Appuntamento a Bruxelles per i Grandi della terra (tranne la Cina). Nato: “urgente” rafforzare il fronte est
Il presidente Biden è arrivato ieri sera nella capitale belga. Stamani presiederà il vertice Nato, a seguire la riunione del G7 e nel pomeriggio il Consiglio Ue. Tra gli obiettivi, mostrare a Zelensky che l’alleanza atlantica è al fianco della resistenza ucraina. E a Putin che mai le democrazie occidentali erano state così unite e compatte. Preoccupazione per le minacce nucleari
BRUXELLES - L’Air Force one di Joe Biden è atterrato ieri poco dopo le 21 all’aeroporto internazionale di Bruxelles. La zona dell’ambasciata Usa è stata completamente isolata così come sarà, fino a domani sera, anche tutto il distretto dei vari palazzi sede delle istituzioni europei e la linea della metropolitana che porta a Shumann. Nella capitale belga sono arrivati alla spicciolata trenta capi di stato e di governo con rispettive delegazioni per prendere parte a ben tre diversi vertici internazionali: il G7, Nato e il Consiglio europeo. Vertici di guerra. E di economie che devono fare i conti con la guerra. Non si ricorda una concentrazione simile di leader e di diplomazie. Mai, del resto, l’Europa e l’Occidente erano stati così “vicini” alla guerra dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
L’assedio della Russia all’Ucraina va avanti ormai da un mese esatto: distruzione, vittime civili, milioni di profughi in marcia, parecchi tentativi di mediazione (tutti falliti), quintali di propaganda, minacce, vere, finte, chi può dirlo. Putin “gioca” con la minaccia nucleare. “La Russia deve smetterla con questo tintinnar di sciabole nucleare. E’ pericoloso ed è irresponsabile” ha detto ieri Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, nel punto stampa che precede la riunione straordinaria di oggi.
Il “Tiger team” di Biden
Inevitabile quindi che la missione di Biden nell’alleata Europa cominci qui stamani, al quartier generale della Nato, l’alleanza atlantica che, come ripetuto più volte in questo mese, “difenderà centimetro dopo centimetro l’Europa e l’Occidente”. La Casa Bianca ha creato una squadra di funzionari per la sicurezza nazionale incaricata di delineare le risposte di Stati Uniti e alleati se si dovessero creare le situazioni più critiche. Se, ad esempio, il presidente russo Vladimir Putin usasse armi chimiche, biologiche o nucleari. Il gruppo - Tiger Team - esamina le eventuali risposte strategiche e dirette sul campo se Putin dovesse raggiungere il territorio della Nato per attaccare i convogli che portano armi e aiuti all’Ucraina. E’ questo, in queste ore, il timore più diffuso. La provocazione più temuta. Un’azione di non ritorno. Il Tiger team si riunisce tre volte a settimana, in sessioni riservate. Tra i dossier anche quali risposte se la Russia cercasse di estendere la guerra alle nazioni vicine, comprese Moldova e Georgia - dove da anni Mosca ha piazzato propri militari per difendere le minoranze russe - , e come preparare i paesi europei alla massa di rifugiati che affluirebbero su una scala mai vista.
I profughi, “un’altra arma ibrida”
La verità è che le informazioni disponibili sono tante ma poche quelle verificate e verificabili. La stessa Nato è costretta a dare una forbice molto ampia circa i militari rossi deceduti, tra i 7 e i 15 mila.
E’ l’aspetto militare di questa guerra il più urgente ed inquietante. La provocazione è dietro l’angolo in una situazione così complessa dove alle minacce, ai combattimenti dal fronte, alle città assediate si aggiunge la disperazione e la pressione dei profughi. L’ambasciatore polacco alla Nato Tomasz Szatowski ieri sera ha detto chiaramente che “Putin sta usando anche la pressione dei profughi per creare pressione sull’Occidente”. La Polonia, ha spiegato l’ambaciatore, sta facendo fronte ad un afflusso “senza precedenti” di profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, oltre due milioni di profughi in un mese. “Non respingeremo nessuno tra quanti siano minacciati dalla guerra e arrivino per trovare rifugio. Ma se questo afflusso continuerà immutato nelle settimane a venire - ha avvertito - la situazione diventerà difficile per il Paese”. Secondo l’ambasciatore, la Russia sta “agendo deliberatamente” per aggravare la crisi: “Il nostro forte sospetto è che il bombardamento indiscriminato di alcune città ucraine, come Chernihiv, Kharkiv e altre, possa essere teso a creare ondate di profughi ed esercitare così pressione sull’occidente”.
Rafforzare il fronte est
Il vertice di questa mattina al quartier generale della Nato deve decidere quello che più fonti chiamano “un salto di qualità nel dispositivo dell’Alleanza”. Un salto di qualità che - come è stato più volte ribadito anche nelle riunioni e nei bilaterali di queste ore - può riguardare solo il numero e la tipologia di uomini e mezzi impiegati. E mai e poi mai l’impiego diretto nel territorio russo. La guerra deve restare ancorarono e soltanto una faccenda tra Kiev e Mosca. Il presidente Zelensky continua a chiedere più aiuti, più mezzi, più aerei per ostenere “il mio esercito, il mio popolo che sta difendendo non solo l’Ucraina ma anche l’Europa e la libertà di ciascuno di noi”.
Ecco stamani i trenta paesi dell’alleanza atlantica decidono di schierare quattro nuovi gruppi tattici in Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia. Lo ha annunciato il segretario della Nato Jens Stoltenberg. “Quello che vediamo accadere in Ucraina è estremamente doloroso - ha detto ieri presentando il summit di oggi. “Le forze ucraine grazie anche alla leadership del presidente Volodymyr Zelensky stanno resistendo contro l'invasione russa. Ecco perchè è doveroso rafforzare il sostegno” al Paese sotto attacco. Significa l’invio di altri uomini e altri mezzi - anche da parte dell’Italia - da posizionare lungo il fronte est. Forze addestrate per l’intervento rapido. “L’adesione dell'Ucraina alla Nato non è in agenda” ma il “sostegno” dell'Alleanza a Kiev “sì”. La Nato, ha ribadito, ricorda “non è parte del conflitto” e quindi “non manderà truppe in Ucraina. Dobbiamo capire che è estremamente importante fornire sostegno all’Ucraina” ma anche “impedire che questo conflitto diventi una guerra tra Nato e Russia”. Stoltenberg ha quindi ripetuto che “non saranno mandati soldati in Ucraina”.
Nuove sanzioni commerciali
Biden stamani annuncerà anche nuove sanzioni commerciali ed economiche contro la Russia. Si parla di una nuova black list di oligarchi e politici russi da bandire dal territorio Usa e di nuovi beni da congelare. L’Europa invece non è ancora pronta al quinto pacchetto di sanzioni europee. E qui ci saranno momenti di frizione. Anche perchè Putin sta a sua volta sfidando e provocando. La madre di tutte le sanzioni è infatti lo stop agli approvvigionamenti di gas e carbone russo che sono al momento una delle poche forse l’unica entrata economica dello stato russo. Solo l’Italia paga un miliardo di euro al giorno a Gazprom. Il saldo di tutte Europa - che dipende al 50 per cento da fonti energetiche russe - parla di qualche decina di miliardi al giorno. così, solo per tenere aperti rubinetti che - attenzione - non sono mai stati chiusi. E, anzi, hanno fatto arrivare ancora più gas rispetto all’autunno quando invece Putin aveva dirottato il gas altrove. Ora il punto è che Washington ha già deciso di chiudere quell’approvvigionamento. L’Europa no e non è neppure in grado di farlo. Da qui la provocazione di Putin all’Occidente riunito a Bruxelles: “Da oggi - ha annunciato il Cremlino - le forniture di gas e petrolio dovranno essere pagate in rubli”. La moneta russa, infatti, che nelle prime due settimane di guerra e di sanzioni aveva perso il 42%, nelle ultime due settimane ha già recuperato il 32% del valore. Significa che ci sono parecchi buchi nella rete di sanzioni commerciali che avrebbero dovuto piegare il Cremlino.
Un piano per l’Europa
Biden invece spingerà su questo punto. Il ricatto delle materie prime è un argomento troppo sensibile per l’economia europea che negli anni ha dismesso l’attenzione all’approvvigionamento di materia prime. Che non sono solo gas e carbone ma anche grano, acciaio e componenti per la nostra manifattura. Già oggi il presidente Usa dovrebbe annunciare all’Europa una sorta di piano Marshall energetico. Nulla però che potrà risolvere la nostra dipendenza nel giro di qualche mese. all’Italia servono “almeno tre anni”.
Oggi alla Nato Biden metterà in guardia sul possibile uso di armi chimiche da parte della Russia. Il sindaco di Irpin, Oleksandr Markushin, ieri ha denunciato l'utilizzo di bombe al fosforo - vietate dalle Convenzioni di Ginevra - da parte delle truppe di Mosca. Episodi simili si sarebbero verificati anche a Gostomel. Continua l'agonia delle città obiettivo della strategia russa di sfiancamento. Mariupol, Chernihiv e Melitopol sono ancora senza acqua, cibo farmaci e spesso senza corrente elettrica. Si contano ovunque migliaia di civili intrappolati nell’assedio. Molti non se ne vogliono andare.
Il bollettino dell'intelligence militare britannica sul conflitto parla di “un campo di battaglia per lo più statico” con “le forze russe che probabilmente stanno attraversando una fase di riorganizzazione prima di riprendere operazioni offensive su larga scala”. Secondo la Difesa di Londra, “le forze russe stanno cercando di avvolgere le forze ucraine nell'Est del Paese mentre avanzano nella direzione di Kharkiv nel Nord e di Mariupol nel Sud”e, a Sud Ovest “stanno ancora cercando di aggirare Mykolaiv mentre cercano di dirigersi a Ovest verso Odessa”. E’ una delle poche fonti certo non neutrale ma neppure russa o ucraina.
Anche l’Italia adegua le spese militari
Prima di partire per Bruxelles ieri Draghi ha tenuto le comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio Ue e della fitta agenda di appuntamenti internazionali nelle prossime 48 ore. Su energia e misure a difesa di famiglie e imprese ha ripetuto le cose dette in questi giorni: stoccaggio comune; acquisti comuni: tetto Ue al prezzo del gas, dividere prezzo del gas da quello dell’elettricità. Sull’impegno militare dell’italiana ha avuto parole nette. E chiare. Che non sono piaciute ai pacifisti e putiniani (non sono ovviamente la stessa cosa) che siedono in Parlamento. Contribuire a costruire una difesa europea, aumentare le risorse nazionali dedicate, continuare a perseguire la pace. E’ con questi obiettivi che anche l'Italia porterà le spese militari destinate alla difesa al 2% del Pil. Perchè una risposta coordinata e comune, come quella che fin qui l'Ue ha saputo dare insieme all'Alleanza Atlantica, resta l'unica via per cercare il silenzio delle armi e lasciare spazio al negoziato. Il premier quindi non solo ha ribadito gli impegni già presi - a livello di difesa e anche economici e commerciali - ma ha difeso in anticipo quelli che saranno presi. E ha avvertito che bisognerà superare le “divisioni” sull'energia per trovare un'intesa che porti risultati “ambiziosi e operativi”. E “immediati”. Il Parlamento anche ieri ha dato un via libera convinto a Draghi e al governo. Vediamo cosa porterà indietro da questi due giorni a Bruxelles.