[Il retroscena] L’arma segreta dei Cinque Stelle contro la Lega: depenalizzare l’eutanasia
I Cinquestelle vicini a Roberto Fico depositeranno in settimana una proposta di legge per il fine vita, accogliendo le osservazioni della Consulta nel processo a Marco Cappato. Prevede la depenalizzazione per i medici che “staccano la spina”. La Lega ha provato ad opporsi e teme che i pentastellati provino a far passare la proposta coi voti di Pd e LeU. Tensione tra il sottosegretario alle Pari Opportunità e il ministro della Famiglia sulle adozioni gay e sul disegno di legge Pillon. Oggi nuovo vertice Di Maio Salvini per la Manovra.

Non bastavano la Manovra “del popolo” che l’Unione europea non vuol accettare e nemmeno le asperità del Decreto Sicurezza di Matteo Salvini, tosto al punto che un gruppo di deputati pentastellati si rifiutano di votarlo. A metà di questa settimana, nella maggioranza gialloverde scoppierà un’altra bomba, e questa volta la pietra dello scandalo sarà rappresentata dal tema dei “diritti”. Il Contratto di governo, viste le differenze tra Cinquestelle e Lega sul tema dei diritti civili, non lo aveva preso in considerazione. Ma, stressati dall’opa del Capitano sui loro voti, di fronte a sondaggi che certificano l'avvenuto sorpasso della Lega, i pentastellati sono pronti a tornare sui loro passi. “Ci stiamo snaturando”, sostengono i dissidenti pentastellati. E Alessandro Di Battista, a sua volta, preme per non abbandonare “le cose su cui abbiamo preso i voti”.
Fico leader degli anti Salvini
È per questa ragione che il presidente della Camera Roberto Fico, considerato leader dell’ala “sinistra” del Movimento, l’unico ad avere sfidato apertamente il ministro dell’Interno per come sta gestendo il dossier immigrazione, ha deciso di dare un’ accelerazione. Chissà mai che si finisca per rivotare presto: tanto vale “portare a casa qualcosa pure noi”, spiega un parlamentare a lui vicinissimo. Così ha chiesto di tirare fuori dagli archivi (parlamentari) una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2013 dall’associazione Coscioni e da Mina Welby proprio al numero uno di Montecitorio, quando era un semplice deputato, e che Fico aveva depositato a suo nome. Il tema, ovviamente, è quello dell’eutanasia, che lì chiamano “fine vita”. Non si tratterebbe proprio di un fulmine a ciel sereno: la Consulta, rinunciando a pronunciarsi su Marco Cappato, ha deciso di rinviare qualsiasi decisione fino al prossimo settembre 2019, invitando però le forze politiche a trovare le convergenze necessarie per varare una legge entro quella data, segnalando la necessità di “coprire il vuoto normativo”.
La resa dei conti
Il blitz doveva scattare giovedì scorso. In quel giorno si sarebbe dovuta tenere una riunione congiunta degli Uffici di presidenza delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera e vi avrebbe fatto capolino proprio la proposta sul fine vita. Giulia Sarti, che presiede la commissione Giustizia, era stata avvisata. Il caos nella maggioranza sul disegno di legge anti corruzione e i postumi dell’emendamento sul quale la maggioranza è scoppiata in Aula, però, hanno causato uno slittamento. A metà di questa settimana i grillini ci riproveranno con l’intenzione di avviare la discussione sull’eutanasia in entrambe le Commissioni a inizio dicembre. Che il tentativo di imporre il dibattito al resto della maggioranza e al Parlamento non sia solo di facciata lo dimostra il fatto che i pentastellati vogliono promuovere analoga discussione anche al Senato. Nel corso dell’ultima riunione del gruppo parlamentare M5S a Palazzo Madama si è parlato di depositare un “testo base” sul fine vita e deciso che ci lavoreranno uno tra i senatori Matteo Mantero e Nicola Morra. La mossa è particolarmente insidiosa perché, partendo come iniziativa parlamentare, potrebbe consentire ai pentastellati di aggirare il veto - già annunciato - della Lega e di ricercare i voti a sinistra, cioè dentro LeU e il Pd, sperimentando una alleanza inedita. Il testo che verrà sottoposto agli ex padani, ispirato come detto al disegno di legge di iniziativa popolare dell’Associazione radicale, oltretutto, è tosto. Prevede la depenalizzazione dell’eutanasia, esclude la responsabilità' penale del medico che aiuta il paziente a morire e prevede testualmente che “ogni cittadino può rifiutare l'inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonchè ogni tipo di trattamento di sostegno vitale o di terapia nutrizionale”. “Non ne parla, non è nel contratto”, hanno risposto ora i leghisti in commissione Giustizia.
Il dilemma di Di Maio
“Fine vita? Io mi occupo degli italiani che stanno vivendo”, rispose Salvini ad una domanda sul tema, non troppi mesi fa. Tra Roberto Fico e Matteo Salvini si trova ancora una volta Luigi Di Maio. Il vicepremier non sarebbe ostile al dibattito, seppur consapevole delle “difficoltà” a trovare un punto d’intesa coi leghisti sui temi etici. Da mesi, infatti, si combatte sottotraccia sul tema dei diritti e le due componenti della maggioranza faticano a trovare un equilibrio. Quando il sottosegretario alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora decise di patrocinare il Gay Pride il ministro della Famiglia, il leghista Lorenzo Fontana, prese le distanze. Subito dopo l’insediamento era successo il contrario: il leghista cattolico disse che le unioni civili “non erano famiglie” e fu il pentastellato a rimbrottarlo. L’ultimo caso - clamoroso - è quello sul disegno di legge Pillon. Prevede una riforma del diritto di famiglia, è osteggiato dalle femministe - e dalla stragrande maggioranza delle donne in genere - perché creerebbe un piccolo vantaggio per i padri, fu sponsorizzato dal segretario della Lega, ma è stato stoppato dal capo politico del M5s in persona. “Così non può passare”, ha avvertito Di Maio.
Li ex grillini scontenti del silenzio contro Pillon
Il limbo non ha portato fortuna: nel corso delle manifestazioni per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne sono spuntati moltissimi slogan proprio contro Pillon. L’insofferenza, stavolta, è più sul fronte pentastellato. “Sono ancora favorevole alle adozioni da parte di coppie omosessuali? Per una poltrona non cambio idea, piuttosto lascio la poltrona”, ha sottolineato Spadafora, tra i consiglieri più ascoltati del vicepremier, in una intervista. Chi frena? I leghisti, ovviamente. Il titolare della Famiglia, ex eurodeputato, è considerato un leghista “tradizionalista” ed è vicino agli ambienti cattolici. Il sottosegretario titolare della delega alle Pari opportunità, capita la mala parata, ha accettato di rinviare almeno questa discussione a “fine 2019”. Se ne riparlerà.
Manovra e Dl Sicurezza: la prova del nove
Al momento, infatti, la maggioranza ha ben altre urgenze. Ci sono ancora pochissimi giorni per approvare il decreto Sicurezza tanto caro al ministro dell’Interno e, soprattutto, chiudere la Manovra. Giuseppe Conte ha incassato parole distensive del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, sottolinea che “il dialogo con l’Europa continua ed è indispensabile per arrivare a soluzioni”, ma ancora non si è trovato il modo di far recedere l’Unione dal suo proposito di aprire una procedura di infrazione contro l’Italia. Se ne riparlerà oggi nel corso di un vertice con Matteo Salvini e Luigi Di Maio che era previsto già per ieri. “Il 2,4% per ora non si tocca”, gli hanno fatto però già sapere i due. “Non difenderemo i numerini ma i cittadini. È essenziale che gli italiani possano trovare lavoro grazie al Reddito di cittadinanza e possano andare in pensione con quota 100. Queste misure e la platea individuata restano uguali”, chiariscono in una nota i pentastellati. Ma qualcuno tra M5s e Lega dovrà necessariamente rinunciare a qualcosa.