Studente italiano torturato in Florida: la verità solo grazie alle telecamere in dotazione agli agenti
Ma in Italia, nonostante siano previste, ne sono state distribuite meno di mille. Il caso Falcinelli adesso riguarda le diplomazie. Per le associazioni umanitarie si tratta di tortura. La concomitanza con l’estradizione di Chico Forti

La tentazione è stata di provare a far diventare anche questo un caso politico. Buttare il povero studente umbro pestato a sangue, arrestato e torturato dalla polizia di Miami nel calderone della campagna elettorale. “E’ peggio del caso Salis, vediamo un po’ cosa dice ora la sinistra dei cari amici dem americani e del loro beniamino Joe Biden” hanno iniziato a ricamare da destra. Dimenticando che la premier Meloni è filo atlantista convinta e si fa baciare affettuosamente in testa da Biden nello Studio Ovale della Casa Bianca. Oltre al fatto che ogni stato Usa è indipendente e la polizia della Florida, governata dal superconservatore Ron De Sanctis, non dipende certo dalla Casa Bianca. “Il governo deve venire subito a spiegare cosa è successo” ha incalzato da sinistra Laura Boldrini. “Il governo faccia sentire forte la sua protesta con le autorità statunitensi” ha incalzato il dem Walter Verini.
Ma in questa storia non c’entrano nulla la destra e la sinistra. Assai poco la politica. C’entrano la civiltà e i diritti. E molto le bodycam, le telecamere in dotazione alla polizia americana anche se non in tutti gli stati. Solo quando la famiglia di Matteo Falcinelli, 25 anni di Spoleto, ha potuto visionare i video di quanto era successo la notte del 25 febbraio davanti ad un locale di Miami, l’orrore raccontato da Matteo ha assunto il valore probatorio.
Il ddl Cucchi
Questo è successo pochi giorni fa. Ma è successo proprio grazie alle bodycam. Che in Italia, nonostante siano deliberate da gennaio 2022, sono meno di mille quelle realmente in uso. E sicuramente il dibattito ora ripartirà su questo tema visto che la senatrice Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi e Sinistra) ha presentato a novembre 2022 un disegno di legge che rende obbligatorie le bodycam e i numeri identificativi. Il testo non è mai stato calendarizzato: se le forze di polizia possono, forse, accettare le telecamere, non ne vogliono però sapere dei codici identificativi. E li, in mezzo a questo guado, siamo rimasti.
Le violenze e le torture subite da Matteo Falcinelli hanno fatto ieri il giro di tv e telegiornali, dall’ora di pranzo in poi. Purtroppo per i nostri occhi, per fortuna perché dovrebbe essere più facile ottenere giustizia.
Tredici minuti di terrore
Tredici minuti di sequenze e immagini accompagnate dal sonoro e dalle richieste di aiuto del ragazzo da fare remare i polsi.
Prima fuori dal locale dove il ragazzo chiede con insistenza di riavere i propri cellulari (che come noto ormai contengono le nostre vite tra codici di accesso ai vari dispositivi e metodi di pagamento), la polizia (pare che la pattuglia non fosse in servizio) chiamata dai buttafuori insiste nel mandarlo via finché, per una gestualità di troppo per cui con una mano lo studente sfiora la giacca dell’agente, Falcinelli finisce a terra, pancia e volto schiacciati sull’asfalto, braccia piegate e subito legate, un ginocchio sulla schiena. Immagini che rinviano a quelle di George Floyd, il cittadino afroamericano soffocato dalla polizia durante un fermo a Minneapolis nel maggio 2020. La sequenza prosegue nelle celle di polizia dove Falcinelli viene addirittura accaprettato, legato mani e piedi con una cinghia dietro la schiena, tra grida di dolore, richieste di aiuto e “per favore basta, per favore”.
La denuncia
È stata la mamma, Vlasta Studenicova, e gli avvocati a decidere di rompere il silenzio e consegnare il video ad alcuni giornali locali e al giornale Quotidiano Nazionale. Matteo fu liberato dopo pochi giorni ora sta concludendo un periodo di “messa alla prova” con l’accusa di resistenza, oltraggio e violazione di domicilio al termine del quale la sua vicenda sarà conclusa, finita, “senza nessuna conseguenza” hanno spiegato le autorità della contea. Peccato che Matteo sia ancora sotto choc. “Era convinto che sarebbe morto, che lo avrebbero ucciso - ha raccontato la madre - non riesce a dormire la notte, ha paura e non so neppure se riuscirà a concludere il suo corso universitario che era giunto quasi alla fine. Dunque noi adesso vogliamo giustizia. Matteo deve vedere e capire che chi lo ha umiliato e offeso e spaventato oltre che menomato perché ci sono danni alle mani e ai piedi pagherà per gli abusi commessi”.
Madre e figli sono ancora a Miami e contano di tornare in Italia appena possibile. “Una vita piena i sogni e progetti rovinata, la sua voglia di vivere trasformata in incubo di vivere” accusa la madre.
E il punto è proprio questo: secondo la giustizia americana è andato tutto come doveva andare. Nessun errore, nessun risarcimento meno che mai morale.
La Farnesina sapeva da tre mesi
La Farnesina segue da quasi tre mesi la vicenda attraverso il consolato generale nella città della Florida, assicura la “massima attenzione sul caso”. Il ministro e vice premier Antonio Tajani ha parlato con la madre a cui ha detto di essere “profondamente colpito dalla violenza e dal tipo di trattamento applicato, un sistema che in Italia evoca qualcosa che neppure voglio nominare”.
Azioni ritenute “inaccettabili ”anche dal console e di cui Falcinelli porta ancora i segni di profonde ferite psicologiche. Secondo l’accusa lo studente era entrato nel locale di strip ma poi non avrebbe voluto pagare il conto delle consumazioni. A quel punto è stato buttato fuori e nella colluttazione ha perso i telefoni. Poi fuori è arrivata la polizia, una pattuglia neppure in servizio e che passava di lì. Questo dicono i verbali scritti che la famiglia e i legali hanno potuto leggere fin da subito. Solo pochi giorni fa le immagini che hanno raccontato una verità completamente diversa.
Qualsiasi siano gli scenari, si apre adesso sulla vicenda una partita delicata tra i legali dello studente spoletino e le autorità della Florida. E questo proprio nel momento in cui gli Usa, dopo un difficile accordo si apprestano a trasferire in Italia Chico Forti, condannato nel 2000 all'ergastolo da un tribunale dello stesso Stato americano per l’omicidio premeditato di un imprenditore australiano. Nessuno lo dice ma è chiaro che i due fascicoli potrebbero interferire l’uno con l’altro rallentando i tempi. E non c’è dubbio che anche questa volta il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani avrebbe preferito tenere bassa la cosa, non dare pubblicità per evitare che assuma valenze politiche che non sono mai di aiuto in queste circostanze. Come già Tajani ebbe modo di dire a suo tempo sul caso Salis. La differenza è evidente: in un caso siamo in Europa e parliamo dello stato “amico e alleato” della premier Meloni; nell’altro siamo negli Stati Uniti, paese ancora una volta amico e alleato ma al di fuori della giurisdizione europea.
Gli scenari
“La struttura amministrativa americana dovrebbe riconoscere che c’è stato un comportamento totalmente fuori dalle regole, totalmente ingiustificato e sproporzionato rispetto a quella che era la necessità di intervento. Penso che il fine principale delle sollecitazioni di chiarimento da parte dell'Italia sia proprio questo: far capire che tutto deve essere riportato nei giusti termini” spiega Francesco Maresca, legale della famiglia, riferendosi alle sue sollecitazioni alla Procura di Roma che “può intervenire nei fatti che riguardano i cittadini italiani all’estero”. La Procura della Capitale potrebbe quindi aprire un fascicolo per richiedere ai colleghi statunitensi informazioni sull’accaduto e sollecitare gli stessi a procedere in modo diretto nei confronti dei poliziotti. La polizia di Miami ha avviato un’indagine interna in merito alla vicenda di Falcinelli e l’ambasciata Usa a Roma spiega: “Abbiamo visto i report, rimandiamo alle autorità italiane”. Report che la madre ha definito “falsi nonostante siano stati scritti sotto giuramento dagli agenti” visto che “non c’è una sola parola che corrisponda a quanto si vede nelle riprese. C’è scritto tutt’altro”.
Tajani in aula
Il caso è diventato in fretta politico. Dal segretario di Più Europa Riccardo Magi al responsabile Esteri di Italia viva, Ivan Scalfarotto arrivano richieste di interrogazioni parlamentari al ministro Tajani mentre Ilaria Cucchi ne annuncia una anche per il Guardasigilli Carlo Nordio. In prima fila anche l’associazione dei “Giuristi democratici” che parlano di “brutale tortura” senza mezzi termini e secondo cui “esistono delle regole internazionali sui diritti umani che non possono essere violate né in Italia, né in Europa e nemmeno negli Stati Uniti: vige il principio universale del divieto di trattamenti inumani e degradanti e non ci sono dubbi che l’incaprettamento al quale è stato sottoposto negli Usa lo studente italiano Matteo Falcinelli sia stata una delle pratiche più crudeli e antiche di tortura”. Non ci sono dubbi anche per Amnesty International: “Immobilizzare per lungo tempo, mediante una tecnica che causa intenso dolore, una persona che evidentemente in quel momento non può costituire alcuna minaccia, è un trattamento illegale, che non trova alcuna giustificazione di sicurezza”. Il problema è che gli Stati Uniti, come spiega un rapporto di Antigone, criminalizzano la tortura praticata dai pubblici ufficiali solo quando commessa fuori dal territorio nazionale. Non c’è nessuna legge federale che preveda il reato di tortura nel suolo americano dove è esplicitamente vietata solo nell'ambito di conflitti armati. Potrebbero però scattare altri reati: abuso e falso.