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Riecco Atreju e il primo giorno si prende la scena il "non allineato" Bertinotti  

Al Circo Massimo È il giorno del fischio di inizio della kermesse del melonismo in purezza

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Riecco Atreju e il primo giorno si prende la scena il 'non allineato' Bertinotti   

È il giorno del fischio di inizio di Atreju, la kermesse del melonismo in purezza.  L’anno scorso si era tenuta a Castel Sant’Angelo, questa volta la location è il Circo Massimo. Piove nella Capitale, nella giornata di apertura. «Piove, governo ladro!», ma qui adesso nessuno più pronunciare questa frase perché Giorgia Meloni è al governo da due anni e mezzo. L’apertura regala una sorpresa, perché dopo 18 anni torna ad Atreju Fausto Bertinotti. Era il 2006 quando da presidente della Camera si confrontò con Gianfranco Fini, un dibattito moderato - guardo un po’ - dall’attuale premier. Ad accogliere l’ex leader di Rifondazione comunista c’è la sorella Arianna. «Grazie dell’ospitalità», saluta Bertinotti che per circa un’ora dibatte con Paolo Bonalis, incalzato dalle domande di Pietrangelo Buttafuoco.

Oggetto del confronto il suo allineamento politico e il disallineamento, Bertinotti racconta che tutto è cominciato nel luglio del 1960. «Avevo 20 anni e ho incrociato a Genova il movimento della sinistra che si era schierato contro l'allora Msi perché gli veniva consentito di riunirsi a Genova, città valore al merito civile, fatto quindi che si considerava un oltraggio». E ancora: «Oggi siamo senza la chiesa e senza l'ortodossia. L'unico modo per scoprire il disallineamento è alzare lo sguardo e opporsi al sistema capitalista che porta dietro il partito della guerra, quindi equivale a prendersi la responsabilità nel dire 'io non ci sto’». Alla stessa domanda, Bonolis si limita  a dire: «Io non ho mai fatto politica e non intendo farla, ma non c'è nessun problema se è frutto di una scelta fatta con la coscienza e non per convenienza o ignoranza». 

C’è curiosità nei confronti di chi per anni ha rappresentato la sinistra in Italia. In particolare, cosa ne pensa della crisi di Stellantis, chi ha guidato l’ala più di sinistra della Cgil? «Un’azienda che ha visto ridurre sistematicamente salari e lavoratori e aumentare la ricchezza per azionisti e suoi leader. Quindi i cattivi vincono e a volte in maniera scandalosa e i buoni trascinati via, come diceva Brecht. Io direi che i cattivi si mimetizzano al punto da apparire l'ordine naturale delle cose e si continua a presentare il mondo delle disuguaglianze come se fosse senza alternative». L’ex presidente della Camera è convinto che «la ribellione comincia dal dire 'io non ci sto'. Io penso che questa sia la ripresa del cammino». E Bertinotti non ci sta se l’amministratore delegato di Stellantis prenda 500 volte in più di un lavoratore della stessa azienda: «Adriano Olivetti a capo della Olivetti pensava che nessuno poteva avere un reddito superiore di 10 volte alla media dei suoi lavoratori e così ha informato quella azienda». Punta poi il dito contro problemi, «errori» e difficoltà dell'azienda dell'auto e ha aggiunto: «Questo sistema è arrivato al capolinea, non regge.

Non regge nell'automobile e in altri settori. È arrivato il momento della grande politica e di disegnare lo sviluppo del paese con una grande programmazione. Al di là di tutto, i cinesi sono in grado di prevedere cosa succederà tra 20 anni. Se continueremo con questa sudditanza al mercato come unico sovrano, noi saremo nani in un paese di giganti». In questo contesto il centrosinistra italiano è finito al centro delle polemiche per essere arrivato fuori tempo massimo sull’affaire Stellantis.

Discorso che vale anche per Elly Schlein: «Fa come può, è la leader di un centrosinistra molto malconcio». Sinistra che vede emergere in questa fase il leader della Cgil Maurizio Landini che invoca la rivolta sociale: «Oggi non c'è la rivolta sociale, sebbene ne esisterebbero tutte le condizioni strutturali ma non c'è perché veniamo da un lungo periodo di sostanziale cancellazione, dall'agenda politica, dei temi del lavoro. Cancellazione voluta dalla destra ma che purtroppo ha visto anche una debolezza da parte del centrosinistra. Insomma i lavoratori sono stati sostanzialmente abbandonati nell'ultimo quarto di secolo». Da segnalare, nel corso del dibattito, un aneddoto di Paolo Bonolis: «mi ha ricevuto a Palazzo Grazioli e mi ha invitato a cena. Ci sono andato, abbiamo cenato, c'era il risotto Tricolore, le solite cose, c'erano anche Letta e Bonaiuti. A un certo punto mi dice: 'Caro Bonolis, ho avuto un'idea straordinaria che cambierà il corso della sua vita: lei sarà portavoce di Forza Italia' e io gli risposi: 'A presidè, manco l'ho votato io Forza Italia'. Lui si è fatto una risata ed è finita lì». Non mancano gli applausi e non manca l'applauso rivolto all'ex leader del centrodestra italiano, Silvio Berlusconi.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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