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Balneari e tassisti, si ricomincia. Anno nuovo problemi vecchi

A fine marzo scadono le deleghe per le aste degli oltre undicimila lidi in concessione demaniale. Le gare sono fissata a fine 2023. Ma Forza Italia chiede una nuova proroga. Assoutenti lancia invece una petizione popolare per un servizio taxi degno di questo nome: “Situazione peggiorata con l’arrivo del nuovo governo”

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Balneari e tassisti, si ricomincia. Anno nuovo problemi vecchi

Anno nuovo, problemi vecchi. Come i balneari e i tassisti. Entrambe la categorie, e i problemi, vanno rubricati sotto il grande irrisolto capitolo della concorrenza. Sui primi la maggioranza sta spingendo il governo allo scontro con Bruxelles. I secondi rischiano una class action collettiva senza precedenti. Questo almeno nelle intenzioni di Assoutenti

Andiamo con ordine. Sui concessionari di lidi e spiagge, i giochi sono fatti. O almeno così li ha lasciati il governo Draghi che dopo un anno di tira e molla è riuscito ad approvare il disegno di legge sulla concorrenza (un milestone del Pnrr). Due le norme più controverse: quella sui balneari e quella sui tassisti. Possiamo dire che entrambe sono state elementi logoranti del governo Draghi.  La prima sembrava chiusa: a fine 2023 le 11.179 concessioni balneari andranno a gara per spezzare la situazione di monopolio, a prezzi ridicoli, che regna da sempre. Cioè, 40 anni fa una famiglia ha avuto in affitto dal demanio un tratto di spiaggia, lo ha trasformato con investimenti personali in un’impresa (uno stabilimento balneare) e da allora mette più in discussione la concessione. Una situazione di monopolio che l’Europa chiede all’Italia di risolvere una volta per tutte.

L’emendamento Gasparri

Alla fine è stata trovata una faticosa sintesi: a fine 2023 le concessioni andranno a gara. Gare i cui criteri favoriscono senza dubbio chi fa quel mestiere da una, due, anche tre generazioni. Ma nel caso dovesse andare male, vengono riconosciuti all’uscente gli indennizzi per le spese sostenute. Il disegno di legge è stato approvato a giugno. I decreti delegati devono arrivare entro marzo 2023. Il rinvio di tutto questo è stato uno dei temi cavalcati dai partiti di destra-centro durante la campagna elettorale.

In settimana il senatore Maurizio Gasparri (Fi), da sempre partito molto vicino ai balneari, ha presentato un emendamento al decreto Mille proroghe con cui chiede il rinvio di un anno delle gare. Se ne riparla insomma all’inizio del 2025. Forza Italia pare irremovibile. Si vuole intestare una volta di più questa battaglia. E questa volta in esclusiva.

 Giorgia Meloni è prigioniera nel doppio ruolo. Da una parte leader di una forza politica che tanto quanto Forza Italia ha sempre “difeso” i balneari dicendo no alla Bolkestein applicata alla concessioni dei lidi. Dall’altra, la stessa Meloni, è leader di un governo che si è messo in linea con l’Europa, riservando ad altro le eventuali battaglie e non certo in nome dei balneari. 

L’imbarazzo di Meloni

Il 28 mattina, mentre l’aula votava la legge di bilancio, la premier ha riunito i vertici del suo partito a Palazzo Chigi per capire cosa fare. Il più grande alleato di Meloni, nel dire no a Gasparri, è la sentenza del Consiglio di Stato che un anno fa ha annullato in modo categorico la proroga fino al 2033 decisa dal governo Conte 2. Quelle motivazioni impediscono anche una proroga di un anno come chiede Gasparri. Questo potrebbe salvare il doppio ruolo di leader e premier di Meloni. Ma Forza Italia non molla. Un altro ostacolo tecnico per Gasparri potrebbe essere che un emendamento non può correggere una questione già fissata da una legge delega.

La situazione è urgente e non c’è molto tempo per decidere cosa fare. Entro marzo vanno scritti e approvati i decreti delegati per poi procedere alle gare entro la fine dell’anno. Gli stessi concessionari hanno diritto ad avere un po’ di chiarezza visto che il tiro e molla va avanti da anni.

Una soluzione - che non è una soluzione - potrebbe essere una nuova legge da scrivere molto in fretta che supera i paletti alzati dal Consiglio di Stato. Addirittura un ricorso alla Corte costituzionale visto che i giudici amministrativi “sarebbero andati ben oltre i loro poteri”.

Insomma, è materia di cui si parla in queste ore. Come vedete, anno nuovo, problemi vecchi.

Il disservizio taxi

Come i tassisti. Se ben ricordate furono i tassisti a luglio scorso a dare la scossa finale al governo Draghi: mentre i 5 Stelle facevano finita di questionare sull’inceneritore di Roma (in realtà avevano già deciso che dovevano staccare che altrimenti sparivano), i tassisti tenevano sotto assedio palazzo Chigi. Finchè, appunto, l’articolo 7 del disegno di legge sulla concorrenza fu stralciato. L’assedio fu interrotto. Il governo cadde lo stesso. Da allora il servizio pubblico delle auto private è peggiorato. L’arrivo del governo Meloni e tutto il battibecco, inutile perchè nulla alla fine è cambiato, su contanti e obbligo del pos ma solo al di sopra di una certa cifra, è stato il colpo finale.  Assoutenti ha messo insieme un dossier di cose che non vanno in base alla segnalazioni: taxi introvabili nelle ore di punta e non solo; compensi proibitivi in alcune città; il rifiuto spesso di accettare il pagamento con le carte di credito;  tariffe serali e notturne stratosferiche; in alcuni centri urbani i tassametri chissà perchè partono prima dell’avvio della corsa; spesso viene rifiutato di prestare il servizio di trasporto su tratte poco convenienti. Fino, è la denuncia di Assoutenti, “molta maleducazione e, nei casi peggiori per quanto isolati, persino violenza ai danni degli utenti”. L’ultimo episodio della lunga saga è andata in scena a Milano il 31 dicembre: il pubblico della Scala, centinaia di persone letteralmente sotto un diluvio torrenziale alla fine dello Schiaccianoci perchè non c’era un taxi disponibile. Non c’erano scioperi. Non c’erano auto disponibili. 

La petizione popolare

Ce n’è quanto basta per organizzare una petizione popolare

Su Change.org: #PiùTaxiPerTutti https://chng.it/dzVYfGTbTd che potrebbe a breve evolvere in un’azione giudiziaria. “Dev’essere garantito a tutti il diritto di spostarsi con taxi e NCC (Noleggio con conducente) e di pagare anche attraverso il bancomat per assicurare un servizio taxi e Ncc a misura di cittadino” dice Furio Truzzi, Presidente di Assoutenti.

L’associazione chiede in tutta Italia: Pos funzionante obbligatorio su tutti i veicoli taxi e Ncc; maggior numero di licenze taxi e autorizzazioni NCC quindi più disponibilità di trasporto urbano nelle città; tariffe speciali per giovani, donne e anziani nelle fasce orarie serali; codici comportamentali e attività ispettive, con sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole; maggiore disponibilità di veicoli a zero emissioni.

“Viaggiare in taxi non deve essere un incubo né un’incognita che non si sa come vada a finire” conclude Truzzi. La petizione è attiva.  

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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