"Vi racconto la capacità Berlusconi di sedurre gli avversari e quella sua ossessione di essere amato da tutti"
“Vedi - mi disse un giorno - non riesco a capire per quale motivo c’è ancora qualcuno che non mi vota. Se solo conoscessero la mia passione, se sapessero quanto ho a cuore questo Paese"
C’è una caratteristica di Silvio Berlusconi che mi piace ricordare più di ogni altra. Ed è la voglia di piacere a tutti, di convincere tutti, di essere amato da tutti. Era una sua vera e propria ossessione: “Vedi - mi disse un giorno - non riesco a capire per quale motivo c’è ancora qualcuno che non mi vota. Se solo conoscessero la mia passione, se sapessero quanto ho a cuore questo Paese, se ci confrontassimo sul mio programma sarebbero certamente dei nostri”.
E questa quasi ossessione di piacere a tutti è stata una costante della vita, anzi delle vite, di Silvio Berlusconi. Persino il suo arcinemico Eugenio Scalfari raccontò di essere stato amico intimo del Cavaliere prima che entrasse in politica e di come gli propose di avere una tomba vicino alla sua nel Mausoleo di Arcore. E poi cene con Berlusconi al piano e il ricordo del leader azzurro il giorno della morte dell’anziano giornalista: “Ho sempre apprezzato Eugenio Scalfari”. E anche il racconto di una cena da parte di Antonio Padellaro, fondatore del Fatto Quotidiano, trasuda reciproca simpatia o, se non altro, almeno leggerezza e capacità di ascoltare l’altro.
Ma anche l’amicizia o comunque il rapporto di cordialità con Pierluigi Bersani, che era suo vicino di posto alfabetico nelle chiame per la fiducia in Parlamento e festeggia il compleanno il 29 settembre, proprio come Berlusconi, e quando sono stati ricoverati hanno trovato l’uno accanto all’altro, reciproca solidarietà. E ancora la stima assoluta con Fausto Bertinotti, con cui lo accomunava la fede milanista e l’ostentata provenienza da famiglie non ricche: i casciavit, a testimonianza dell’estrazione popolare dei tifosi rossoneri, a differenza dei borghesi bauscia nerazzurri. Perché, ovviamente, casciavit, cioè cacciaviti, sta per operai. E insomma quelle tre lettere iniziali “Ber” mettevano insieme personalità diversissime, ma con stima reciproca, anche per un fatto generazionale, nonostante si combattessero nelle urne.
O, ancora, Oliviero Diliberto, anche lui proveniente da Rifondazione comunista e poi nei Comunisti Italiani, partito pubblicizzato a lungo, suo malgrado, dal Cav che disse incautamente in televisione che “Armando Cossutta guidava bande armate nel dopoguerra”. Ovviamente era una scemenza e la querela venne ritirata in cambio di pubbliche scuse sui giornali. Insomma, Diliberto, da Guardasigilli firmò la riforma della giustizia in senso più garantista e Berlusconi spiegò che l’essere persona perbene di Oliviero era addirittura più forte del suo essere comunista.
Grandissimo complimento per il Cav. E potrei continuare con decine e decine di esempi e nomi. Uno, in particolare, mi riguardò direttamente. In un momento particolarmente delicato della vita politica, il presidente del Consiglio mi dedicò un’ora in solitaria per darmi retroscena sulla situazione politica che poi verificai, erano veri e mi regalarono settimane di scoop: “Massimiliano, lo faccio per te perché ti voglio bene e perché sei del nostro Giornale”. Il giorno dopo venni a sapere da un mio caro amico di Repubblica che lo attaccava duramente tutti i giorni, che a lui il premier aveva dedicato due ore: “Lo faccio per te perché ti voglio bene e perché sei di Repubblica, mi attacchi ma so che mi stimi”. Era così, Silvio. E l’abbiamo visto e sentito anche nei ricordi di lunedì, anche da parte degli avversari. “Era un fuoriclasse nel senso letterale della parola” di Matteo Renzi, che pure fu una sua vittima politica, esattamente come Massimo D’Alema (“in privato era una persona assolutamente gradevole e affabile”), dà il senso di una legittimazione totale ed assoluta.
E anche le parole di Romano Prodi, l’unico che lo sconfisse due volte, raccontano di avversari e non di nemici, così come quelle di Francesco Rutelli che se lo trovò pesantemente sulla sua strada due volte: la prima, a fine 1993, quando Berlusconi inaugurando un supermercato a Bologna disse che avrebbe votato Fini e non lui se fosse stato elettore per il Comune di Roma. Finì che vinse Rutelli, ma che in quel momento nacque il centrodestra come lo conosciamo ancora oggi con il Polo della Libertà a Nord con la Lega e il Polo del Buongoverno a Sud con Alleanza Nazionale.
E poi Rutelli se lo trovò avversario alle politiche del 2001, dove era il candidato premier del centrosinistra e colmò un distacco che nei sondaggi era notevolissimo, ma che alla fine si ridusse settimana dopo settimana e le due coalizioni chiusero separate da circa 400mila voti e se fossero andati avanti ancora un po’ probabilmente avrebbe vinto l’ex sindaco di Roma. Insomma, anche se fu un suo arcinemico politico, Rutelli ha raccontato di come i rapporti con Berlusconi siano sempre stati ottimi.
E anche le parole di Giuseppe Conte, a cui pure il Cav provò a “scippare” il merito dei soldi del PNRR, ottenuti a Bruxelles, con cui naturalmente il Cavaliere non c’entrava nulla, ma che spiegò serioso che aveva spuntato lui, portando in Italia tutti quei soldi. Insomma, anche Conte avrebbe potuto infierire su uno dei suoi predecessori a Palazzo Chigi, anche perché i Cinque Stelle sono nati e spesso cresciuti sulla gogna mediatica allo “psiconano di Arcore” (copyright Beppe Grillo). Invece, le parole dell’ex presidente del Consiglio e leader pentastellato sono alte e nobili: "Silvio Berlusconi è stato un imprenditore e un politico che in ogni campo in cui si è cimentato ha contribuito a scrivere pagine significative della nostra storia. Ha acceso e polarizzato il dibattito pubblico forse come nessun altro, e anche chi lo ha affrontato da avversario politico deve riconoscere che non gli sono mai mancati il coraggio, la passione, la tenacia. In questo momento di profondo dolore tengo a far pervenire ai suoi cari e alla sua famiglia il sincero e rispettoso cordoglio mio e del Movimento 5 Stelle".
E proprio in questa trasversalità assoluta nei rapporti, nata proprio dalla capacità e dalla volontà di Berlusconi di piacere a tutti e di avere una battuta per tutti, si è rinsaldato anche un rapporto con l’ex ministro della Salute dei governi Conte bis e Draghi, Roberto Speranza, esponente di Articolo 1 e di Liberi e Uguali, che non sono propriamente Forza Italia. L’ex presidente del Consiglio aveva moltissima paura del Covid e, quando lo prese, confessò che era stata una delle prove più dure della sua vita. Poi, gli strascichi sono quelli che hanno portato alla morte del Cavaliere.
Insomma, si sentiva con Speranza anche per chiedergli consigli sanitari e per dargliene a sua volta per limitare il contagio, mai tentato, nemmeno lontanamente, dai mondi No Vax che invece affascinavano parti di Lega e Fratelli d’Italia.
Un giorno un deputato di Forza Italia presentò un’interrogazione contro Speranza.
Silvio lo chiamò, chiedendogli di ritirarla: “Roberto è un bravo ragazzo e lavora bene. Lascialo perdere”.
Aveva ragione lui, anche se i suoi elettori avrebbero preferito la rissa.
Anche per il bipolarismo muscolare introdotto da lui.