[L’inchiesta] Scrutatori disoccupati, urne in plexiglass e cabine alla zuava: ecco come M5s cambia i seggi
M5s e Lega mettono il turbo alla vecchia proposta “contro il voto di scambio” della grillina Dalila Nesci, che cambia le regole ai seggi. Via le urne di cartone, lo Stato investe 738 mila per comprarle in plexiglass di modo che si possano vedere le schede. Le cabine diventano più basse per evitare che gli elettori facciano fotografie, ma per non spendere soldi per i prossimi appuntamenti saranno segate le gambe a quelle già esistenti. Almeno metà scrutatori saranno scelti tra i disoccupati. Per la prima volta capita che LeU voti con la maggioranza gialloverde: Salvini e la Boldrini sono d’accordo su almeno una cosa
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E’ una di quelle leggi che interessano tutti, ma che non vede nessuno. Ecco perché Luigi Di Maio, in un video su Facebook, l’ha buttata lì: “Cambieremo le norme per evitare episodi di voto di scambio”. La proposta a prima firma della deputata pentastellata Dalila Nesci e che apporta “modifiche alle norme in materia di procedure di svolgimento del voto” era ferma da molti anni. Già nella scorsa legislatura i Cinquestelle avevano provato a farla passare senza successo e oggi, che sono il cuore della maggioranza, hanno deciso non solo di ritirarla fuori dai cassetti, ma, addirittura, di metterle lo sprint classificandola nell’elenco di quelle “urgenti”. Così in due settimane è stata calendarizzata, votata e approvata e arriverà presto al Senato.
L’idea centrale è che, per evitare che nelle “vecchie” urne in cartone qualcuno faccia trovare schede precompilate, che gli scrutatori si accordino per imbrogliare, si debbano utilizzare urne totalmente trasparenti. La legge cita proprio il plexiglass, cioè la plastica. Rispetto al cartone, l’innovazione è decisamente più costosa: per acquistarle vengono stanziati 738.744 euro all’anno a decorrere dal 2019. La seconda novità riguarda le cabine elettorali. Nell’ultimo decennio si sono verificati diversi casi di elettori che fotografavano la scheda, ci sono state denunce contro elettori che si presentavano ai seggi con schede già “votate”, da sostituire appunto dentro il “classico” gabbiotto metallico alto due metri. La proposta pentastellata che, come vedremo, ha consentito di allargare la maggioranza e portarvi dentro - per una volta - anche la sinistra di Liberi e Uguali, ridisegna anche le cabine elettorali. Quelle nuove saranno molto più basse, di modo che da fuori si possa vedere il volto di chi vota e cosa sta facendo, che copra soltanto dalle spalle in giù fino alle ginocchia.
Si fa così in alcune aree degli Stati Uniti. Su questa disposizione, però, la legge ha incontrato una battuta d’arresto. Viste le ristrettezze economiche del Paese e i costi inevitabili delle urne in plastica, per evitare ulteriori aggravi, la nuova legge dice che nel caso in cui si renda necessario sostituire le cabine elettorali attualmente in dotazione, si potranno utilizzare “quelle esistenti” procedendo anche alla “modifica della loro altezza”: si potranno segare le gambe, insomma. Qualcuno già le ha ribattezzate cabine elettorali “alla zuava”. Più avanti, quando ci saranno i soldi, lo Stato provvederà ad acquistarne di nuove su misura.
La legge introduce nuove regole anche nella scelta del personale utilizzato nei seggi elettorali. In omaggio al rinnovamento viene abbassato il limite massimo di età a 65 anni per i ruoli di scrutatore e segretario, mentre l’età massima per fare il presidente di seggio rimane quella vigente: 70 anni. Non potranno lavorare ai seggi “parenti o affini entro il secondo grado” di un candidato e, soprattutto, i condannati anche in via non definitiva. Il ricambio nella “manovalanza” ai seggi è promosso anche da un’altra norma che certamente sarà apprezzata dagli aspiranti percettori del reddito di cittadinanza. La norma prevede infatti che “almeno la metà” degli scrutatori siano estratti dall’elenco dei disoccupati “da almeno un mese”.
Non è cosa da poco: le sezioni elettorali sono oltre sessantuno mila, ciascuna con un minimo di 4 scrutatori. La “paga” viene fissata di volta in volta, dipende dal numero delle schede da scrutinare, ma si attesta attorno ai 120 euro più 25 per ciascuna aggiuntiva alle Politiche e alle Amministrative e ai 96 euro per le Europee. La nuova legge introduce anche una disposizione - all’articolo 6 - che prevede in caso di elezioni comunali il divieto per aziende speciali, delle istituzioni e delle società a partecipazione pubblica locale o regionale di effettuare assunzioni di personale nei 60 giorni che precedono il voto e nei 60 successivi. La finalità è chiara: evitare di poter comprare voti in cambio di assunzioni, ma copre soltanto il periodo “caldo”. Ultime due novità la possibilità riconosciuta agli elettori che si trovino fuori sede per motivi di lavoro, studio o cure mediche di votare per i soli referendum al di fuori del proprio Comune di residenza e la possibilità che anche i cittadini comuni “designati dai promotori della consultazione” autentichino le firme cosa che, finora, era consentita solo a pubblici ufficiali ed eletti e rendeva particolarmente complesso invocare un referendum. Un emendamento estende poi agli avvocati e ai consiglieri regionali la potestà di autenticare firme.
Sulle urne trasparenti e le cabine alla zuava si è verificato un fatto politico inedito. Per la prima volta (nella storia?) si sono trovati d’accordo Matteo Salvini e Laura Boldrini, la Lega e LeU. Il partito più a sinistra dell’arco parlamentare, tra i più aspri avversari del vicepremier e ministro dell’Interno, ha infatti votato a favore della proposta di legge presentata dai Cinquestelle e fortemente sostenuta dal fu Carroccio. Si sono astenuti il Pd e Fratelli d’Italia, mentre la sola Forza Italia ha votato contro. “Speriamo di fare presto al Senato”, dice l’altro vicepremier, leader politico pentastellato, nella sua ultima diretta Facebook.