Il "valzer" dei parlamentari e i "cambi di casacca" Lega e Italia Viva i partiti più attrattivi. Tutti i numeri.
Da inizio settembre (data insediamento del governo) a fine novembre sono stati ben 56, più di 18 al mese i parlamentari che hanno cambiato partito

Gente che va, gente che viene, nelle aule del Parlamento. Il senatore Ugo Grassi, eletto nelle file dei 5Stelle, ieri ha ufficializzato il passaggio dal gruppo M5s a quello della Lega e potrebbe non essere il solo a fare questa scelta. Infatti, anche i senatori Franco Urraro e Stefano Lucidi starebbero per fare identico passaggio, dall’M5S alla Lega. Intanto, alla Camera, il deputato azzurro, eletto in Veneto, Davide Bendinelli, annuncia il suo passaggio dal gruppo di FI a Italia Viva. Insomma, un partito con il vento in poppa (la Lega), nei sondaggi, e un partito poco quotato nel gradimento degli elettori ma nato subito in modo robusto, in Parlamento, Italia Viva, continuano a dimostrare un forte potere attrattivo.
Lega e Italia Viva partiti-calamita
Infatti, i due Matteo guidano le forze politiche al momento più attrattive politicamente e aggiungono ‘soldatini alle loro truppe: dopo Grassi, passato alla Lega dopo il voto dato sul Mes, in dissenso dalla maggioranza, sul Mes e Bendinelli, che lascia Forza Italia per Italia viva, alla Lega potrebbero arrivare altri due senatori che hanno votato contro la risoluzione di maggioranza, Urraro e Lucidi, mentre verso IV sono dati già da tempo in uscita da FI sia Renata Polverini (deputata) che Andrea Causin (senatore).
58 i cambi di casacca
Gli ultimi dati li ha elaborati, come sempre, il sito Openpolis. Se nei primi 18 mesi della legislatura il fenomeno dei cambi di gruppo era stato contenuto, con l'avvio dell'esecutivo Conte II il quadro è stato stravolto. Da inizio settembre (data insediamento del governo) a fine novembre i cambi di casacca sono stati ben 56, più di 18 al mese, con Grassi sono diventati 57 e con Bendinelli 58. La maggior parte degli spostamenti sono stati causati dalla nascita di Italia Viva, un evento che ha coinvolto quasi tutti i principali schieramenti politici in Parlamento. Sono entrati a far parte del neo nato movimento di Matteo Renzi eletti del Partito democratico, di Forza Italia, di Liberi e uguali, e anche del Movimento 5 stelle. Proprio quest'ultimo è stato il gruppo che ha subito più perdite negli ultimi mesi.
Così è stato anche nel mese di novembre, quando Elena Fattori, senatrice dei Cinque Stelle, eletta nel Lazio, ha lasciato il gruppo parlamentare M5S di Palazzo Madama per aderire al gruppo Misto. La parlamentare negli ultimi mesi era stata varie volte segnalata dai media per le molte posizioni critiche nei confronti del Movimento. Con Grassi il totale dei cambi di casacca nella legislatura è così salito a 86, di cui oltre il 65% si è verificato da settembre ad oggi. Questo - spiega il report di Openpolis - sottolinea come gli equilibri politici siano molto meno stabili rispetto alla precedente fase politica, contraddistinta dall'alleanza M5s-Lega.
I numeri fragili al Senato
Se infatti è vero che, sulla carta, i giallorossi hanno la maggioranza assoluta di 161 voti, anzi la superano toccando quota 167, è altrettanto vero che le fuoriuscite di tre senatori M5s (Lucidi, Urraro e Grassi, mentre Paragone seppur spesso in dissenso ha precisato che non sta per lasciare il gruppo) abbasserebbero di molto l'asticella. E il conteggio del pallottoliere potrebbe mettere in allerta le forze che sostengono il governo Conte II, soprattutto in vista di altri voti delicati, come quello sulla Manovra che arriva in Aula blindatissima e dove è scontato che sarà posta la fiducia. E ancor di più alla luce del malumore crescente all'interno dei 5 Stelle.
Sulla carta, ad oggi, al Senato la maggioranza può contare su 104 voti dei 5 stelle, 36 del Pd, 17 di Italia viva, 5 di Leu, 2 della componente Maie del gruppo Misto e 3 delle Autonomie. Ai numeri ‘interni’ alla maggioranza, si aggiungono dei voti 'esterni'. E' il caso dei 5 senatori a vita, come avvenuto sulla risoluzione sul Mes, votata anche dalla Cattaneo. Anche diversi ex grillini votano spesso a favore del governo e con la maggioranza.
Considerando i soli voti che rientrano nel perimetro ufficiale della maggioranza consolidata, la quota è di 167, ma dopo il dissenso ufficiale dei tre senatori M5s, che sarebbero pronti a lasciare il gruppo, la maggioranza perderebbe tre voti e l'asticella si abbasserebbe così a quota 164, appena tre voti sopra la maggioranza assoluta. Certo, almeno dieci azzurri, capitanati dall’ex capogruppo Paolo Romani, sarebbero pronti a sostituire i grillini uscenti come elemento stabilizzante della maggioranza, ma il prezzo sarebbe alto: se nascesse un gruppo di ‘stabilizzatori’ azzurri o ex azzurri la maggioranza e il governo ne dovrebbero tenere conto, allargando, politicamente, i loro confini, fino a prevedere, quanto meno, un rimpasto.
La nascita di Italia Viva ha destabilizzato il quadro
Il margine di manovra, dunque, è poco rassicurante, a maggior ragione considerando il clima non sereno tra i due principali partiti alleati, Movimento 5 stelle e Partito democratico. Proprio per questo motivo, spiega Openpolis, anche il passaggio di vari parlamentari di Pd e M5s in Italia Viva non è da ignorare. “Il partito di Matteo Renzi – fa notare Openpolis - per quanto sia un alleato di governo, rappresentato anche con diversi membri nell'esecutivo, non ha mai nascosto un tono più critico rispetto a quello del Pd verso determinate decisioni. L'andamento dei cambi di gruppi sarà quindi un termometro per misurare lo stato di salute della maggioranza”.
Il M5S insorge
I pentastellati parlano di “mercato delle vacche” e chiedono di legare il mandato del parlamentare all’appartenenza del gruppo (“Chi cambia gruppo se ne vada a casa” tuona Di Maio), ma secondo la nostra Costituzione, una volta eletti i parlamentari non possono essere chiamati a rispondere né delle opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni né dei voti dati. E il divieto di mandato imperativo riconosce loro il pieno diritto di poter cambiare gruppo qualora non condividano più la linea politica degli altri componenti.
La diversa disciplina dei gruppi alla Camera e al Senato
Il regolamento della Camera prevede ancora la possibilità, nel corso della legislatura, di creare nuovi gruppi a patto che siano composti da almeno 20 deputati e anche quella di una deroga al numero minimo di 20 se il gruppo è riconducibile a un soggetto che si è presentato alle elezioni. Anche al Senato, si può scegliere, lasciando il proprio gruppo, di aderire al gruppo misto o di andare in un altro (per costituire un gruppo servono almeno 10 senatori), ma il nuovo regolamento del Senato prevede, a differenza della Camera, che non si possano creare nuovi gruppi in corso di legislatura, a meno che non facciano riferimento ad una lista presente alle elezioni. Infatti, Italia Viva ha potuto costituirsi in gruppo autonomo solo adottando il simbolo del Psi che, insieme ad altri, si era presentato alle elezioni.
I cambi dall’inizio della legislatura nella Camera
Rispetto al marzo 2018, è entrato in scena a Montecitorio il nuovo gruppo parlamentare di Italia Viva, che di fatto costituisce l’ago della bilancia della maggioranza che sostiene il Governo Conte II. A seguito della scissione, il Pd non è più la terza forza più consistente dell’assemblea, superato da Forza Italia che, a sua volta, con la perdita di 5 membri, ha visto accentuarsi il distacco dalla Lega.
Per quanto riguarda la contabilità spicciola, il gruppo di Fratelli d’Italia ha visto gli ingressi di Salvatore Caiata e Galeazzo Bignami, eletti in quota M5S e Forza Italia. Forza Italia ha perso quattro deputati vicini a Toti (Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini e Alessandro Sorte), che si sono iscritti al Misto, oltre che di Vittorio Sgarbi e Giorgio Silli (iscritti sempre al Misto), ma ha incassato gli ingressi di Enrico Costa (eletto con Noi con l’Italia e inizialmente nel Misto) e Matteo Dall’Osso (eletto con i 5 Stelle). La Lega ha perso un deputato, Carmelo Lo Monte, passato al Gruppo Misto, mentre gli eletti dei 5 Stelle finiti nel Misto in corso di legislatura sono ben quattro: Sara Cunial, Veronica Giannone, Gloria Vizzini e Davide Galantino.
Nel centrosinistra, sono 25 i deputati eletti con il Pd che hanno dato vita al gruppo di Italia Viva: Il PD ha anche perso, in direzione del Misto, Daniela Cardinale, ma si è al contempo rinforzato numericamente con gli ingressi dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini (proveniente da LeU), Beatrice Lorenzin e Serse Soverini (entrambi dal Misto).
Nel complesso, Italia Viva (oggi a quota 28 deputati) guadagna 26 deputati dal Pd mentre Forza Italia (oggi a 98), dopo la scissione di Toti, ha perso quattro deputati passati al gruppo Misto e uno a Iv. Seppur in misura – per ora – inferiore rispetto alla scorsa legislatura, prosegue la fuga degli eletti del Movimento 5 Stelle (oggi 216) verso il Misto. Con Lega (125) e FdI (35) sostanzialmente stabili, il Misto (27 deputati) è diventato il penultimo gruppo, il doppio di LeU (12 deputati e che ne ha persi già due).
I cambi di casacca verificatisi al Senato
Al Senato, come si diceva, la maggioranza su cui si regge il governo giallorosso non è molto ampia e Italia Viva qui ha un potere contrattuale ancora maggiore, dentro l’esecutivo. Il gruppo guidato da Renzi si è potuto costituire solo grazie all’apporto del socialista Riccardo Nencini (titolare del simbolo “Insieme” con cui il suo PSI ha corso alle ultime elezioni) e ha visto l’ingresso delle senatrici Donatella Conzatti (eletta con Forza Italia) e Silvia Vono (eletta con il M5S), oltre che di 14 senatori PD tra cui Matteo Renzi.
Il PD ha anche perso il senatore Matteo Richetti, iscrittosi al Gruppo Misto in quota movimento di Calenda, ‘Azione’, mentre dal Movimento 5 Stelle sono stati espulsi Saverio De Bonis, Gregorio De Falco e Paola Nugnes. Nessun cambio di casacca, invece, si è verificato nel centrodestra. Al momento, i senatori del Pd sono tracollati a soli 36, quelli di Iv sono 17, 107 (ma potrebbero calare presto) quelli dell’M5S e 5 i senatori di LeU, iscritti al Misto. Misto che, al Senato, conta 11 membri cui vanno aggiunti gli otto membri del gruppo Autonomie e 4 non iscritti mentre i senatori della Lega sono 57, di Fi 61, di FdI 18.
La provenienza e il numero totale dei transfughi
Ad aver cambiato gruppo tra Camera e Senato sono stati, dunque, a oggi, ben 70 parlamentari. Di questi, 42 sono stati eletti nelle circoscrizioni plurinominali, 21 nei collegi uninominali (nel caso di centrodestra e centrosinistra, con i voti di tutta la coalizione) e 3 nella circoscrizione estero.
In conclusione, nonostante la XVIII legislatura sia iniziata da appena un anno e mezzo, il quadro partitico vive una fase di grande mutamento. E anche se, per ora, siamo lontani dai record della scorsa legislatura (2013-2018), che ha registrato un numero record di cambi di gruppo, ben 569, quasi 10 ogni mese (un valore che aveva raddoppiato quanto accaduto nel quinquennio precedente, 2008-2013, quando i cambi di casacca erano stati 261, circa 4 al mese), assisteremo quasi certamente a ulteriori cambi di gruppo…