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C'è anche un intellettuale in corsa per la poltrona di ministro della Cultura. Il ritratto di Buttafuoco

Se Sangiuliano dovesse fare un passo indietro dopo il caso Boccia, ci sono almeno 3 candidati per ricoprire il suo ruolo

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
C'è anche un intellettuale in corsa per la poltrona di ministro della Cultura. Il ritratto di...
Pierangelo Buttafuoco (Ansa)

Le storie social di Maria Rosaria Boccia ogni giorno aggiungono un tassello alla vicenda di Gennaro Sangiuliano, la cui permanenza al ministero della Cultura sembra sempre più in bilico, non tanto per la gravità dei presunti addebiti, oggettivamente lieve per non dire nulla, ma perché la versione data dal ministro alla premier sarebbe contraddetta dai fatti. E quindi ci troveremmo in presenza di una situazione molto “americana”. Cioè il problema non è nei fatti, ma soprattutto nel non aver detto subito la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.

Quindi è naturale che sia partita la caccia al successore e i nomi che girano sono sostanzialmente tre: uno è quello di Alessandro Giuli, uno – come abbiamo raccontato ieri su Tiscali News – è quello di Ilaria Cavo, che si rafforza dopo che la candidatura del vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi alla presidenza della Regione Liguria è ormai praticamente certa, e quindi la deputata attualmente di “Noi Moderati” potrebbe andare alla Cultura in quota Fratelli d’Italia, che ha dimostrato di apprezzarla nel corso delle trattative per la candidatura. E magari potrebbe anche esserci un passaggio di gruppo parlamentare, visto che Ilaria Cavo in questi mesi ha interagito molto bene a Roma sia con i deputati del suo gruppo (in particolare Gerolamo Pisano, Martina Semenzato e Pino Bicchielli, oltre ovviamente a Maurizio Lupi), ma anche con i meloniani, con cui si è instaurata un’intensa collaborazione.

Insomma, per l’ex giornalista di Mediaset la destinazione MIC sembra molto credibile, o come ministro, o come sottosegretario – per FdI o Noi Moderati – dove è ancora libera la casella di Vittorio Sgarbi.

E, sempre in vista del rimpasto, crescono molto le quotazioni di un altro ligure: l’ex sindaco di Rapallo Carlo Bagnasco, coordinatore regionale di Forza Italia, che potrebbe andare al Turismo, come ministro o sottosegretario, con un duplice appoggio: quello di Antonio Tajani e della famiglia Berlusconi, Marina e soprattutto Piersilvio di cui sia lui, sia suo padre Roberto, deputato azzurro, sono amici personali.

In questo modo i tre principali candidati al ruolo di presidente della Liguria per il centrodestra chiuderebbero il risiko perfetto: Piciocchi, un vero fuoriclasse che solo incredibili e potenzialmente suicidi tentennamenti del centrodestra hanno rallentato nell’ufficializzazione della candidatura, a correre per la Regione; Cavo alla Cultura e Bagnasco al Turismo, ministri o sottosegretari si vedrà. Con un ruolo quasi di “capodelegazione” al viceministro leghista ai Trasporti e alle Infrastrutture Edoardo Rixi, che è l’uomo che ha fatto arrivare più opere e soldi alla sua regione della storia della Repubblica Italiana, una sorta di difensore civico di un territorio che ha molte caratteristiche dell’insularità, quanto a isolamento, per morfologia e antiche ignavie.

E poi c’è il terzo nome per fare il ministro della Cultura, che è il migliore, perché parliamo di quello che oggi è il maggior intellettuale italiano: Pietrangelo Buttafuoco. E ovviamente lo dico oggettivamente, non perché è un mio straordinario amico personale, anche se è un mio straordinario amico personale, uno con cui magari non ci sentiamo per anni, ma poi basta uno sguardo per capirsi o condividere gli eventi e le persone più incredibilmente sorprendenti, emozionanti e commoventi della vita. Storie che, a volte, quando sono uniche e grandi, fanno sgorgare una lacrima di gioia e tenerezza dagli occhi. E per condividere quelle lacrime servono solo persone speciali, perché sono le uniche che possono capire.

Ecco, se dovessi usare una sola parola per raccontarlo, direi che Pietrangelo è umano, umanissimo, in un mondo dove l’umanità a volte non è più un valore.

Capace di svariare fra i suoi romanzi e la sua scrittura barocca capace di affascinare e lasciare senza fiato anche chi, come me, non ama particolarmente il barocco. Ma che con le citazioni pop: tanto per dire, ha capito meglio di chiunque altro il valore di Paperoga e la sua capacità di essere il migliore nella dinastia dei paperi disneyani.

In questi giorni Buttafuoco è impegnatissimo nel ruolo di presidente della Biennale di Venezia perché c’è la mostra del cinema in corso e quindi a tutto pensa tranne che al ministero. Soprattutto è un uomo leale, la sua nomina è stata in assoluto la migliore firmata da Sangiuliano e non è di quelli che passa le giornate a fare congiure di Palazzo per scalare il potere.

Insomma, fosse per lui - che sta vivendo il ruolo di presidente della Biennale non come occasione mondana, ma fa il presidente superoperativo, quello che lavora in ufficio e fra i padiglioni, sudando come l’ultimo degli allestitori e mettendo cuore e anima in ogni passo e in ogni particolare dei vari settori della mostra – non saprebbe nemmeno chi è Maria Rosaria Boccia.

Soprattutto, Buttafuoco è un uomo di destra, saldamente di destra, che non ha mai nascosto le sue origini, la sua storia e le sue idee. Ma, soprattutto, è un uomo, nel senso migliore che la parola sa avere: cioè per valutare le persone non giudica per la loro provenienza o appartenenza, ma per la loro capacità, che è una rivoluzione copernicana in questa storia.

E così, nel nominare i curatori delle varie sezioni, non è andato alla ricerca degli amici o degli amichetti, ma ha scelto i migliori sulla piazza. E li difende perché sono bravi, non perché sono “dei suoi”.

Lo stesso farebbe se fosse ministro della Cultura, a partire dai sovrintendenti delle Fondazioni lirico-sinfoniche e da tutte le altre nomine, partendo non dalla domanda “di chi è?”, ma da quella “è il più bravo?”.

Così, al Cinema, ha confermato Alberto Barbera, che in questi giorni ha raccontato: “Buttafuoco mi ha sempre difeso”. E al Teatro Willem Defoe, così come all’Architettura ha scelto Carlo Ratti, unico italiano che lavora al MIT, come ha raccontato Francesco Merlo rispondendo a una lettrice di “Repubblica”. Tutta gente che non è di destra, ma ha curriculum straordinari.

E anche Merlo è un altro di questa razza, uno che non giudica sulle appartenenze, ma sul valore delle persone, anche quello umano. E non a caso, pur non amando particolarmente Merlo il mondo di provenienza di Pietrangelo e alcune sue derive, i due si trovano benissimo. Perchè le persone vengono prima delle appartenenze e questa è la grande lezione di questa storia.

Quando Buttafuoco venne nominato alla Biennale, il senatore Raffaele Speranzon, fedelissimo di Giorgia Meloni, disse: “Oggi è stato infranto un tetto di cristallo”.

Da ministro Pietrangelo continuerebbe a infrangerli e soprattutto, come sempre gli capita, dimostrerebbe di essere il migliore dove tocca. Perchè lo fa con la curiosità, l’entusiasmo e la passione di un bambino.

Come farebbe Paperoga.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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