La Camera vota l'aumento delle spese militari al 2% del Pil. Milex: "Aleatorio e scollegata dalla realtà"
Votato un Odg che vincola il governo a portare gli investimenti negli armamenti da 68 milioni a 104 milioni al giorno. A favore in 421 mentre 19 i contrari

L'Italia indossa l'elmetto. La Camera dei deputati ha dato il suo via libera all'aumento delle spese militari fino al 2% del Pil, approvando un Ordine del giorno presentato dalla Lega Nord e collegato al decreto "Ucraina". I voti a favore sono stati 391 su 421 presenti con 19 voti contrari. Nel testo sottoscritto da Pd, Fi, Iv, M5S e FdI, con 391 voti a favore su 421 presenti e 19 voti contrari, si legge che il risultato dovrebbe essere raggiunto "predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione", mentre obiettivo a lungo termine è "incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa nazionale”.
"Si portino le spese militari al 2% del Pil"
Secondo i dati forniti dal ministro della Difesa Guerini, significa passare dai circa 25 miliardi l'anno odierni ad almeno 38 miliardi che significa incrementare la spesa militare giornaliera da 68 milioni al giorno a 104 milioni. Soldi ovviamente sottratti ad altri capitoli di bilancio, in un momento in cui l'economia fatica non poco a riassestarsi dopo i contraccolpi della pandemia e, da ultimo, della crisi ucraina. La guerra scatenata da Putin ha quindi dato l'accelerata alla corsa alle spese militari che, nel nostro Paese, sono sempre risultate indigeste all'opinione pubblica.
In mattinata è stato approvato anche un altro Odg, a firma Gagliardi (Coraggio Italia di Toti), che chiede un "incremento della spesa annuale complessiva del settore difesa in misura non inferiore al 3,5 per cento del totale del bilancio finale dello Stato". Secondo quanto scrive in un comunicato l'Osservatorio sulle spese militari italiane, Milex, "allo stato attuale, anche considerando il totale della spesa pubblica compresi gli interessi sul debito, ciò configurerebbe una spesa minima di circa 26,5 miliardi di euro quindi abbastanza prossima al livello attuale di spesa militare (e molto inferiore alla linea derivante dal rapporto del 2% con il PIL)".
"Spesa aleatoria e scollegata dalle reali esigenze"
Ma l'Osservatorio ricorda che le spese militari nel rapporto del 2% del Pil riguarda un accordo "informale" tra i Paesi della Nato raggiunto nel 2006, poi confermato dal vertice dei capi di Stato e di governo del 2014 tenutosi in Galles, cui l'Italia non aveva mai adempiuto. Secondo l'accordo i Paesi hanno tempo fino al 2024 per mettersi in linea con l'obiettivo messo oggi nero su bianco dall'Odg approvato. Ma per ora l'Italia non è vincolata perché non è stata firmata una legge apposita che destina i fondi al capitolo di spesa militare e pertanto non costituisce un "obbligo vincolante per il Bilancio dello Stato".
Stando a quanto sostiene il Milex, "la quota indicata del 2% rispetto al PIL non ha mai avuto una giustificazione specifica e di natura militare (dettata da esigenze operative) ma è stata usata come spinta alla crescita della spesa". Inoltre "collegare preventivamente un livello di spesa pubblica con un parametro" dove rientrano anche interessi privati e quindi trattasi di un settore "soggetto a fluttuazioni indipendenti dalle decisioni fiscali", nota ancora il Milex, "rende del tutto aleatoria e scollegata da reali esigenze la definizione tecnica e concreta di tale spesa".