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Voto con suspence per la vicepresidenza del Csm. Fratelli d’Italia vuole anche il plenum. Con una donna

Ma c’è la variabile del candidato di centrosinistra, il costituzionalista Romboli, indicato da Letta. L’incubo per Meloni di fallire la conquista di palazzo dei Marescialli. Magari per i soliti sgambetti della sua maggioranza. Ecco perché la riforma Cartabia ha fallito

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
La sala riunioni del Csm (Ansa)
La sala riunioni del Csm (Ansa)

“Stai a vedere se oltre allo sciopero dei benzinai, andiamo a festeggiare i cento giorni anche con il suicidio al Csm” scherza ma neppure troppo il senatore di maggioranza mentre attraversa il salone Garibaldi di palazzo Madama. Quello che chiama il “suicidio” del Consiglio superiore della magistratura consiste nel fallimento del piano di vedere l’organo di autogoverno della magistratura governato da un laico o una laica di centrodestra. Sarebbe la prima volta di un vicepresidente di “destra”. Non è mai successo nei quasi quindici anni di governi Berlusconi quando per un motivo o per l’altro il plenum di palazzo dei Marescialli ha sempre cercato di fare scelte istituzionali e il più possibile neutrali. Mai troppo targate politicamente.  Il fatto è che anche stavolta, nonostante la maggioranza schiacciante in Parlamento, nonostante la riforma Cartabia che avrebbe dovuto superare nei fatti il correntismo della magistratura, il plenum delle toghe è come sempre ostaggio di correnti e veti incrociati. E per quello scherzo del destino che si chiama eterogenesi dei fini, il progetto di Giorgia Meloni di “occupare" anche il Csm (dopo via Arenula) con un suo uomo o donna, potrebbe portare alla guida del plenum il candidato laico del Pd, il professor Roberto Romboli.

La suspence è “tripla”: oltre il colore politico, c’è il tema dei requisiti - molti papabili potrebbero avere problemi - e infine il nome. In genere quella per la vicepresidenza di palazzo dei Marescialli è una corsa a due. Questa volta è a tre.

La cerimonia al Quirinale

Nessuna certezza, appunto. Da nessuna punto di vista. Alla fine potrebbe anche spuntarla una donna, sarebbe la prima volta in sessanta anni di storia del Csm.

Il primo atto di nascita del nuovo plenum è stato ieri mattina con la cerimonia al Quirinale di commiato al vecchio plenum e di saluto al nuovo. “È stata una consiliatura complessa, segnata da gravi episodi che l'hanno colpita” ha detto il Capo dello Stato ricordando tutta la vicenda Palamara che ha travolto il plenum a pochi mesi dal suo insediamento: furono sei i togati che dovettero essere sostituti.  Forse il  più grande scandalo che abbia mai travolto la magistratura. Una situazione per cui molti suggerivano di sciogliere quell’assemblea e passare ad eleggerne un’altra. “Malgrado tutto questo - ha ricordato Mattarella - grazie al contributo dei suoi componenti, il Consiglio Superiore ha cercato di superare le profonde tensioni prodotte da quelle vicende, per assicurare il corretto funzionamento degli uffici giudiziari”.

Ma non è già tempo di guardare a quello che è stato. Stamani alle 11, la seconda puntata dell’insediamento: il plenum che dovrà leggere il nuovo vicepresidente.

Sul tavolo c'è subito un grande nodo da sciogliere: la presunta ineleggibilità di alcuni dei dieci laici eletti dal Parlamento, a partire da alcuni dei principali contendenti.

Ma sono tutti eleggibili?

La sfida a tre tra il costituzionalista Roberto Romboli, eletto su indicazione del Pd, e gli avvocati Daniela  Bianchini, candidata da FdI, e Luigi Pinelli, in quota Lega, deve per prima cosa scansare questa mina. L’incognita più pesante potrebbe pesare proprio su Romboli. Costituzione e legge stabiliscono che i componenti laici eletti dal Parlamento devono avere almeno 15 anni di esercizio  effettivo della professione forense o di professore ordinario di diritto. Il professore pisano, che un tempo ha guidato i Comitati antireferendum, fama di persona con una visione della giustizia dal pugno duro, ex allievo di Pizzorusso, è infatti già in pensione. E questo toglierebbe continuità ai 15 anni.

Dovrebbe essere tutto chiaro già oggi. Al netto poi eventuale di successivi ricorsi al Tar. I precedenti sembrerebbero pendere dalla sua parte. Non erano più in cattedra da tempo anche altri professori come Luigi Berlinguer, Giuseppe Di Federico e Annibale Marini. E tutti hanno superato il vaglio del possesso dei requisiti di eleggibilità. Dubbi sul possesso dei requisiti investirebbero anche Bianchini, esperta di diritto di famiglia, membro del Centro Studi Livatino e tra i cui sponsor ci sarebbe il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

 A scioglierli sarà la Commissione verifica titoli composta dai consiglieri più votati: lo stesso Romboli per i laici, Paola D'Ovidio e Bernardette Nicotra per i togati, entrambe di Magistratura Indipendente, il gruppo più moderato e ora maggioritario al Csm con 7 consiglieri, che nella partita per la vicepresidenza punta su Bianchini.

 Una corsa a tre

Se Romboli e Bianchini dovessero superare il primo ostacolo dei requisiti, dovrebbero essere loro i protagonisti del duello per la vicepresidenza. Ma in realtà potrebbe anche essere una corsa a tre. Dove il terzo incomodo è il candidato della Lega Luigi Pinelli, avvocato padovano, difensore di Armando Siri e di Luca Morisi e membro con Luciano Violante della fondazione  Leonardo. Soprattutto, faceva ieri notare un senatore di Forza Italia, “grande amico di Nicolò Ghedini, e questo per noi di Forza Italia sarebbe in parte risarcitorio del fatto che non corriamo con un nostro candidato”. Ecco, nel capitolo sgarbi nella maggioranza, c’è da segnare anche questo: Meloni vuole prendersi tutto e non lasciare nulla agli alleati. “Cosa le costerebbe costato - è il ragionamento che si fa alla vigilia del primo plenum - lasciare a noi Palazzo dei Marescialli visto che ha voluto a tutti i costi il ministero della Giustizia?”.

Le regole della votazione  

Per capire come andrà a finire, in assenza di un accordo che al momento non sembra esserci, occorre guardare bene la composizione del plenum che è tornato a contare 30 componenti, 20 togati e 10 laici. E’ l’effetto forse più evidente della riforma Cartabia. Dieci sono le donne, 6 togate e quattro laiche. Venti gli uomini: 14 togati e sei laici. Anche sotto il profilo del genere, la riforma ha fatto acqua. Per il resto, la riforma ha raffinato i gruppi politici e i conti della viglia sono quelli di sempre, come ai tempi dell’hotel Champagne, per intendersi. 

In premessa va detto che nelle prime due votazioni vince chi prende 17 voti. Dalla terza basterà la maggioranza semplice. In caso di parità di voti nella terza votazione, si procede a votazione di ballottaggio tra i componenti che hanno riportato il maggior numero di voti, ed è proclamato eletto chi abbia riportato il maggior numero di voti. In caso di parità anche in esito alla votazione di ballottaggio, prevale il più anziano di età. Cioè Romboli se passa il vaglio dei titoli. E’ questo è letteralmente lo scenario da incubo per il centrodestra.

La conta interna

Magistratura indipendente, corrente di centrodestra, la più vituperata ai tempi dello scandalo, è tornata maggioranza e conta sette togati. Area ne conta sei, Unicost -la corrente più massacrata ai tempi di Palamara e un tempo maggioritaria - ne conta solo quattro. Due sono di Magistratura democratica e un solo indipendente, Andrea Mirenda. I dieci laici sono sette al centrodestra (quattro di Fdi, due  della Lega e uno di Forza Italia) e tre alle opposizioni. Detta così, se ci fosse un accordo nel centrodestra politico, i giochi sarebbero fatti secondo i rumours di palazzo dei Marescialli: ai sette togati di Mi, vanno sommati i sette laici di centrodestra, forse il laico del Terzo Polo. Totale 15. Bastano altri due voti per arrivare a diciassette ed eleggere il vicepresidente. La variabile sono i due presidenti dell’ Alta corte, il primo Presidente e il procuratore generale di Cassazione. Rischiano di essere loro l’ago della bilancia. E questo non sarebbe un  buon viatico per la consigliatura.

Il rischio del pareggio

D’altro canto ci sono i sei voti dei togati di Area a cui si sommano i due togati di Md e l’indipendente Andrea Mirenda. A questi vanno aggiunti i tre laici di centrosinistra. La somma fa dodici. Ancora una volta sarebbero determinanti i voti del Primo Presidente e del procuratore generale. Si arriverebbe in questo caso a quattordici. Basta un voto per la parità. In questo caso vince il più anziano. Nel testa a testa tra Romboli (centrosinistra) e Pinelli o Bianchini (centrodestra), avrebbe cioè la meglio Romboli.

Si tratta quindi di vedere dove il candidato Romboli potrebbe convincere per strappare un paio di voti. Come in Parlamento, anche al Csm c’è la variabile Terzo Polo. Nel mondo delle toghe si tratta di Unicost: in cerca di riscatto e con molta voglia di cancellare quella stagione, la corrente dei moderati potrebbe far pesare molto i suoi quattro voti spostando da una parte o dall’altra la conta sul vincitore.

 I togati rifiutano questo conteggio. “State sbagliando narrazione” fanno filtrare ai giornalisti. Ma nei corridoi di palazzo dei Marescialli è come sempre la stessa vigilia di conti e riconteggi, trattative e accordi.  

Appuntamento stamani alle 11. Sarà con voto con suspence. A cui si aggiunge l’ultima variabile: non c’è certezza infatti che i tre  laici del centrosinistra votino uniti e compatti.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

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