La droga di Morisi e le previsioni di Giorgetti: il black monday di Salvini

La coincidenza di una brutta notizia (quella del guru della Bestia) e di un’intervista che accusa i leader del centrodestra di aver sbagliato candidati e campagna elettorale. L’irritazione di Meloni e della parte salviniana di Forza Italia. Il tutto a cinque giorni dal voto

La droga di Morisi e le previsioni di Giorgetti: il black monday di Salvini

Non è il fatto di cronaca che pesa. E’ l’uno-due politico che risulta travolgente. L’indagine per la presenza di qualche grammo di droga nella casa di campagna di Luca Morisi, guru della comunicazione politica di Matteo Salvini, colui che per anni ha usato i social come una clava contro nemici e avversari politici di Matteo Salvini, è certamente fatto degno di nota. Per due motivi soprattutto. Il primo: Salvini ha fatto di uno spinello motivo di onta e disonore e cifra di crociate nelle periferie italiane andando a suonare i campanelli in cerca di spacciatori (remember Bologna? Regionali gennaio 2020). E’chiaro che avere il suo uomo comunicazione più fidato con la droga in casa è molto di più e peggio di un contrappasso impossibile da spiegare agli elettori se non con l’ipocrisia di certe posizioni assolute. Il secondo: indagando su Morisi, avendo i carabinieri “aperto” telefonino e computer è chiaro che tutti si sentono legittimati a pensare che “prima o poi in quei device spunti Salvini”. Illazioni, elucubrazioni. Ma questo era il commento più gentile che circolava ieri tra Camera e Senato.  

Black monday

Quello che fa effetto in questo black monday del Capitano a cinque giorni dal voto è piuttosto l’intervista del ministro Giancarlo Giorgetti. L’uomo di punta delle Lega al governo, uno di quelli che più gode della stima di Mario Draghi e anche tra i più avari di dichiarazioni, ieri ha in un colpo solo fatto a pezzi la campagna elettorale delle amministrative, spiazzato il centrosinistra sui tempi della legislatura ("andiamo a votare in primavera e poi chi vince governa”) e piazzato direttamente Mario Draghi al Quirinale. “A partire dal prossimo febbraio - ha detto Giorgetti - i partiti non faranno più da scudo a Draghi, ci saranno da fare scelte importanti e divisive e lui non può governare mentre intorno ha una coalizione litigiosa che penserà solo al consenso”. Cioè detto, la doppietta Morisi indagato per droga e Giorgetti che via intervista dà la linea al posto del Capitano e opposta a quella del Capitano, a fine giornata risulta micidiale. Per trovare una giornata così nera nell’agenda di Salvini bisogna forse risalire all’agosto 2019 quando saltò il Conte 1 e tutto andò al contrario del previsto. Impossibile non notare la coincidenza nella diffusione di entrambe le notizie: Corriere e Repubblica ieri mattina avevano entrambi la notizia dell’ex guru social indagato per possesso di droga; La Stampa l’intervista a Giorgetti che parla anche di Morisi con toni affettuosi e di stima. All’oscuro, pare, degli sviluppi di cronaca.  

“Evento occasionale”

Conviene partire dai fatti. Morisi, inventore della Bestia, viene perquisito la sera di Ferragosto nella sua villa di campagna in provincia di Verona. Quella notte una pattuglia dei carabinieri ferma tre ragazzi in auto. Hanno bottiglie con uno strano liquido che poi si rivela essere droga (quella cosiddetta dello “stupro” usata in feste e locali per stordire eventuali vittime di stupri). I ragazzi se le cantano subito: “L’abbiamo presa a casa Morisi”. Scatta subito la perquisizione e in casa vengono trovate “modiche quantità di stupefacente”. Però i carabinieri, quella sera, sequestrano anche telefonini e pc. Nulla esce di queste perquisizione. Nessuno sa nulla. Nessun giornale ne scrive. Fino ad una settimana fa quando arriva la notizia inaspettata che “Luca Morisi ha lasciato ogni incarico nella Lega e non coordina più l’attività della Bestia a partire dal primo settembre”. A dir la verità parecchio ridimensionata e quasi oscurata nel momento in cui Salvini ha deciso di entrare al governo. Se accetti di entrare in squadra con Draghi devi abbandonare la comunicazione aggressiva, populista, infamante portata avanti dalla Bestia negli ultimi cinque anni e che è stata una parte decisiva nella crescita della Lega fino al 34 per cento. Lo staff della Lega si sforza di dire e ripetere che è tutto sotto controllo e che Morisi ha lasciato per motivi famigliari. Non ci crede nessuno. E infatti, bastano pochi giorni di ricerche ed ecco la notizia. Lo stesso Morisi si è dimesso nella speranza di non far uscire la notizia. E quando ha capito che era impossibile tenerla segreta. Il sequestro dei telefoni gli ha tolto ogni speranza. Ieri è stato un crescendo di illazioni che hanno alzato molto l’entità dei fatti. La procura di Verona ha tagliato corto definendo la presenza di droga “un evento occasionale”. I carabinieri smentiscono e minimizzano tutto: “La perquisizione a casa Morisi nasce veramente per caso, non c’era alcuna attività di indagine su Morisi”; smentito il contesto di feste e festini; nessuna attività di indagine è stata avviata in base all’apertura delle memorie dei telefoni. Chissà se è vero.  

Le scuse di Morisi

Il cinquantenne, per anni uomo ombra di Salvini, colui che con un meme o un post o un fotomontaggio, dava la linea alle giornate di Salvini (contro gli immigrati, contro gli avversari politici, contro tutto ciò che giorno per giorno poteva essere usato politicamente), ieri mattina si è voluto scusare con tutti, a cominciare da Salvini. “Non ho commesso reati - assicura Morisi - ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso. E’ un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine”. Sono le otto di lunedì mattina. Per Salvini è appena iniziata una giornata durissima. Accetta le scuse di Morisi, “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la vita” scrive il Capitano. Lo cosa gli fa certamente onore ma non lo mette al riparo da attacchi, ironie, meme virali sui social.

E se Renzi, uno dei bersagli preferiti della Bestia, giura che Italia viva non si comporterà come “lui (cioè Moriisi, ndr) si comportò con noi", il Movimento 5 stelle attacca. “Allora era vero che la propaganda social di Salvini aveva qualcosa di stupefacente" gioca con parole insinuanti Toninelli. “Chi citofonerà a casa di Salvini? Scagli la prima pietra chi è senza peccato” afferma il ministro Dadone. Nessun affondo da parte del centrodestra. In chiaro. Ma poi, invece, è tutto un chiedere e ricostruire.  

La mossa di Giorgetti

Tutto questo, si diceva, capita proprio il giorno in cui il ministro Giorgetti, uno che non parla mai, decide di rilasciare un’intervista anche questa “stupefacente” nel senso di inaspettata.

Il ministro dello Sviluppo economico ha lanciato un endorsement per Calenda nella Capitale (“ha le caratteristiche giuste per amministrare una città complessa come Roma”), ha previsto la vittoria di Sala al primo turno a Roma, ha sottolineato che a Roma sarebbe stato meglio candidare Bertolaso e non Michetti, dato perdente nella corsa con il dem Gualtieri. Il Pd ci si è buttato a capofitto, per attaccare Calenda e accusarlo di essere uomo di destra (ma ha avuto la tessera del Pd e ne è uscito che è nato il Conte 2). Ma le tensioni sono interne al partito di via Bellerio - anche per quel riferimento ostentato al 'modello Bossi' - e nella coalizione di centrodestra. Giorgetti, in realtà, si sta spendendo in campagna elettorale proprio per i candidati sindaci proposti (soprattutto, anzi solo per quello di Torino), il suo obiettivo è che escano vincitori. “Polemiche sterili, sono stato strumentalizzato” la sua difesa. Ieri era a Torino, oggi è a Bologna, il primo ottobre sarà sul palco a Milano, al fianco di Salvini. Quest'ultimo non ha detto nulla se non limitarsi ad una nota per contraddirlo. 

Spiazzati

La verità è che lo stato maggiore della Lega è rimasto spiazzato dall’intervista del ministro dello Sviluppo economico. Impossibile non notare che normalmente silenzioso pur avendo i microfoni sempre pronti ad intercettarlo, nelle settimane del vaccino e del green pass Giorgetti è stato molto presente nei titoli di giornale. Quasi a voler ribadire che in Lega non ci sono sono solo no pass e no vax a cui Salvini ha concesso cittadinanza. Ha preso corpo in modo netto in queste settimane la dinamica delle “due Leghe”. Che è l’unica cosa che Giorgetti ha veramente smentito nell’intervista: “Macchie due Leghe, ce n’è una sola, fatevene una ragione. Al massimo ci sono sensibilità diverse”. Ma tra i colonnelli di Salvini l’irritazione è tanta. “Giorgetti si contrappone continuamente a Salvini, la misura è colma. Non può parlare così un vice segretario del partito, sembra Fini con Berlusconi”. Si parla di Giorgetti “fondatore del partito di Draghi” o “primo azionata dell’alleanza dei draghetti”.

Dopo le amministrative, se l'esito per la Lega non fosse positivo, Salvini dovrà rispondere del risultato.

Non si metterà in discussione la guida del partito ma gli sarà chiesto di cambiare rotta e aprire ad una maggiore collegialità. Il caso Morisi insegna: “Salvini - dice un deputato della Lega - non deve circondarsi di persone legate al 'cerchio magico' ma confrontarsi apertamente con i massimi dirigenti prima di ogni decisione, ovverosia tutti gli amministratori e i presidenti di Regione. Quelli del nord, soprattutto, quelli doc.  

Mal di pancia anche nella coalizione

Diciamo subito, per chiarezza, che l’intervista di Giorgetti è piaciuta molto a quella parte di Forza Italia che non ha mai visto di buon occhio la “nazionalizazione” della Lega da nord a partito nazionale e che ha vissuto come un incubo la torsione populista e sovranista di Salvini. Assai meno alla parte più vicina a Salvini, quella già pronta a fare il partito unico. Molta irritazione in Fratelli d'Italia. “Giorgetti non conosce Roma, io mi fido di Berlusconi e Salvini” ha argomentato la presidente di Fdi Giorgia Meloni il cui volto, nel frattempo, è apparso sui bus di Roma accanto alla frase: “Vota Michetti”. Effetto surreale. Quasi pericoloso, perchè induce a distrazioni, girando in motorino.

“Giorgetti è di Varese e pensi a fare campagna elettorale a Varese” ha tagliato corto il coordinatore di FI Tajani.

Pare che Giorgetti abbia deciso di parlare all’arrivo dell’ennesimo sondaggio nefasto per la coalizione. Ma dentro Fratelli d’Italia si preoccupano d’altro: che l'ala governista della Lega e di FI vogliano iscriversi al partito di Draghi. E lascino Giorgia Meloni nell’angolo del nazionalismo uscito sconfitto anche dalle urne tedesche. Tocca a Berlusconi fare da paciere: “Il 50% degli italiani vota centrodestra, evitiamo di spaccarci ora”. Congelata, al momento, la discussione sul Quirinale. “Prematuro tirare Draghi e Mattarella per la giacchetta” ha tagliato corto Salvini.