Caos autovelox, oltre il 50 per cento senza omologazione: multe a rischio annullamento in tutta Italia
Scontro tra Ministero e Comuni, interviene la Cassazione. Cosa può fare chi ha ricevuto una multa

Il sistema italiano di rilevamento della velocità è travolto da un caos normativo che potrebbe mettere a rischio centinaia di migliaia di multe. A innescare il braccio di ferro tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e l’Anci, l’associazione dei Comuni, è stata la sentenza n. 10505 del 2024 della Corte di Cassazione, che ha stabilito che “le multe per eccesso di velocità non sono valide se l’autovelox non è debitamente omologato”. In assenza di un decreto tecnico aggiornato – l’ultimo risale a 33 anni fa – le sanzioni elevate con dispositivi solo approvati, ma non omologati, possono essere annullate. Il problema si aggraverà entro il 12 giugno 2024, quando entreranno in vigore nuove regole su cartelli e tarature annuali. Ma senza omologazione certificata, la taratura non potrà essere convalidata. Risultato? Molti dispositivi dovranno essere spenti e migliaia di multe potrebbero non reggere a un ricorso.
Lo scontro tra Salvini e i Comuni sui numeri degli autovelox
Il ministro Matteo Salvini ha chiesto all’Anci dati certi e aggiornati su tutti gli autovelox fissi e mobili, distinguendo tra quelli pre e post 2017, anno spartiacque per le nuove regole. Ma l’associazione dei Comuni ha inizialmente fornito solo dati percentuali, spingendo Salvini a ribattere con fermezza: “Fornire non una percentuale, ma un numero chiaro e inequivocabile”.
Il governo aveva tentato di risolvere la situazione con un decreto approvato a marzo, che riconosceva l’omologazione degli apparecchi autorizzati dopo il 13 giugno 2017. Il testo era stato anche inviato a Bruxelles, ma è stato poi ritirato per ulteriori approfondimenti, lasciando migliaia di amministrazioni in un limbo normativo.
Oltre metà degli autovelox potrebbe essere irregolare
I dati diffusi dall’Anci mostrano che il 59,4% dei dispositivi fissi e il 67,2% dei mobili sono stati approvati prima del 2017. Questo significa che oltre la metà dei rilevatori attualmente in uso potrebbe non avere i requisiti richiesti, con il rischio concreto che le multe vengano annullate. La differenza tra approvazione e omologazione è infatti decisiva: la prima è un passaggio preliminare, mentre la seconda è la procedura definitiva che consente l’uso su larga scala. La Cassazione è stata chiara: “Gli apparecchi devono essere debitamente omologati”, e approvazione e omologazione “non sono la stessa cosa”.
Cosa può fare chi ha ricevuto una multa con autovelox
Per chi ha ricevuto una multa per eccesso di velocità, c’è una possibilità concreta di annullarla. Il primo passo è leggere attentamente il verbale, dove deve essere indicato il decreto su cui si basa l’utilizzo dell’autovelox. Se non viene menzionata l’omologazione – e non solo l’approvazione – è possibile che il dispositivo non sia conforme. In questo caso, è possibile presentare ricorso entro 60 giorni al prefetto, oppure entro 30 giorni al giudice di pace. Molti cittadini stanno già verificando online i modelli di rilevatori usati per valutare se sono omologati o meno, come confermato da diverse associazioni di tutela degli automobilisti.
Il nodo politico: incassi record, ma regole confuse
In attesa di un nuovo decreto, resta aperta anche la polemica sull’uso degli autovelox per fare cassa. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nel 2023 i 20 principali Comuni italiani hanno incassato 584,7 milioni di euro da multe stradali, con un aumento del 6,9% rispetto al 2022. Roma ha registrato il record con oltre 172 milioni di euro, seguita da Milano con 147 milioni. Il Codacons sottolinea che “questi numeri dimostrano quanto le amministrazioni locali dipendano dai proventi delle sanzioni”. Intanto i cittadini chiedono trasparenza, chiarezza normativa e sanzioni realmente giustificate dalla sicurezza stradale, e non dalle sempre più sospette logiche di bilancio.