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[L'inchiesta] È abusiva la palazzina che ha sepolto i tre ragazzini con i genitori nel terremoto di Ischia

Si tratta di una delle 27 mila pratiche di richiesta di condono mai approvate: un piano in più e l'ampliamento della terrazza. I proprietari: anche noi siamo vittime

Antonio Mennadi Antonio Menna   
Il salvataggio di Mattias a Ischia (Ansa)
Il salvataggio di Mattias a Ischia (Ansa)

Case antiche ma non abusive, hanno detto in molti a Ischia, quando, dopo la scossa di terremoto di lunedì sera, si sono cominciate a contare vittime e danni, mettendole in relazione alla lunga storia di saccheggio del territorio sull'isola verde. E invece, molte delle case crollate, erano proprio abusive. Salvati i sepolti, archiviati i soccorsi, cominciano a saltare fuori le carte. E la prima sorpresa riguarda proprio l'abitazione dove sono rimasti bloccati tre fratellini con i loro genitori. Via Serrato, 16: questo l'indirizzo della palazzina, a pochi passi da piazza Majo, dentro quel minuscolo perimetro di territorio dove si sono concentrati i danni, dove sono centinaia i crolli, piccoli e grandi, e oggi si contano oltre duecento sfollati.   

Due abusi

Dopo i primi accertamenti, emerge che anche quell'edificio era nell'elenco delle 27mila pratiche che si sono accumulate sull'isola negli ultimi 30 anni, con i tre condoni aperti dallo Stato. Due gli abusi edilizi per i quali è stata chiesta una sanatoria. Il primo riguarda una sopraelevazione, il secondo una terrazza. La palazzina, in effetti, nasce ai primi del Novecento, come hanno ricordato in molti. Ma era una casa bassa, di un piano solo, piccola. Poi fu fatto un primo piano, Poi, in anni più recenti, era stata ancora ampliata senza alcuna autorizzazione. Un piano in più e una terrazza allargata con tettoia. Da piccolo rudere di campagna era diventato un edificio con tre appartamenti.

Abitata dai proprietari

La palazzina è in parte abitata dai proprietari, che vivono ai piani bassi mentre fittano il primo piano ai turisti. Nell'edificio accanto, il resto della famiglia, perché lungo la strada sono tutti imparentati, casa dopo casa, rudere dopo rudere, terreno dopo terreno: era una zona agricola, è diventata luogo residenziale di villeggiatura, fino a includere alberghi con piscine. Proprio in quella casa con due richieste di condono sono rimasti imprigionati, dopo il crollo, sotto i pilastri del primo piano, i tre bambini con i loro genitori. 

La denuncia del vicino

Il primo a denunciare pubblicamente che quella palazzina crollata sui bambini aveva conosciuto degli abusi è stato un vicino di casa. Francesco, davanti alle telecamere dei Tg2, non ha trattenuto la rabbia: "Hai voglia a dirgli: non costruite due, tre, cinque piani, perché qui è tutta zona sismica e un piccolo movimento butta il palazzo a terra. Lo dicevo tutti i giorni. Al primo piano c'era una cantina antica e hanno costruito sopra. Il palazzo, crollando, ha buttato pure la casa mia a terra. È un guaio, ho la casa distrutta, la dobbiamo solo abbattere".

La conferma del proprietario

A carte ormai scoperte è arrivata anche la conferma dei proprietari. Gianni Trani, uno degli interessati, a Repubblica ha raccontato che in effetti quella casa aveva subito negli anni interventi edilizi senza licenza. Non cose da niente: sopraelevazioni che, com'è noto, mutano totalmente la staticità degli immobili. “Interventi condonabili”, hanno precisato, però, i proprietari. Condonabili, certo, ma abusivi.

Sanatoria senza risposta

"Quel secondo piano – racconta Trani a Repubblica - non esisteva, lo realizzò la famiglia di mia moglie. E poi chiesero il condono. Ma stiamo parlando degli anni Ottanta. Anche la tettoia grande sul terrazzo fu fatta negli anni Novanta e avemmo accesso ad un’altra sanatoria. Ma sempre senza risposta definitiva”. Abusivi, quindi. Non antichi. Ma gli stessi proprietari non ci stanno a passare per colpevoli. Anzi, si sentono doppiamente vittime.  

Ritardi nel condono

“Questo palazzo – dice ancora Trani a Repubblica - ha trascinato giù tutte le nostre vite, ha polverizzato sacrifici, ma per fortuna ci ha anche restituito vivi. Ora solo questo conta. Perché, se proprio bisogna aprirlo un processo e vedere tutto quello che ci ha portato fino a qui, allora consideriamo se non deve essere lo Stato a passarsi una mano sulla coscienza". Accusano le istituzioni dei ritardi nella sanatoria. Avrebbero pagato gli oneri ma non ricevuto ancora il condono. Questioni burocratiche. Di sicuro c'è che quel piano in più e quella terrazza sono stati edificati senza licenza. Lì non dovevano esserci.

Antonio Mennadi Antonio Menna   
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