Al via la campagna elettorale: Meloni sogna il 30%, la Lega rilancia le gabbie salariali. E il Pd chiede alla premier di riferire in aula
Nel corso del Cdm, la premier ha messo a fuoco l’obiettivo delle prossime settimane: vincere le elezioni Europee 2024, raggiungere e magari superare il 30%,
È iniziata la campagna elettorale. Da ora in avanti non si scherza più. Dice un decano del Transatlantico: «Sarà la campagna elettorale più lunga di tutte le ultime elezioni». Il fischio d’inizio è stato dato nel corso del Consiglio dei ministri della scorsa settimana quando Giorgia Meloni ha guardato negli occhi i suoi vicepremier e i ministri presenti per dare il via libera al disegno di legge costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio. In quei minuti Meloni ha messo a fuoco l’obiettivo delle prossime settimane: vincere le elezioni Europee, raggiungere e magari superare il 30%, così da presentarsi al tavolo delle trattative del futuro governo europeo come un azionista credibile, non solo per la recente manovra di bilancio nel segno della responsabilità, ma soprattutto per la risposta elettorale.
Al via la campagna elettorale
La campagna elettorale, dunque. Lo stato maggiore della premier è già operativo sulla questione. E più di uno di uno in queste ore le avrebbe detto: «Giorgia devi essere in prima fila alle europee». Essere in prima fila significa candidarsi come capolista in tutte le circoscrizioni. Secondo diversi sondaggisti, l’inquilina di Palazzo Chigi porterebbe in dote di Fratelli d’Italia «almeno tre punti in più». Tradotto, se a oggi Fd’I veleggia attorno al 28%, decimale più, decisionale meno, con Meloni in campo può raggiungere e sbancare al botteghino del rinnovo del Parlamento europeo, superando addirittura il 30%. C Tutto questo, però, avrebbe più di una controindicazione. La prima e la più pericolosa potrebbe essere innescare la candidatura di Matteo Salvini e Antonio Tajani, i due leader di Lega e Forza Italia, così da alimentare le tensioni all’interno della coalizione per diversi mesi.
La premier prende tempo
L’altra controindicazione riguarda la stessa Meloni. E se l’inquilina di Palazzo Chigi non sfondasse dal punto di vista elettorale? Pochi credono a questo scenario, ma da qui a giugno prossimo tante cose potrebbero consumarsi. E allora vale la pena rischiare? Meloni, dunque, prende tempo. La war room di Palazzo Chigi ci starebbe riflettendo e dovrebbe sciogliere la riserva agli inizi del nuovo anno. Dopo aver sentito l’umore del popolo di Fratelli d’Italia alla kermesse di Atreju, in programma nella Capitale dal 14 al 1° dicembre. Dopodiché bisognerà riempire la piattaforma della campagna elettorale. La riforma della costituzione può essere uno dei punti forti della propaganda delle prossime settimane. Non è un mistero che l’accelerazione delle ultime ore e lo spostamento della riforma dalla Camera al Senato sia strettamente connesso alle europee. Il regolamento del Senato è più stringente e sarà più difficile per l’opposizione imbastire qualsiasi forma di ostruissimo. A Palazzo Madama Pd e Cinquestelle se la dovranno vedere con i tempi contingentati e soprattutto con un presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni di strettissima fede meloniana. Per non parlare del presidente del Senato Ignazio La Russa, che sarà il vero guardiano della riforma, così da mettere subito a fuoco criticità o altro. Obiettivo: approvare in un ramo del Parlamento, il Senato, il ddl costituzionale, Di più: Meloni potrebbe sbandierare un altro risultato, e questa volta si tratterebbe del nodo migranti.
L’accordo Italia-Albania
L’accordo tra Italia e Albania è un modello che Meloni intende intestarsi e rivendicare nei prossimi mesi. La Ue fa sapere che sta valutando l’accordo: «Abbiamo appena ricevuto il protocollo d'intesa tra Italia e Albania sulla gestione del flusso dei migranti e lo stiamo studiando: non abbiamo ancora un giudizio finale, stiamo analizzando i dettagli». La risposta della Ue viene considerata «positiva» dalla cabina di regia di Palazzo Chigi. E il sottosegretario Giovambattista Fazzolari, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, rilancia: «Credo che da parte degli italiani l'ipotesi è stata ben recepita e leggo che importanti costituzionalisti e giuristi italiani dicono che rispetta pienamente la legittimità del nostro Paese». Oltretutto Fazzolari sottolinea come la commissione Ue sia stata informata in via preventiva e che la stessa non abbia sollevato rilievi particolari. Di più: il governo si dice pronto a un dibattito parlamentare in materia - «non c’è nessuna resistenza a farlo» - Ma il protocollo d'intesa con Tirana sui migranti «non necessita di ratifica parlamentare perché non è un nuovo trattato internazionale fra Italia e Albania. Ci sarà un atto normativo di attuazione che passerà dal Parlamento, ma non c'è necessità di ratifica», insiste Fazzolari.
La Lega rilancia le gabbie salariali
Tutto questo per dire che Meloni ha già pronti i risultati da sbandierare. E Salvini? Il leader della Lega soffre nella posizione di secondo azionista della coalizione. Ragion per cui sogna di massimizzare i consensi alle europee, così da sedersi al tavolo delle trattative da una posizione di forza e poter chiedere un tagliando all’esecutivo. L’autonomia differenziata è il vero obiettivo dei leghisti. Via Bellerio punta a ottenere il via libera in un ramo del Parlamento, prima delle Europee. Dopodiché da qui in avanti Salvini si serviranno di iniziative simboliche utili a ingraziarsi un elettorato rimasto deluso dall’ultima legge di bilancio. Va infatti in questa direzione la presentazione di un disegno di legge «per dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell'attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati». L’iniziativa porta la firma di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, e si può sintetizzare così: stipendi più alti in base al costo della vita.
La reazione delle opposizioni
Va da sé tutto questo ha scatenato la reazione delle opposizioni. Tuona Annamaria Furlan del Pd: «Il ddl proposto dalla Lega sugli stipendi dei lavoratori del Nord e del Sud è vergognoso. Non basta l'autonomia differenziata, con cui si rischia di aumentare la frattura nel Paese, adesso vanno oltre e chiedono di differenziare anche i salari, minando all'unità del Paese e rendendo ancora piu' fragili i lavoratori del Sud». Rincara la dose Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e sinistra: «La Lega sfascia Italia, dopo l'autonomia differenziata che vuole dividere l'Italia in due, il Nord dal Sud, è pronta a dare un'altra picconata all'unità del nostro Paese». Insomma, la campagna elettorale è definitivamente iniziata. E su questa scia proprio ieri il Pd ha chiesto a Meloni di riferire in Aula su svariati temi: dall'Albania alle riforme. E sempre ieri Maurizio Landini, segretario della Cgil, ha varcato l’ingresso della sede del Pd. Un faccia a faccia con Elly Schlein con al centro lo sciopero nazionale indetto da Cgil e Uil del prossimo 17 novembre. Un incontro che viene letto come il tentativo di riunificazione dell’opposizione fuori e dentro il palazzo. Obiettivo anche in questo caso: europee 2024.