[L’analisi] Basilicata: ha vinto la coalizione che ha scritto “petrolio” sulle sue bandiere
La principale sfida di governo per Bardi è il nodo del lavoro e dei giovani. La Regione è da anni in calo demografico e invecchia per la “fuga dei cervelli”
Il verdetto delle urne lucane è più netto delle attese: il centrodestra conquista l’unico santuario del centrosinistra meridionale con quasi dieci punti di distacco. La Lega sfonda la barriera del Sud e perde di misura la sfida con i Cinque Stelle per fregiarsi del titolo ininfluente di primo partito. Un titolo che però permette al vicepremier grillino di cantare vittoria contro ogni evidenza. Il voto in Basilicata conferma tutte le tendenze espresse dalle precedenti elezioni regionali: un centrodestra col baricentro a destra domina, il centrosinistra recupera il disastro delle elezioni politiche ma non è ancora competitivo, i Cinque stelle dimezzano i voti in una caduta che non può essere liquidata con il maggior peso delle filiere e del radicamento dei candidati nelle elezioni amministrative. Un dato molto positivo è il +6% di votanti. E quel 53% non deve trarre in inganno. Ben centomila elettori lucani su 570mila sono infatti iscritti tra i residenti all’estero: votano alle politiche ma non alle Regionali e quindi quella cifra vale almeno il 60%.
Vittoria annunciata
Era una vittoria annunciata quella del centrodestra, frutto di uno spostamento generale dell’elettorato ma anche di una lunga crisi autodistruttiva del Pd, Partito Regione che da qualche anno non riesce neanche a governare se stesso. Dopo le primarie del 2014 il segretario regionale, Antonio Luongo, non è riuscito per due anni a nominare la segreteria. Dopo la sua morte prematura ci sono voluti altri due anni per eleggere un successore, il responsabile della rete dei circoli dell’europarlamentare Gianni Pittella, Mario Polese. E così per la prima volta nella sua storia decennale il Pd si è presentato alle urne con il suo simbolo ma senza il nome. Alle “Comunità Democratiche” si sono affiancate le liste dei due “uomini forti”: Avanti Basilicata del governatore uscente Marcello Pittella e Basilicata prima Riscatto dell’ex presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza.
La lista Pittella
La lista Pittella ha un vantaggio di duemila voti: nonostante l’arresto per lo scandalo della sanità nello scorso mese di luglio e la sospensione per la legge Severino, il “gladiatore” ha combattuto e vinto la sua personale battaglia per riaffermare il suo primato nel partito. Una magra soddisfazione ma da tempo gran parte delle energie vitali del Pd si sono consumate nello scontro politico interno. La sua scelta di tirarsi indietro all’ultimo minuto permettendo la ricomposizione con Mdp e il lancio di un candidato civico non ha aiutato: ma anche un mese di campagna elettorale in più non avrebbe permesso comunque di colmare il fosso.
Chi è Vito Bardi?
Alla fine l’agenda politica dei candidati non è stata determinante: nell’unica regione d’Italia dove il referendum contro le trivelle a mare raggiunse il quorum, vince la coalizione che ha scritto “petrolio” sulle sue bandiere. Il nuovo governatore Vito Bardi è un anomalo esponente della società civile: è infatti un generale della Guardia di Finanza in pensione. Non ha potuto neanche votare, essendo residente fuori regione, ma ha saldi legami familiari nella classe dirigente di sinistra: lo zio fu senatore socialista, il cugino, avvocato di grido, senatore e consigliere regionale del Pds in quota laburista.
La legge elettorale
E’ stato designato da Forza Italia ma è ben accetto alla destra della coalizione perché rappresenta in tutta evidenza il massimo punto di rottura possibile in un territorio in cui gli scandali giudiziari colpiscono con implacabile regolarità i governanti. Forza Italia perde un paio di punti rispetto alle politiche del 2018 mentre la Lega triplica i voti passando dal 6.3% al 19%. La nuova legge elettorale assegna al centrodestra una solida maggioranza con 13 consiglieri (compreso il presidente) su 21. La principale sfida di governo per Bardi è il nodo del lavoro e dei giovani. La Regione è da anni in calo demografico e invecchia per la “fuga dei cervelli”: nel 2030 per ogni 100 minorenni ci saranno 165 over 65. E c’è chi, nel disegnare il nuovo assetto del governo locale, vuole addirittura cancellare la Regione assegnando Matera alla Puglia e Potenza alla Calabria. Una sfida decisiva, quindi, per la stessa sopravvivenza della Basilicata