Uss pasteggia a caviale e in Italia è scontro politica- magistratura. Il magnate russo ci mette nei guai
Oggi il ministro della Giustizia spiegherà in aula. Avviata l’azione disciplinare contro giudici della Corte d’appello di Milano che hanno concesso i domiciliari nonostante il parere avverso dei loro colleghi e dell’amministrazione Usa. Quanti buchi neri in quei domiciliari dorati
Mentre il fascinoso faccendiere Artem Uss pasteggia a caviale e vodka in una delle magioni di famiglia, in Italia si apre lo scontro istituzionale. Un altro. E non se ne sentiva il bisogno. Il governo italiano infatti accusa la magistratura dell’evasione del faccendiere spione russo mettendo in scena uno dei più classici scaricabarile. Che però, guarda caso, non coinvolge gli apparati dello Stato che più di tutti dovrebbero essere per questa faccenda sul banco degli imputati: l’intelligence italiana. E dire che il Dipartimento di Stato americano nell’ambito el carteggio per l’estradizione aveva scritto al ministero della Giustizia di non mettere ai domiciliare Uss perchè era “molto alto il rischio di fuga vista la disponibilità” e perché era già successo altre volte, sempre in Italia, che ricercati americani, beccai in Italia e arrestati fossero poi riusciti a dileguarsi nel nulla.
L’azione disciplinare
Andiamo con ordine. Con un bravissimo ripasso delle date utili. Artem Uss viene fermato a Malpensa il 17 ottobre 2022 su mandato Usa con l’accusa di ricettazione, frode fiscale e altri reati fiscali. Sullo sfondo l’accusa più grave: spionaggio. A fine novembre la Corte d’Appello - pur essendo pendente l’estradizione - concede i domiciliari poiché la moglie del magnate russo ha preso in affitto una bellissima casa in zona Basiglio che i giudici individuano come luogo dei domiciliari. Uss esce dopo una settimana, il 2 dicembre, perchè in attesa di un braccialetto elettronico, misura che il ministero della Giustizia sottolinea essere “rafforzativa” nella sua interlocuzione Washington che invece non gradisce le decisione dei domiciliari. “Ve ne sono già scappati 5 o 6 dei nostri…” con allegato elenco. Il 2 dicembre inizia quindi le detenzione dorata di Artem Uss. Che s’interrompe il 22 marzo quando il braccialetto manda segnali sonori ripetuti e strani. I Carabinieri arrivano a Basiglio ma il signor Uss non c’è più. Riappare pacificato il 4 aprile con un’intervista: è già a Mosca e ringrazia tutti i potenti che lo hanno aiutato. Il 20 marzo era arrivata notizia del via all’estradizione. Il tempo di decidere dove andare e come e il signor Uss ha fatto valigia ed è partito.
Dal 5 aprile - seppur distratti dalla settimana santa - quindi il caso diventa soprattutto italiano. Giorgia Meloni risponde per due ore alla domande del Copasir e alla fine scarica la colpa sul ministro della Giustizia, il “suo” Guardasigilli: la premier litigò duramente con Berlusconi per avere Nordio in via Arenula. Un crescendo di accuse, sospetti fino alla decisione di ieri mattina: il ministero della Giustizia ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d'Appello di Milano, incolpandoli di “grave e inescusabile negligenza” per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo Artem Uss, poi evaso.
“Grave e inescusabile negligenza”
Il ministro Carlo Nordio, addebita ai tre giudici della V sezione penale (Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino) di aver deciso i domiciliari "senza prendere in considerazione" circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere.
In sostanza l'accusa del ministro è di “non aver valutato” elementi dai quali emergeva “l'elevato e concreto pericolo di fuga”. Nell'ordinanza che concedeva i domiciliari i giudici concludevano che il pericolo di fuga continuava a essere concreto, ma anche che potesse essere contenuto aggiungendo agli arresti domiciliari il braccialetto elettronico. Ed è proprio qui che Nordio ravvisa la "grave e inescusabile negligenza” visto che lo stesso ministero, oltre che Washington, avevano sollecitato il mantenimento della misura del carcere.
La notizia trapela nella prima mattinata su alcuni siti. A Milano i giudici non sanno ancora nulla. Inizia così una battagliati dichiarazioni in difesa della magistratura e in accusa a Nordio degna dei “migliori” anni dello scontro politica- magistratura.
Apre le danze l’Anm, l‘associazione nazionale dei magistrati. “Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri - scrive il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia - è che il Ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela della autonomia e della indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato”. Il presidente dell’Anm ha poi spiegato che, in base ad articoli giornalistici, “l'addebito disciplinare muove censure al merito della decisione, contesta gli apprezzamenti dei fatti operati dal Collegio giudicante e non pare focalizzare l'attenzione sui profili di potenziale responsabilità disciplinare che, secondo la legge, sono costituiti esclusivamente dalla negligenza inescusabile”. Sarebbe “quanto mai dannoso” oltre che non previsto dal nostro ordinamento “confondere questi piani”. La negligenza inescusabile che dà luogo a responsabilità disciplinare è quella “che conduca alla violazione di legge, al travisamento dei fatti, all'adozione di provvedimenti privi di motivazione o con consentiti né previsti dalla legge”. E, in effetti, non sembra questo il caso. Dopo l’Anm hanno parlato le toghe progressiste (Area) che sono arrivate fino a paragonarsi all’orsa JJ4: “La politica in cerca di un capro espiatorio attacca la magistratura. Siamo all’esercizio dell’azione disciplinare a furor di popolo” ha scritto il pm Eugenio Albamonte.
Oggi Nordio spiega in aula
Il ministro non è certo tipo che si tira indietro nelle spiegazioni. Bisognerebbe poi anche vedere chi ha seguito passo passo la pratica al ministero. Via Arenula, ad esempio, poiché era in corso l’estradizione, avrebbe potuto, una volta concessi i domiciliari, chiedere nuovamente l’arresto per pericolo di fuga. E non lo ha fatto. è in corso sarebbe potuta. Poi Nordio è quello che ci mette la facia ma tante mani hanno lavorato più e prima di lui al caso Uss. Ciò detto il documento recapitato ai giudici di Milano, una lettera di tre pagine indirizzata al procuratore generale della Cassazione, specifica meglio il perché dell’azione disciplinare. La base è la relazione degli ispettori del 12 aprile scorso dove si legge che i giudici Fagnoni, Curami e Caramellino “si sono resi responsabili dell'illecito disciplinare” per aver concesso il 25 novembre gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico ad Artem Uss “senza prendere in considerazione le circostanze illustrate nel parere contrario della procura generale (contraria fin da subito alla decisione della Corte d’appello, ndr), che avrebbero potuto portare ad una diversa decisione, se opportunamente ponderate”. Vengono indicati sei punti, sei motivi per cui non andavano concessi i domiciliari anche con braccialetto. 1) Uss, fermato il 17 ottobre a Malpensa mentre era in partenza per Istanbul insieme alla compagna “gode di appoggi internazionali che gli hanno consentito di allontanarsi dal luogo di commissione dei reati per i quali pendeva la richiesta di estradizione (Stati Uniti, ndr) e di soggiornare all’estero”. 2)Una nota dell'Interpol datata 16 ottobre 2022 dice che “l’estradando ha rilevanti interessi economici in società situate in Germania e nel Krai di Krasnoyarsk ed è figlio di un politico russo”. 3)Ricopre una “posizione dirigenziale in una filiale di un conglomerato petrolifero russo controllato dallo Stato” e possiede e controlla diverse entità. societarie in altre giurisdizioni del mondo” ad esempio Malesia ed Emirati Arabi Uniti. 4) Uss “dispone di rilevanti consistenze economiche”. 5) Con una nota del 25 ottobre 2022 il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti di America chiedeva “il mantenimento della misura della custodia cautelare in carcere di Artem USS, basata sul pericolo di fuga”. 6) Con una nota del 19 ottobre il Ministro della giustizia, ai sensi dell'articolo 716 comma 4 del codice di procedura penale richiedeva alla corte d'Appello di Milano “il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere, allo scopo di assicurare la consegna di Artem USS alle autorità degli Stati Uniti d’America”. Non valutando tutti questi elementi che risultano agli atti e quindi sono incontrovertibili soprattutto nella loro tempistica, ”i giudici hanno tenuto un comportamento connotato da grave ed inescusabile negligenza. Notizia di illecito disciplinare acquisita in data 12 aprile 2023”. Va ricordato che il ministro della Giustizia ha facoltà di promuovere l'azione disciplinare mediante richiesta di indagini al procuratore generale presso la Corte di Cassazione e che la richiesta di indagini rivolta dal ministro al procuratore generale determina l'inizio del procedimento.
Nordio, i giudici ma anche Viminale e intelligence
Ieri la perire Meloni ha voluto incontrare Nordio per essere aggiornata sui fatti. Era stata la premier la prima a puntare il dito contro Nordio. Che subito aveva alzato il dito contro i giudici dell’Appello di Milano. “Massima condivisione dei fatti, della loro analisi e della decisioni conseguenti (cioè l’azione disciplinare, ndr)” è il messaggio fatto filtrare in serata da via Arenula. Giusto per far sapere che non esistono tensioni tra il ministro e la premier. Non è così, ovviamente. Anche perchè il pasticcio se lo hanno fatto i giudici, lo hanno fatto almeno anche altre due articolazioni dello Stato: il ministero dell’Interno e la nostra intelligence. Che non vengono invece minimamente chiamati in causa. Strano perché Artem Uss sarebbe potuto scappare molto prima della fine di marzo. Risulta infatti che al russo, una volta accompagnato ai domiciliari, sono stati lasciati cellulari, accesso a internet, poteva incontrare persone, muovere danaro (tramite la rete), ha potuto ospitare per un mese la sorella della moglie. E questo succede subito il 2 dicembre quando Uss va ai domiciliari. Suona un po’ ridicola la lettera che il ministro Nordio - o qualcuno del suo staff - scrive al Dipartimento Usa: “I domiciliari sono sicuri anche perchè rafforzati dal braccialetto elettronico”. Uss poteva addirittura fare riunioni via Teams autorizzate dal magistrato di sorveglianza. Uss parlava con avvocati, famigliari, il padre Alexander, magate del petrolio, fedelissimo di Putin.
Questo non trova spazio nella relazione di Nordio. Così come non trova spazio un altro mistero. Possibile che la nostra intelligence non sapesse nulla di Uss, dei suoi affari, della sua presenza in Italia? Possibile che non abbia “seguito”, “attenzionato” i suoi arresti dorati? Possibile che non siano arrivate a palazzo Chigi, all’autorità delegata all’intelligence, richieste dei servizi collegati, cioè americani, circa il ruolo di Uss padre e figlio, la compagnia di famiglia Vostok Oil e la rete di imprenditori anche italiani coinvolti in quello che Putin considera “un mega progetto petrolifero”? Una rete di uomini potenti che Uss una volta al sicuro a Mosca ha voluto ringraziare con tanto di intervista. Quasi comico se non fosse tragico.