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[Il retroscena] L’algoritmo che salva l’alleanza di centrodestra. Così si spartiranno i seggi. E Tosi andrà in esilio

155 seggi a Forza Italia, 121 alla Lega, 51 a Fratelli d’Italia, 27 alla cosiddetta “Quarta gamba”. La divisione delle poltrone e l’accordo sul programma elettorale. La Meloni: “Berlusconi? Ministro degli Esteri”

Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini
Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini

L’hanno chiamato l’ “algoritmo” del centrodestra: 45% a Fi, 35% a Lega, 15% a Fdi  e il resto a “Noi con l’Italia”. Prima era costruito su percentuali proiettate su collegi “battezzati” per fasce - “A”, “B”, “C”, “D” - , dove i primi sono sicuri e gli ultimi quasi impossibili da conquistare, oggi si è tramutato nei numeri di candidati nei collegi uninominali, 232 alla Camera e  116 al Senato: 155 a Forza Italia, 121 alla Lega, 51 a Fratelli d’Italia, 27 alla  cosiddetta “Quarta gamba”. Sono i numeri di quest’ultima formazione, guidata da Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto, ad avere costretto prima gli sherpa dei quattro partiti, poi Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni in persona, a tirare tardi giovedì sera.

 

Come anticipato da Tiscali.it, il leader del Carroccio si era detto indisponibile a concedere troppi seggi al raggruppamento di centristi e, di fronte alle insistenze del Cavaliere ad essere più generoso, avrebbe minacciato di non firmare nemmeno il programma. Cesa, Fitto e i loro compagni di partito chiedevano trenta posti: ne avevano ottenuti meno della metà e di questi un’altra metà erano tutti da conquistare, ad altissimo rischio flop. 

 

I tre leader hanno demandato ai vice il compito di sbrogliare la matassa e, intanto, hanno siglato il patto programmatico in dieci punti. Le trattative sono proseguite per ore e alla fine, convinti che un loro eventuale passo indietro avrebbe comportato un danno rilevante per la coalizione, si è arrivati alla conciliazione. L’ultima offerta degli alleati era di 21 seggi “sicuri”, ma poi  Forza Italia si è impegnata - da sola - a cedere sei ulteriori posti ai candidati centristi, specie nelle aree del Mezzogiorno e nelle Regioni più popolose come Campania, Puglia e Sicilia.  In totale Cesa, Fitto e gli altri avranno 27 candidati nei collegi maggioritari, nessuno dentro collegi troppo complicati. “Sono molto soddisfatto.

 

Il centrodestra e i suoi componenti storici, Forza Italia,  Lega e Fratelli d’Italia, e da oggi anche “Noi con l'Italia-Udc”, ha firmato un approfondito programma di governo che cambierà radicalmente l’Italia”, ha comunicato Berlusconi in persona, via Facebook, ieri pomeriggio. “Uniti si vince, e la nostra sarà un’autentica rivoluzione liberale: positiva, costruttiva, basata sulla concretezza di obiettivi realizzabili, sull'ambizione di far ripartire l'Italia”, ha aggiunto l’ex premier. “Eravamo certi che il presidente Berlusconi  avrebbe riconosciuto la dignità e l'importanza dell'Udc- Noi con l'Italia. Saremo il cuore liberale e democratico-cristiano della coalizione di centro destra”, gli ha risposto Cesa dopo avere incassato il risultato. “Il buonsenso ha avuto la meglio: ora, da tutto il centrodestra, gli italiani si aspettano proposte concrete”, gli ha fatto eco Flavio Tosi, leader di “Fare” e  socio fondatore della Quarta gamba del centrodestra.

 

Proprio l’ex sindaco di Verona è stato concausa della sfuriata di Salvini nel corso del vertice di giovedì. La tensione Lega-alleati era dovuta non solo al numero dei candidati centristi, ma anche al profilo di due in particolare. Se sul segretario di Scelta Civica Enrico Zanetti - che non vota la fiducia al governo da tempo - sono caduti da tempo i veti dei “sovranisti”, il leghista era pronto a far saltare tutto pur di non vedere in un collegio maggioritario Flavio Tosi. L’ex sindaco di Verona, un tempo importante esponente leghista, non è stato invece “autorizzato” a correre in un collegio maggioritario.  Sarà in lista per le Politiche, ma soltanto come capolista nel listino proporzionale del suo partito, “nascosto” dietro al nome di qualcun altro, probabilmente lontano dal suo Veneto.

 

Altra grana per la coalizione il fatto che i candidati di “Noi con l’Italia” sono quasi nella totalità uomini e questo crea un problema con una legge elettorale che impone l’alternanza e vieta che un sesso sia rappresentato in meno del 40% dei collegi. Trovata la quadra, siglato l’accordo globale, resta da decidere soltanto chi si candida dove e quali sondaggi - tra quelli commissionati ad Antonio Noto e quelli di Alessandra Ghisleri - vengono considerati “di riferimento”. Smaltito lo stress, c’è addirittura spazio per qualche carineria tra alleati. “Berlusconi? Agli Esteri sarebbe il numero uno, farebbe sicuramente meglio rispetto ai suoi predecessori”, dice Salvini, ospite in tv di Lilli Gruber. “Io ho lavorato su tantissime cose, a me piacerebbe fare tutto: il ministro degli Interni, della Difesa, degli Esteri”, ammette Meloni, che, però, vede “bene Salvini al Welfare, dal momento che c’è da risolvere quel problema della Fornero…”.

 

Proprio sull’abolizione della riforma delle pensioni scritta ai tempi del governo di Mario Monti, però, restano le distanze. Il programma condiviso dai partiti di centrodestra parla di un “superamento degli effetti della Fornero”, ma Lega e Fdi insistono sulla cancellazione. Su quello e sulla percentuale di prelievo fiscale di una eventuale flat tax restano le distanze, ma il deputato leghista Massimiliano Fedriga, prova a svicolare la domanda così, demandando la soluzione alle urne: “Tutti riteniamo che si debba superare la legge Fornero: noi della Lega Nord riteniamo che sia necessario abolirla, Forza Italia ritiene che si debbano fare delle correzioni. Se i cittadini daranno fiducia alla Lega e sceglieranno Matteo Salvini come premier, allora porteremo avanti l’abolizione della riforma Fornero, avremo la flat tax al 15%, e tutte le misure che contraddistinguono il nostro programma…”.

Paolo Emilio Russodi Paolo Emilio Russo, giornalista parlamentare   
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