Meloni-Berlusconi si vedono oggi, ma è Enrico IV che va a Canossa dalla ‘papessa’ Giorgia
Oggi l'incontro tra il leader di Forza Italia e il premier in pectore. ‘Svolta o rottura’? I segnali sono positivi, la tregua è vicina, ma il Cavaliere vuole la ‘testa’ di Crosetto per aver rinunciato alla Ronzulli…
E' stato, finalmente, fissato per il pomeriggio di oggi, intorno alle 16, l'incontro fra la leader di FdI e premier in pectore, Giorgia Meloni, e il leader FI, Silvio Berlusconi. Trattasi dell'incontro chiarificatore, e faccia a faccia, per ricucire lo strappo consumato sul secco ‘no’ alla senatrice, nonche ‘badante’ (del Cav e pure di Forza Italia), Licia Ronzulli, nella squadra di governo, opposto dalla ‘donna’ (tosta) Meloni allo stesso Berlusconi. Un tackle scivolato contro la vera ‘reggitrice’ dei destini di ‘casa Arcore’ e di FI, cui ha fatto seguito, come fallo di reazione, il mancato sostegno nell'urna di palazzo Madama, di Forza Italia al neo-presidente di FdI del Senato Ignazio La Russa (fallo, però, andato a vuoto: FI ha cercato la prova di forza e l’ha pure persa) e poi l'appunto, più o meno privato&pubblico, di epiteti stroncanti di Berlusconi sulla Meloni, infine la sua replica a favor di telecamere "non sono ricattabile". Un crescendo di accuse e liti, odi sotterranei – e antichi – rivalità mai sopite.
Eppure, è il re Enrico IV che va a Canossa, (“umiliarsi, piegarsi di fronte a un nemico, ritrattare, ammettere di avere sbagliato, fare atto di sottomissione” recita il dizionario). a prostrarsi dalla ‘papessa’ Matilde di Canossa, alias Giorgia, nella fattispecie pure nelle vesti di ‘papessa’, dato che è lei che sta per ricevere l’incarico di governo (le due figure erano distinte: Matilde di Canossa, da un lato, e il papa-re Gregorio VII dall’altro).
Il ‘mediatore’ Crosetto intervistato da QN: “Non si fa il governo senza FI. Dia altri nomi”
A lavorare alla ricucitura, indefessi, per tutto il fine settimana sono stati i pesi massimi del centrodestra. Dallo stesso presidente del Senato Ignazio La Russa a Guido Crosetto – definito, in una intervista rilasciata a QN, ‘il mediatore’ – che, sul fronte Meloni hanno portato a casa la richiesta "tassativa" della premier in pectore che fosse Berlusconi ad andare da lei e non viceversa, escludendo campi neutri come il Parlamento, con i gruppi di FdI o FI di Camera o Senato inclusi.
Ma è il ‘gigante buono’ Crosetto – da FI ci viene, conosce Berlusconi a menadito, anche se lo mollò per fondare FdI con la Meloni, di cui oggi resta uno dei più ascoltati e fidati consiglieri economici (ma non è detto che, per questo, diventi ministro, anzi: lui non vuole affatto lasciare le sue aziende) – a rompere il gelo che si è creato tra i due leader, rilasciando una intervista, che esce di domenica, sul Quotidiano nazionale, a firma del sottoscritto, in cui difende a spada tratta, ovviamente, Meloni, ma tende pure un ramoscello d’ulivo al Cavaliere. Ramoscello d’ulivo ricambiato, come vedremo dopo, con una ‘corona’ di spine: il Cavaliere si appresta a chiedere la ‘testa’ di Crosetto, alla Meloni, in cambio della rinunzia alla Ronzulli e mettere al Mise un suo uomo, e pure fidatissimo (l’ex confindustriale D’Amato, Cattaneo o altri).
“Forza Italia poteva avere tutte le soddisfazioni che voleva, ma ha fatto problemi solo su un nome”, dice Crosetto. “Meloni gli ha risposto: 'voglio le donne e gli uomini migliori' - spiega Crosetto intervistato dal Quotidiano nazionale -. Berlusconi dovrebbe scegliere, per il governo, le persone con il metro con cui ha fatto fortuna nelle sue aziende: selezionando i migliori tra tutti". Poi: "C'è stato un atto di rottura forte, simbolico, al Senato, ma alla Camera tutto il centrodestra ha votato, compattamente, per Lorenzo Fontana. - ricorda ancora Crosetto riferendosi al mancato voto forzista per La Russa a Palazzo Madama -. Dopo la lite, ci sarà la ricomposizione. Meloni non è una che porta rancore. E' donna pragmatica. Il Paese ha tanti problemi. Non si può aspettare".
"Nessuno - garantisce ancora il fondatore di FdI - vuole fare un governo senza Forza Italia o che non sia di centrodestra. Abbiamo visto, per anni, governi tra Lega e M5s, M5s e Pd, Lega-Pd-M5s. Volete che ora non ne nasca uno di centrodestra? Vorrebbe dire farsi molto male. Non succederà. E neppure che FI vada da sola alle consultazioni".
Certo, resta il fatto che "da parte di Berlusconi c'è stata una richiesta specifica, per Licia Ronzulli. Meloni ha ritenuto di scegliere un'altra figura. Potevano cambiare obiettivo e invece - avverte Crosetto - si sono infilati in un braccio di ferro, tra minacce, atti, gesti, voti, eccetera. Potevano chiedere compensazioni di altro tipo…". Della Meloni, l'ex parlamentare del Pdl fa notare che "chiede a sé stessa sempre di più", ma anche che "non ha debiti da pagare verso nessuno" e dunque, "sceglierà i più bravi". Tra loro ci sarà anche Crosetto? "E' l'ultimo dei miei pensieri. Non passo un solo secondo a chiedermi se farò il ministro. Quando sento Meloni, non ne parliamo. Se il futuro premier riterrà che possa essere in qualche modo utile, servendo l'Italia in qualche ruolo, me lo dirà e allora mi porrò il problema a mia volta ma sto bene anche fuori dal governo".
La ‘minaccia’ del Cav: se noi perdiamo Licia, lei deve rinunciar a Crosetto, così è menomata
Al netto delle possibilità che Crosetto diventi ministro (dovrebbe o potrebbe andare al Mise) e anche delle battute che fa, in separata sede, tra un compleanno della figlia e un po’ di sano riposo (“Berlusconi dovrebbe fare come fece col Milan: proporre i Gullit e i Van Basten, non i brocchi”), ma anche al netto della capacità di mediazione che, se è connaturata all’homus crosettianus, non è detto che lo sia ugualmente la femina meloniana resta il fatto che oggi pomeriggio Meloni e Berlusconi si incontreranno per siglare, più che una pace, una tregua. La sinistra dunque "si metta l'anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione", dice la leader di FdI dopo aver passato la domenica a rintuzzare gli "attacchi scomposti della sinistra", specie quelli di casa Ue.
E dopo una serie di contatti telefonici con il Cav, pone così le premesse per una tregua, dopo le tensioni che hanno reso turbolenta la partenza della nuova maggioranza. Il faccia a faccia si terrà dunque intorno alle 16, negli uffici di FdI, a via della Scrofa. Con l'auspicio di entrambe le parti di un epilogo ben diverso rispetto all'incontro di giovedì scorso alla Camera, quando i due ruppero, malamente, proprio sul ministero da assegnare, o meno, alla Ronzulli...
Intanto si è stemperato il clima, sempre grazie al lavoro "di fioretto" dei pontieri, lungo l'asse fra Gianni Letta (che ieri è volato fino ad Arcore) e il nuovo presidente del Senato La Russa. Un punto di caduta potrebbe alla fine trovarsi sulla Giustizia. Meloni per quel posto pensa da tempo all'ex magistrato Carlo Nordio, ma, secondo varie ricostruzioni, ci sarebbero margini di trattativa affinché, invece, venga concesso a FI: in quel caso potrebbe andare a Casellati o a Sisto. In alternativa, Berlusconi è pronto a rivendicare il Viminale (con una figura di alto profilo, di garanzia), o il Mise, che è però uno dei dicasteri chiave per la premier in pectore che lì vuole proprio il suo ‘gigante buono’, Guido Crosetto, anche se, a notte fonda, gira una strana ‘voce’ che arriva, però, direttamente dall’inner circle di Arcore: “Se noi ci dobbiamo privare del nostro pezzo migliore, l’amica Licia, lei deve rinunciare a Crosetto, che ha troppe relazioni e conta troppo nei posti che contano, così le decapitiamo la testa e le rendiamo monchi gli arti, senza il suo amico” - sarebbe un ricatto bello e buono, ma il Cav ne è capace, dipenderà tutto dalla Meloni, accettarlo.
Più che una pace, quella di oggi è una tregua. Le richieste di compensazione su altri dicasteri
Altrimenti, in ultima istanza, FI chiederebbe un ministero in più di quelli della Lega. Finora sono quattro quelli attribuibili a Forza Italia, fra cui gli Esteri per Antonio Tajani, l’Università per la Bernini, la Pa per Gasparri e un altro ‘minore’ (Turismo e/o Sport). Ad ogni modo, l'esito della trattativa dovrà incastrarsi con i desiderata della Lega, che non sembra incline a rinunciare al Viminale, ma che si è già assicurata il Mef con Giancarlo Giorgetti (a meno che si riapra l'opzione di Fabio Panetta, ma è pia illusione).
Su un aspetto Meloni non arretra, si sottolinea in ambienti del suo partito: la volontà di avere ministri di alto profilo e chiudere senza perdere tempo, entro il 25 ottobre. "Si mettano l'anima in pace: siamo qui per risollevare la nostra Nazione. Sarà un percorso pieno di ostacoli, ma daremo il massimo. Senza mai arrenderci", scrive all’attacco di "attacchi scomposti della sinistra, un insulto ai cittadini che scelgono da chi vogliono essere rappresentati".
I mediatori di FdI (Crosetto, La Russa) e di FI (Letta, Confalonieri, Tajani) sudano 7 camicie. Ed entrano in campo anche i figli del Cavaliere
Sul fronte di Forza Italia, da Gianni Letta ad Antonio Tajani e Fedele Confalonieri hanno sudato non poco, cioè le proverbiali sette camicie, per convincere Berlusconi a compiere il passo e accettare le condizioni della premier in pectore. Con il leader della Lega Matteo Salvini a fare da mediatore e, ormai, nelle inedite vesti di paciere: rimasto a Roma nel fine settimana ha avuto ripetuti e fitti contatti con Meloni e Berlusconi.
Le cui ultime resistenze, secondo fonti di Forza Italia, sarebbero state superate solo dopo che la sua stessa compagna, Marta Fascina, avrebbe valutato, con Licia Ronzulli, la accettabilità della proposta ricevuta dalla loro ‘nemica’ Meloni. Ma la versione sa tanto di versione ‘di comodo’. La verità è che lo ‘stop’ alle smanie e ai desideri ‘ministeriali’ della Ronzulli è arrivata, come sempre accade nei momenti e nei casi più caldi, dai figli del Cavaliere: Marina e Piersilvio. I quali hanno ben altre gatte da pelare, e cioè tenere in piedi un impero mediatico, e molte aziende, che senza l’aiuto statale, cioè le sovvenzioni governative, pur se indirette (bollette, energia, gas, luce, telefonia) e le linee di credito bancarie, rischierebbero seri guai, se non un vero crollo. E, guarda caso, il ministero che se ne occupa (Mise), con tanto di delega sulle tlc, finirà a FdI, non a FI.
Passa un fine settimana di trattative ininterrotte, dunque, tra Meloni e Salvini a Roma, da un lato, Berlusconi e lo stato maggiore FI, ad Arcore, che non ha visti estranei gli stessi figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio in testa. A tal punto, il loro intervento, da suscitare protesta pubblica del Pd che ha chiesto a Meloni di rendere pubblico se è vero e su cosa si sarebbe confrontata con i figli di Berlusconi, al vertice delle aziende di famiglia.
Il conflitto d’interesse: il Pd scopre l’acqua calda ma pure FI darà filo da torcere a Meloni
L'ultimo affondo del Pd è arrivato pochi minuti dopo. "Nella trattativa per la formazione del governo entrano in campo i figli di Berlusconi, cioè i proprietari di Mediaset – dice Enrico Borghi, esponente della segreteria del Pd -. Di cosa parlano con Meloni? Del futuro dell'azienda? Cose inconcepibili in qualunque altro paese occidentale". La scoperta dell’acqua calda, quella di Borghi: il conflitto d’interesse di Berlusconi, le sue aziende, l’interesse dei figli…
Di certo, le tensioni dopo lo strappo di FI in Senato e lo scontro sul caso degli appunti di Berlusconi su Meloni, hanno prodotto un'incertezza tale da generare preoccupazione anche nella famiglia del Cavaliere. Non solo per gli scenari legati al governo, ma anche per il subbuglio che attraversa il suo partito. Dopo l'esclusione dal governo per il veto di Meloni, Licia Ronzulli mira alla guida del gruppo al Senato, e un azzurro a lei vicino, Giorgio Mulè, è l'alternativa al ‘tajaneo’ Barelli per Montecitorio, mettendo nell’angolo l’area moderata di Tajani e portando FI su posizioni barricadere anti-Meloni.
Una ‘militarizzazione’ del partito e dei gruppi che potrebbe portare, in futuro, guai al governo Meloni che si troverebbe, in Parlamento, a fare i conti con gruppi azzurri sostanzialmente ‘ostili’ che potrebbero darle parecchio filo da torcere, specialmente al Senato, causa gli scarsi numeri che arridono, a palazzo Madama, al centrodestra.
Il resto del sudoku che riguarda i ministeri
In ogni caso, solo dopo la formazione dei gruppi e l'elezione dei vicepresidenti delle due Camere, e solo se oggi si arriverà a una tregua tra i due leader, si completerà il soduku dei ministeri.
Salvini, che a vedere i suoi social ha trascorso parte della domenica a raccogliere castagne, è destinato alle Infrastrutture. FdI intende tenersi stretti Difesa (Adolfo Urso), appunto il Mise (per Crosetto, ma si parla anche dell'ex presidente di Confindustria, Antonio D'Amato), poi anche Transizione ecologica, Famiglia e Cultura. Potrebbe rientrare nella partita anche Letizia Moratti. Per il Lavoro è concreta l'ipotesi di Marina Calderone, presidente dell'Ordine dei consulenti del Lavoro. Avrebbe anche il compito di riformare le pensioni, anche estendendo agli uomini 'Opzione donna' per superare la Fornero: via dal lavoro già a 58-59 anni e 35 anni di contributi, ma perdendo fino al 30% di pensione.