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“Gentiloni mi ha detto: Aurelio, prega per me”

Intervista a Aurelio Regina, esponente di Confindustria e noto imprenditore: Renzi per ora è fuori gioco ma ha stoffa. Gentiloni migliore espressione della nostra classe politica

Monica Settadi Monica Setta   
Il premier Paolo Gentiloni e l'imprenditore Aurelio Regina
Il premier Paolo Gentiloni e l'imprenditore Aurelio Regina

"Gentiloni è il premier che si sta sacrificando per il paese. Misurato, uomo di mediazione, riservatissimo, ha avuto in dote una bella gatta da pelare, quando l'ho incontrato mi ha detto: Aurelio prega per me, ne ho bisogno. Il tono era ovviamente ironico ma, conoscendolo, ho la certezza che abbia preso il suo breve mandato in modo maledettamente serio, come è nel suo stile". Aurelio è Regina, già candidato alla presidenza di Confindustria, ex vicepresidente e numero uno degli industriali di Roma, uno degli imprenditori più ascoltati dalla politica o dai mercati. Merito della sua inclinazione al "fare" piuttosto che al "dire", di un'agenda praticamente infinita che spazia dalla Germania di Angela Merkel fino all'America di Donald Trump passando per il resto d'Europa. Con Aurelio Regina Tiscali.it fa il punto sul futuro dell'economia e della politica a partire dalla valutazione di ciò che ē stato il governo di Matteo Renzi.

Anche lei è fra quelli che pensano agli effetti positivi "a cascata" destinati ad attivare dalla ripresa americana all'economia italiana nel 2017?
"Io penso concretamente che il 2017 non sarà troppo diverso da come è stato, per la nostra economia, l'anno appena passato. Non prevedo modifiche sostanziali nei consumi interni, se qualcosa può cambiare dipenderà dal quadro commerciale mondiale. Più multi bilaterale che multiglobale: non dimentichiamoci che il prossimo sarà comunque un anno elettorale. Andremo a votare molto probabilmente a giugno perché la prossima legge di bilancio sarà molto dura. Nessun governo, se non dopo una legittimazione che arriva dalle urne, si assumerebbe la responsabilità di una manovra così complessa, impegnativa".

Lei è stato in passato molto pronto a valutare senza pregiudizi l'operato del governo Renzi. Si aspettava un epilogo così brusco con la bocciatura secca della riforma costituzionale?
"I segnali c'erano tutti, prima della bocciatura della riforma costituzionale c'erano state la riforma delle popolari bocciata dal Consiglio di stato, la riforma della pubblica amministrazione bocciata dalla Corte costituzionale e la stessa riforma della scuola mal digerita o non compresa dagli stessi docenti. Renzi ha dimostrato in modo inequivocabile di avere una fisiologica spinta al cambiamento che però non è riuscito a trasferire agli italiani. Renzi ha scontato una tensione al conservatorismo classico tipica del nostro paese ma ha anche commesso errori oggettivi sul piano strettamente politico. Errori - come la personalizzazione del referendum - di cui lui stesso si é reso conto".

Insomma, Renzi è destinato ad uscire di scena...
"Mettiamola così, per l'energia Renzi ha conquistato la sufficienza ma oggi è oggettivamente sconfitto. Il renzismo non ha esaurito certamente la sua spinta ma il quadro politico è molto più complesso. Per esempio, si è rafforzato un movimento 5 stelle che, a prescindere dai problemi di Roma, ha una base molto solida. Non so se Renzi tornerà a palazzo Chigi, dipenderà dalla legge elettorale. Se sarà un proporzionale o un Mattarellum magari dopo il voto di giugno si dovrà tornare a votare ad ottobre. In ogni caso il Pd da solo non riuscirà ad esprimere il premier, semmai prevedo un esecutivo di coalizione con un presidente del consiglio condiviso da Pd e Forza Italia"

Ancora un governo Gentiloni?
"Non so se Gentiloni avrà la voglia di giocare una sua personale partita anche nel "dopo", di sicuro il premier appartiene alla migliore tradizione dei politici italiani: uomo colto, ottimo mediatore, ha un mandato corto davanti a se anche se farà tutto con grandissima serietà. Ma non si possono fare previsioni. Ci sono incognite che derivano anche dal quadro europeo in forte evoluzione politica. In Francia si affermano tematiche di destra, in Germania qualora la Merkel dovesse riuscire a conquistare il quarto mandato sarebbe comunque un soggetto vulnerabile. L'Europa ci preoccupa, inutile negarlo".

Teme le istanze anti europeiste sempre più diffuse...
"Beh, credo che un'alleanza anti euro che vada dal movimento Pentastellati alla Lega passando per la compagine di Giorgia Meloni, preoccupi mercati e paese. Non siamo al punto di dover ipotizzare l'uscita dall'euro, ma bisogna lavorare per maggioranze politiche stabili se vogliamo avere modo di completare le riforme essenziali per il cambiamento del paese. Con l'Italicum il "listone" sarebbe stato chiamato a governare, ma quella fase non esiste più. Bisogna salvare il positivo di Renzi e proseguire sulla strada delle riforme strutturali sperando che il ciclo dell'economia, anche sulla scorta dei risultati americani, inverta la rotta”. 

Monica Settadi Monica Setta   
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