Scambio libero con Giamaica e Colombia, accordi col cinema bulgaro: la strana politica estera del governo
Non solo la contestata Via della Seta con la Cina: il pre consiglio dei ministri esamina nove ratifiche di trattati internazionali. Il governo promuove la fine della “doppia imposizione fiscale” con i due paesi sudamericani per favorire gli investimenti

In cima ai temi che occupano il dibattito sulle scelte di politica internazionale c’è indubbiamente l’accordo per la “Via della Seta”, accusato - secondo i suoi critici - di affidare le chiavi della nostra economia alla tigre asiatica, che già si è “comprata” mezza Africa e che ha saputo approfittare della crisi della Grecia per mettere le mani sul porto del Pireo e non solo. Ed è prevedibile che al di là delle rassicurazioni del ministro Giovanni Tria (“L’Italia sempre con l’Europa e gli USA”), dubbi e contestazioni accompagneranno anche la “storica” missione che il presidente cinese Xi Jinping svolgerà in Italia la prossima settimana. Ma la politica estera - e quella commerciale - di un Paese è fatta anche di tanti accordi “minori” che, in prospettiva, aprono e chiudono mercati lontani o meno lontani.
Così, mentre tutti sono concentrati sui rapporti con la potenza cinese e sulla nuova collocazione geopolitica dell’Italia, alle 12,30 è in calendario a Palazzo Chigi un pre consiglio dei ministri in cui verranno discussi ben nove disegni di legge di ratifica di altrettanti accordi internazionali. I tecnici ministeriali, coordinati da quelli di Giuseppe Conte, hanno l’incarico di compiere le necessarie verifiche per dare il via libera ai testi che saranno poi portati al prossimo Consiglio dei ministri per l’approvazione, prima dei passaggi parlamentari previsti dalla Costituzione.
Nei dossier del governo non c’è traccia di Cina, ma sono contenuti lo stesso due trattati commerciali importanti, con la Giamaica e con la Colombia. Gli accordi prevedono che venga eliminata la doppia imposizione fiscale, cioè che un imprenditore italiano sia soggetto al pagamento delle imposte sia in patria che nell’altro Paese, oltre a misure che dovrebbero consentire di contrastare in modo più efficace l’evasione fiscale. Entrambi gli accordi che riceveranno i sigilli dell’esecutivo gialloverde sono frutto di un lavoro diplomatico iniziato più di un anno fa dal governo di Paolo Gentiloni. Era il febbraio 2018 quando l’ambasciatore negli Usa Armando Varricchio, che rappresenta l'Italia anche nel Paese di Bob Marley, firmò con il ministro delle finanze giamaicano Audley Shaw un accordo bilaterale contro le doppie imposizioni.
“Per le nostre imprese si tratta di un importante strumento per la penetrazione sul mercato locale” commentò allora il diplomatico, considerato anche che le esportazioni di prodotti italiani sull’isola sono in crescita da molti anni, a un ritmo di di quasi il 120% all’anno. Nel Paese famoso per rum si è aperta la possibilità di investimenti di un importante marchio italiano degli alcolici, fortissimo su scala internazionale.
Per siglare con la Colombia lo stesso tipo di accordo che sarà ratificato oggi dal governo di M5S e Lega si era invece mosso personalmente Pier Carlo Padoan. Il 26 gennaio 2018, l’ex ministro dell’Economia aveva incontrato il suo omologo colombiano Mauricio Cárdenas. “Questo importante strumento per la eliminazione della doppia imposizione definisce un quadro giuridico stabile per gli operatori attivi in entrambi i Paesi, garantendo loro condizioni concorrenziali” disse, partendo dal presupposto che sia più facile che gli imprenditori italiani investano in Colombia che viceversa.
Si parlerà sempre di investimenti, anche se in un’ottica settoriale, quando si discuterà il decreto che ratifica un accordo con la Bulgaria sulla coproduzione televisiva e cinematografica, definendo nuove regole che consentiranno di produrre insieme le pellicole e riconoscendo benefici fiscali per chi dovesse scegliere di andare dall’Italia in Bulgaria a girare delle scene e viceversa, seguendo la strada aperta da Ermanno Olmi quasi vent’anni fa con “Il mestiere delle armi”.
Si realizzerebbe così il coronamento legislativo di un percorso che già da qualche anno ha consentito di organizzare la “Festa del cinema italiano in Bulgaria - Premi David di Donatello”, a Sofia. Poco fuori dal centro della Capitale bulgara ci sono gli Studios Nu Boyana dove sono state realizzate molte pellicole action statunitensi, da “Thor” alla saga de “I Mercenari”, per nominarne alcune. Sono già decine le pellicole co-prodotte in Italia e Bulgaria. Ora il nuovo testo punta ad aggiornare alle ultime evoluzioni del mercato un trattato sulla coproduzione del 1966, al quale si era iniziato a lavorare addirittura nel maggio 2015. Quello con il Paese ex comunista è il trentanovesimo accordo del genere; il più antico, quello con la Francia, risale al 1946.
Del tutto simile lo scopo di un altro dei documenti che saranno esaminati oggi e votati al prossimo Consiglio dei ministri, questa volta con lo Stato del Messico, che ha anch’esso al centro il regime fiscale degli investimenti. Non ci sono, però, solo tasse e cinema. Tra le altre mini-azioni di politica estera e commerciale all’ordine del giorno del governo gialloverde compare anche un decreto legislativo che prevede un accordo con il Canada per la diffusione di sostanze che riducano la diffusione dell’ozono.
Infine c’è la Svizzera, il Paese neutrale per eccellenza. Per anni i governi italiano ed elvetico hanno lavorato per raggiungere un accordo sulla voluntary disclosure, cioè per favorire l’emersione dei soldi portati oltreconfine in nero e per ridefinire il trattamento fiscale a cui sono sottoposti i lavoratori che passano quotidianamente la frontiera per raggiungere fabbriche, uffici e cantieri dall’altra parte della frontiera. Il risultato definitivo, però, è ancora lontano, a causa del “combinato disposto” delle resistenze politiche frapposte, soprattutto nel Cantone Ticino, dai partiti xenofobi e dei timori italiani che possano essere penalizzati i lavoratori e i Comuni dell’area di confine.
Più facile, invece, trovare un accordo su tutt’altro argomento, cioè su esseri viventi che non necessitano di un passaporto. Così quello che sarà discusso oggi è un disegno di legge di ratifica dell’“Accordo con la Svizzera sulle acque per la pesca” che riguarda la fauna ittica che popola i laghi divisi - quasi - a metà tra i due Stati, cioè il lago Maggiore (Verbano) e quello di Lugano (Ceresio). Un adeguamento che ha lo scopo di “ armonizzare la gestione ittica e le misure di protezione nelle acque transfrontaliere” aggiornando il regolamento condiviso che risale al 1988 ed è rimasto in vigore fino ad oggi. Il primo accordo sul tema risale nientemeno che al 15 settembre del 1880. L’ultima intesa è decisamente più minimale. Riguarda i rapporti tra l’Italia e l'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo e dispone in favore di quest’ultima “l’uso dei locali” a disposizione del segretario permanente.