture- perchè in Commissione lavoriamo bene e abbiamo sempre trovato punti di incontro anche su dossier che ci vedono su fronti opposti”.
Ad esempio?
“Sul Ponte sullo Stretto. Secondo Iv si tratta di un’opera necessaria, per i 5 Stelle no, abbiano mediato votando “un collegamento stabile veloce” che è una formulazione che ha soddisfatto entrambi i fronti perché non bloccava l’opera ma, al tempo stesso, lasciava alla commissione istituita dal Mit la possibilità di indicare il percorso progettuale più convincente. Il punto è che in maggioranza c’e ancora una distanza sull’idea di sviluppo e anche sulla responsabilità che l’Italia deve dimostrare in Europa sulle opere considerate strategiche”.
Quando la maggioranza affronterà questa discussione per coprire la distanza di vedute? Che poi è il cuore stesso della crisi nata dal Recovery plan e dal Piano nazionale di rilancio che tanto sta dividendo la maggioranza.
“Sul Recovery c’è un tema di metodo: la task force che non deve sostituire il parlamento. Ma anche una di merito: su quali opere e interventi puntiamo. Quindi mi auguro presto perché siamo già molto in ritardo. La discussione su quale paese vogliamo da qui ai prossimi vent’anni è il vero nodo da affrontare”.