Malagò-Lamorgese-Fratoianni: l’asse del “buon senso” rilancia l’urgenza di una legge per la cittadinanza

Effetto Tokyo sulla politica. Subito il no secco e gelido di Salvini, Molteni e Fedriga e tutta la segreteria del Carroccio. Il leader della Lega: “Le priorità sono salute, lavoro e sicurezza, altro che ius soli”. Un milione e 300 mila giovani in attesa. I problemi nello sport: “Senza, perdiamo atleti”

Malagò insieme a Salvini (Foto Ansa)
Malagò insieme a Salvini (Foto Ansa)

Un inedito e inatteso asse Fratoianni-Lamorgese-Malagò, e cioè un leader politico di estrema sinistra, un ministro tecnico e il capo dello sport italiano - tre che più diversi non potrebbero essere per storia e visione del mondo - mette al centro del tavolo politico il dossier della cittadinanza per gli stranieri nati e vissuti in Italia. Segno che ancora il buon senso riesce talvolta a superare assurde barriere ideologiche in nome delle quali si perdono un sacco di buone occasioni. Peccato però che il “senso comune” - che come insegna Manzoni è cosa ben diversa - alla fine debba sempre prevalere sul “buon senso”. E quindi all’asse Fratoianni (leader di Sinistra italiana)-Lamorgese (ministro dell’Interno) -Malagò (il vittorioso presidente del Coni appena rientrato da Tokyo) a cui si aggiunge in corso di giornata il Pd, il cui segretario si è già scontrato su questo tema all’inizio del mandato, risponde subito l’asse del centrodestra con uno scontato “non se ne parla neppure”. “Le priorità sono altre: salute, lavoro, sicurezza” è la posizione ufficiale della Lega dopo che si erano già espressi in modo molto chiaro Salvini, il sottosegretario Molteni e alcuni  governatori come Fedriga.

Buon senso” senso comune

Vedremo se il buon senso prevarrà, ancora una volta, sul senso comune. Il disegno di legge sulla nuova cittadinanza è pronto da anni. Nel 2015 era già stato approvato dalla Camera e, sul finire di una legislatura anche quella terremotata - 2013-2018, il governo in mano a Gentiloni dopo le dimissioni di Renzi dalla presidenza del Consiglio-  il Pd non ebbe il coraggio di rischiare una crisi di governo anticipata per lo ius soli. Che se ne tornò così nel cassetto. Comunque, siccome il lessico è importante anche in nome di quel famoso “buon senso”, per la precisione la via italiana per la cittadinanza è un mix di varie cose per cui alla fine si può sintetizzare che diventa cittadino italiano chi vive in questo paese da dieci anni o abbia qui concluso un ciclo di studi e conosca quindi i fondamentali della nostra cultura. Oltre che della lingua. Si chiama ius culturae ed è un’ottima mediazione: continua ad escludere i temuti (dalla destra) automatismi perché “diventare cittadino italiano deve essere una scelta consapevole e motivata”; i criteri sono oggettivi (esame generale di cultura italiana) oltre che reddito e residenza continuata negli ultimi sei-dieci anni; non è quindi un diritto acquisito solo per il fatto di nascere in Italia. Argomento ieri subito “usato” dai nemici della nuova cittadinanza: “Basta un titolo sullo ius soli e subito, chissà perchè, aumentano le partenze dall’Africa e il business per gli scafisti”.  

Effetto Tokyo

Il sasso era stato tirato quando la cerimonia conclusiva delle Olimpiadi era ancora in corso a Tokyo. Ius soli per gli sportivi, non possiamo più permetterci di perdere tempo prezioso con talenti sportivi che non possiamo nazionalizzare perchè  non maggiorenni e ancora non aventi diritto alla cittadinanza italiana ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò a cui prima o poi certe parti politiche dovranno chiedere scusa per il costante boicottaggio che negli ultimi anni è stato fatto in Italia. Ai Giochi, al Comitato Olimpico e allo sport in generale, compreso il rischio di andare alle Olimpiadi senza bandiera. Annusata la tendenza, il sottosegretario allInterno Nicola Molteni ha subito stoppato: Ius soli? Non se ne parla proprio, non serve.

Poi, nel giro di 24 ore il sassolino nello stagno, è diventato unonda alta e possente.  Perchè dopo Malagò ieri ha parlato il ministro dellInterno Luciana Lamorgese. Poche semplice e dirette parole: Quello sollevato dal presidente del Coni, Giovanni Malagò è un tema che si pone e di cui dobbiamo ricordarci non solo quando i nostri atleti vincono delle medaglie. Intervistata dal direttore de La Stampa Massimo Giannini, il ministro - che è un tecnico - non ha avuto dubbi: La politica dovrà fare i suoi riscontri e spero si arrivi presto ad una sintesi politica. E nostro dovere aiutare le seconde generazioni a farle sentire parte integrante della società. Due esempi, per tutti: Eseosa Fostine Desalu, il nigeriano nato a Casalmaggiore il 19 febbraio 1994, il terzo frazionista della 4x100, fino a 18 anni non ha potuto omologare  i suoi record nelle bacheche italiane perché non aveva la cittadinanza. Lucio Zurlo, il maestro di pugilato che ha lanciato Irma Testa dalla sua palestra di Torre Annunziata, ha detto di avere unaltra piccola Irma nella sua palestra, già quasi pronta per andare alle Olimpiadi a Parigi nel 2024: solo che ha 13 anni, è marocchina e non farà in tempo ad avere la cittadinanza.

Un milione e 300 mila in attesa

La lista dei casi è lunga e copre tante discipline sportive. Copre soprattutto il capitolo dei diritti negati per le tante seconde generazioni nate in Italia da genitori stranieri che aspettano da anni di entrare a pieno titolo nella cittadinanza italiana anche prima dei 18 anni e senza dover sottostare ad iter burocratici assurdi. E disincentivanti. Parliamo di un milione e trentomila giovani stranieri-italiani che tra attese e burocrazia rischiano di finire in in limbo frustrante di diritti negati. Da cui possono nascere rabbia e rancore sociale. 

Scontro Salvini-Lamorgese

Fatto sta che lo ius soli, uscito dalla finestra del governo di unità nazionale per i No di Lega e Forza Italia al tentativo del segretario dem Enrico Letta che provò a metterlo sul tavolo appena messo piede al Nazareno, è tornato in agenda grazie alla forza di Olimpiadi stellari per le medaglie e le prime per il melting pot italiano. E se a Malagò (ho parlato di ius soli sportivo) ha risposto in molto piccato il sottosegretario Molteni (Malagò è stato maldestro), alla ministra Lamorgese ha risposto a stretto giro Matteo Salvini. Invece di vaneggiare di ius soli visto che con la legge attuale siamo il paese europeo che negli ultimi anni ha concesso più cittadinanze in assoluto - ha tagliato corto il segretario della Lega - il ministro dellInterno dovrebbe controllare chi entra illegalmente in Italia. Ci sono decine di migliaia di sbarchi organizzati dagli scafisti senza che il Viminale muova un dito. Lui, Salvini, il dito lo aveva mosso lasciando la gente a bagno maria sulle navi delle ong costrette a non avvicinarsi ai porti italiani. Più che una soluzione, una rimozione del problema.

Un altro casus belli per il Parlamento

Così a settembre il Parlamento rischia di trovarsi nei guai non solo per green pass, giustizia, leggi per il mondo del lavoro e ddl Zan ma anche per la legge sulla cittadinanza. 

Salvini-Lamorgese, ius soli Sì, ius soli No: e il rassicurante dualismo di sempre è di nuovo servito. Era necessario? Era indispensabile? La vita, la cronaca che ne è la rappresentazione, non fa mai calcoli politici. Le dinamiche politiche si mettono in moto per caso. Questa volta il detonatore sono stati i giochi olimpici più medagliati di sempre. Lasciando Tokyo, Malagò - che sè ben guardato di dire un fiato sulle Olimpiadi perse da Roma e nei fatti consegnate a Parigi dal Movimento 5 Stelle - ha spiegato cosa sarebbe necessario adesso: Sport a scuola e ius soli per gli sportivi. E poi, nel dettaglio: Se noi aspettiamo che un ragazzo inizi la pratica per diventare italiano a 18 anni abbiano già perso. Lo condanniamo ad un iter burocratico infernale ed è già successo che ci abbiano  fregato atleti in attesa.  E poi investimenti sulla scuola dove non ci sono palestre, non si fa attività sportiva e molti professori ancora considerano chi la fa come un fastidio per il buon andamento della classe. Tutto questo ci butta in fondo alla classifica europea. Eppure queste Olimpiadi ci hanno issato sul tetto dEuropa e al settimo posto nel mondo.

Malagò-Lamorgese: iniziative individuali

Malagò e Lamorgese, pur avendo ottimi rapporti, non si sono parlati in questi giorni. Dunque, giusto per chiarire, lappello del Presidente del Coni non era stato concordato con il successivo appello della ministra. Nessun asse tra i due, contrariamente a quello che può pensare chi individua non solo nei 5 Stelle ma anche nella Lega i nemici del Coni di Malagò

Molteni è stato tranchant tanto quanto Salvini di cui è la longa manu al ViminaleMalagò è stato maldestro. Queste medaglie ci confermano che siamo nel giusto. Quella di Desalu è una storia bellissima, la storia di un italiano che ha deciso di diventarlo a 18 anni, ora ha vinto e sono molto orgoglioso di lui. La cittadinanza è uno status non un diritto, deve essere una scelta e non un automatismo. Per Molteni, e per la Lega di governo, la legge del 2016 consente già ai minori stranieri di essere tesserati dalle federazioni sportive italiane. A 18 anni, poi, chiedono la cittadinanza e faranno, nel caso, parte della Nazionale. Eppure Molteni sa benissimo che nello sport 18 anni sono troppo per iniziare un iter burocratico complesso come quello della cittadinanza.

Molteni: Ok le leggi attuali

Per la Lega la legge del 1992 è ancora uno strumento molto utile che non va modificato. Lo ius soli non passerà mai. E la Lega è la garanzia di ciò. Per Forza Italia, lo dicono il sottosegretario Debora Bergamini e il deputato Luca Squeri, occorre invece rimettere mano a quella legge del 1992, rendere liter più facile e nel caso parlare di ius culturae, cioè una cittadinanza acquisita dopo aver dimostrato di aver assimilato i principi cardine della cultura italiana. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) è stato il primo qualche giorno fa a rilanciare il tema: loccasione delle medaglie gli è sembrata perfetta per dire ai colleghi, tutti, a chi ci sta, rimettiamo mano allo ius culturae, facciamolo, possiamo farlo. Il Pd ha risposto. Italia viva anche. Non pervenuti i 5 Stelle.

Il rischio ddl Zan

Oltre che con deputati e membri della segreteria come Vaccari, Oddati, Cuppi, Nicita, in serata la stessa segreteria, cioè Letta, ha consegnato alle agenzie di stampa il seguente comunicato: Le Olimpiadi non hanno fatto altro che confermare quanto il Pd ripete da tempo: lo ius soli è già nei fatti, è nella societàè nelle scuole, è tra i nostri ragazzi. Adesso la politica e le istituzioni hanno il dovere di adeguarsi a queste trasformazioni. Una presa di posizione netta ma anche consapevole che portare questo tema adesso allordine del giorno significa creare problemi allagenda Draghi e alla legislatura. Perchè se è chiaro che le priorità sono altre - come dice Salvini- ovverosia salute, lavoro e sicurezza, è anche vero che senza assurde bandierine ideologiche  la legge sullo ius culturae potrebbe essere approvata in meno di un mese.  E già tutto pronto, compresi i conti della Ragioneria sui costi economici per far diventare cittadini italiani in un colpo solo un milione e 300 mila giovani. Ma il rischio pantano, come per il ddl Zan, è ad oggi la prospettiva più realistica.