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Biotestamento, Mina Welby: "Bisogna rispettare la volontà del malato. I cattolici sono contrari? Si leggano il catechismo"

La co-presidente dell'associazione Luca Coscioni spiega che la legge in discussione è un "primo passo importante". "L'obiezione dei medici diversa dalla 194"

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Mina Welby durante una manifestazione
(Foto Ansa)

Il "fine vita" raggiunge il suo primo via libera. Con il governo in posizione neutrale, la tanto attesa norma fa il suo percorso e arriva alla sua prima approvazione alla Camera dei deputati, prevista per giovedì sera. Sono i volti di Dj Fabo, Piergiorgio Welby, Eluana Englaro e Luca Coscioni che più rappresentano il senso di questa legge: la possibilità di decidere della propria vita e della propria morte, relativamente al rifiuto di cure ostinate, a volte inutili e dolorose e che possono anche sfociare nell'accanimento terapeutico. Il dibattito in Italia è aperto da anni e sono stati molti i tentativi di realizzare una legge che desse dignità alla volontà del paziente. Con la proprosta di legge sulle "Disposizioni anticipate di trattamento" siamo giunti a una svolta? 

Cosa sono le Dat?

A favore di questo cammino c'è lo "strano asse" tra Pd e M5S, con l'aggiunta del contributo, ovviamente al ribasso, di Ap. E' proprio da questo innesto che viene fuori accanto alle Dat, con le quali il paziente stabilisce prima a quali trattamenti non vuole sottoporsi, "l'obiezione di coscienza" per il medico, punto molto criticato. Sembra esclusa quindi dal testo la possibilità per i parenti - come nel caso di Eluana Englaro - di riportare e far valere la (presunta) volontà del malato. Il testo inoltre si conferma edulcorato rispetto a quello iniziale laddove parla delle "disposizioni" del paziente e non delle "dichiarazioni". In particolare l'articolo 1 prevede il "consenso informato" con l'aggiunta però di un elemento importante, contenuto nel comma 5: anche l'alimentazione e la ventilazione forzate rientrano tra i trattamenti sanitari inclusi nelle Dat e quindi fra le cure rifiutabili. 

"Un buon testo - dice Mina Welby, co-presidente dell'ass. Luca Coscioni in un'intervista a Tiscali.it - con delle debolezze che si potrebbero migliorare. Ma in linea generale vengono rispettati i principi sulla carta dei medici, che dicono che la persona non deve avere delle terapie senza il consenso, tutte acclarate per legge". In sostanza, sostiene, "è una legge a favore della dignità e della volontà di una persona che ha bisogno di essere curata".

Il ruolo del medico e "l'obiezione di coscienza mascherata"

Ma la la legge non è scevra da "difetti", spiega Welby. E qui entra in gioco il ruolo del medico e di quella che da molte parti (in Aula vi si è opposto apertamente il M5S) viene definito una sorta di "obiezione di coscienza" del medico. La norma stabilisce che "il sanitario è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale" e fin qui ci siamo. Poi continua confermando che "il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali", ma alla Camera è stato aggiunto, per maggiore chiarezza, che "a fronte di tali richieste, il medico non ha obblighi professionali". 

Cosa significa? Secondo l'attivista, moglie di Piergiorgio Welby, morto di Sla nel 2006 al culmine di una battaglia per il rispetto delle volontà del paziente, la legge in discussione "prevede un'obiezione diversa da quella della 194 dove un medico è obiettore in generale. In questo caso invece - spiega - l'obiezione si esercita caso per caso, quando ci sono determinate richieste consentite dalla legge. Il senso - spiega ancora - è che la Asl comunque è tenuta al rispetto della norma e interviene sostituendo il medico". Senza giri di parole in Aula il M5S l'ha bollata come "obiezione di coscienza mascherata" uscita dal "contentino dato dal Pd ad Alfano", nonostante la relatrice Lenzi (Pd) non sia d'accordo.

No all'obiezione per le cliniche cattoliche, dubbia quella dei medici

La Chiesa in ogni caso non si scompone. Incassa il "no" all'obiezione per le cliniche cattoliche e prende atto del fatto che sarà comunque possibile raggiungere "l'obiettivo" puntando sul singolo medico. "Io conosco già un ospedale cattolico, il Gemelli - sostiene Welby - dove c’è anche un medico cattolico, il dottor Sabatelli, che giàh ha detto: i malati, per esempio quelli di Sla, possono morire come vogliono. Un medico deve considerare anche un’altra cosa e cioè che ci sono anche gli articoli del catechismo che dicono che le terapie possono essere sospese non per far morire ma per accettare di non poter impedire la morte". Insomma la sfida è "trovare le basi etiche, morali e giuridiche per rispettare queste volontà".

"La legge sul fine vita con l'eutanasia non c'entra nulla"

Per il resto il pericolo che viene paventato anche oggi dalle colonne dei quotidiani vicini al Vaticano, è quello della "deriva eutanasica", il rischio cioè che si aprano le porte al suicidio assostito. "Io penso che tra il 70 e l’80% degli italiani vorrebbe una legge sull’eutanasia", aggiunge Welby che proprio in questi giorni ha ricevuto un avviso di garanzia per aver accompagnato Trentini in Svizzera e prima ancora Dj Fabo per il suicidio assistito. "Un atto dovuto perché ho violato norme dello Stato", spiega assicurando che si difenderà dalle pesanti accuse che coinvolgono anche Marco Cappato: istigazione o aiuto al suicidio. "Si parla solo dei casi dove ci sono delle forme di sofferenza spirituali e fisiche tali che non ci siano più possibilità di tutela e conforto per cancellare questi dolori - dice -, come per Trentini e Dj Fabo". Ma forse l'Italia oggi non è pronta. "Un passo alla volta, per una legge come questa puntiamo sulla prossima legislatura con un nuovo articolo, se il Parlamento sarà sensibile". 

A Piergiorgio Welby, che mise al servizio della causa la sua malattia e la sua sofferenza, prima di morire, questa legge sarebbe piaciuta? "Spero nel buon esito dell'iter legislativo e in qualche piccolo miglioramento in Senato. Una grande passo comunque che mio marito già nel 2002 avrebbe voluto e in quei tempi lui non parlava di eutanasia perché sapeva che non avrebbe ottenuto nulla. Quindi una soddisfazione veramente grande per me anche in ricordo di Piergiorgio". 

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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