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La sindrome da sondaggite contagia partiti e coalizioni: perché la guerra dei numeri è una gara a perdere

Il fascino perverso, per nulla discreto, dei sondaggi fa male a tutti: ognuno si sente davanti all’altro ma sono pure illusioni

Ettore Maria Colombodi Di Ettore Maria Colombo   
Giorgia Meloni ed Enrico Letta (Ansa)
Giorgia Meloni ed Enrico Letta (Ansa)

In politologia (ma pure in filosofia e teologia), “l’eterogenesi dei fini”, principio sistematizzato dal filosofo e psicologo empirico tedesco Wilhelm Wundt (in tedesco, “Heterogonie der Zwecke”), ma prima di lui teorizzato sia dal ‘gran fiorentino’ Niccolò Machiavelli che dal ‘gran napoletano’ Gianbattista Vico, “è il principio – ci atteniamo alla versione dell’enciclopedia Treccani – “secondo cui le azioni umane possono riuscire a fini diversi da quelli che sono perseguiti dal soggetto che compie l’azione”. Insomma, per dirla ‘in volgare’, parti per le Indie e ti ritrovi nelle Americhe o prendi Roma e arrivi a Lisbona.

Presto scatterà il divieto dei sondaggi elettorali e, allora, la folle e finta gara tra partiti cesserà

Ecco, succede un po’ così, nella politica italiana. La quale, essendo assai ‘surriscaldata’, peggio del clima globale che incombe sul futuro del Pianeta, da una lotta politica priva di ogni regola e rispetto, una lotta da ‘catch’ (altro che il pugilato, sport olimpico in cui vigono regole ferree), che va avanti, da settimane, senza esclusione di colpi, è entrata nella sua fase ‘terminale’, la peggiore.

Quella in cui leader e partiti, da che erano solo ‘cattivi’, sono già diventati ‘cattivissimi’, l’un contro l’altro armati, modello – più che la nobile ‘disfida di Barletta’ – un’ordalia medioevale. Già se ne vede la (triste) e pratica realizzazione nella messa in onda dei talk show e dei dibattiti tv pre-elettorali, che sono entrati sotto la scure e le regole (finte) da ‘tempi’ di par condicio, facendo impazzire i conduttori che, ogni giorno, devono provare a sedere risse da saloon o da cortile.

Ora, però, dato che i sondaggi stanno per essere (finalmente!) vietati, il che, però, date le regole dell’Agcom (la legge è la n. 28/2000, non è mai servita a un fico secco, specie sulle reti private, al massimo mette la museruola alle tv della Rai) su par condicio e divieto di sondaggi, avverrà negli ultimi 15 giorni precedenti il voto, stabilito, come si sa, il 25 settembre, e quindi a partire dal 5 settembre, a questa fatidica data manca poco, o meglio pochissimo: tutti sparano le loro cartucce.

Un popolo ‘corrivo’ che, ora, scopra di avere “un prozio che ha fatto la marcia su Roma”, detto, più gentilmente, effetto ‘bandwagon’

Il problema – ma questo è un ‘problema’ tutto degli italiani, intesi come Popolo, come Nazione e, ovviamente, come elettori che vanno a votare (gli astenuti, sotto ogni latitudine e sotto ogni longitudine di qualsiasi Paese ‘democratico’ perdono sempre: la loro astensione, cioè, non incide in nulla perché non ‘elegge’ mai nessuno) – è che il nostro Paese ha uno sport preferito e praticato con sistematico metodo, insana passione e non è il football, bensì il ‘salire sul carro del vincitore’. In politologia, si chiama ‘effetto bandwagon’, nome nobile (e inglese) per dire la stessa cosa con altre parole: ‘aggiungere un posto a tavola per chi, momentaneamente, ne è privo, ma – come negli anni Settanta della I Repubblica – si trovava sempre “un nonno partigiano”, negli anni Novanta della II uno “zio liberal-milanista”, oggi si ritrova, ovviamente, un “prozio, o nonno, che, oggettivamente, ha fatto la marcia su Roma” (in letteratura si chiamavano gli ‘antemarcia’, cioè i fascisti che erano tali ben prima del 1922). Insomma, il concetto base è ‘tutti sul carro di FdI’ (e della Meloni), dato che sarà la sicura vincente e, forse, la prossima premier e pure prima donna.

Per capirsi, dentro la Rai, quelli che oggi dicono ‘aho! Io c’ho sempre avuto er busto der Duce!’, fino a ieri primule (nere) tenute ai margini della Storia (e delle conduzioni di importanti, o meno, programmi), sono diventati un numero così alto da far temere che, in realtà, il disciolto partito fascista (Pnf, sciolto nel 1945), sia sempre, di riffa o di raffa, allignato, sotto mentite spoglie, solo in forma ‘nicodemica’ (il cristiano che si fingeva ebreo, il vecchio saggio rabbi Nicodemo), in un numero tale da essere davvero ciclopico.  

Il problema di tutti ‘altri’: dimostrare di non essere dei ‘loosers’, cioè sconfitti in partenza

Il piccolo problema, per tutti gli altri (partiti e/o coalizioni) è che devono cercare, disperatamente, di ‘ri’-salire la corrente e dimostrare al ‘volgo’ che pure loro hanno buone chanches di elezione e, dunque, di arraffare qualche posto, un domani.

Insomma, dato che l’elettore fiuta – come da titolo dell’ultimo romanzo di Goffredo Parise (sospettato di simpatie neofasciste, peraltro) – “l’odore del sangue”, se un partito e/o coalizione non dimostra di potersi giocare la sua partita e viene percepito, dall’elettorale, come un ‘looser’, ha perso due volte. Nelle urne e, anche, nel pubblico ludibrio, “la morte un po’ peggiore”, come cantava un vero Poeta, Francesco Guccini.

Ecco che, dunque, tutti i soggetti ‘terzi’ (sia di nome, il Terzo Polo, che di fatto, dai 5Stelle ai piccoli partiti ‘sotto soglia’ di sopravvivenza, fino alla coalizione data perdente, il centrosinistra) sono impegnati in un’impresa davvero disperata. Provare a dimostrare di non essere dei ‘perdenti’ ancora prima che la gara elettorale si materializzi. Vediamo, dunque, alcune delle loro ‘strategie’.

Il Terzo Polo suona la tromba: siamo già al 7%, abbiamo superato FI, cresceremo ancora!

Nel Terzo Polo (beati loro) sono arci-convinti di avere il vento in poppa. In effetti, la stura gliela stanno dando alcuni sondaggi e sondaggisti, pure di vaglia, che stimano la somma di Az e Iv (il Terzo Polo, appunto) veleggiare, già da ora, ben sopra il 6% fino a ‘sfondare’ il muro del 7% e questo da un misero 4-5% che era, in partenza.

Non a caso, il front runner terzopolista, Carlo Calenda, già gonfia il petto: “Cresceremo ancora molto. I cittadini hanno voglia di una politica seria fatta di proposte e non di false promesse. Superata Forza Italia, il prossimo obiettivo è lasciarsi alle spalle Lega e 5S. E ce la faremo. #Daje. Sostienici” recita il tweet del leader di Az, che usa il social in modo ossessivo-compulsivo.

Calenda suona la carica, postando un sondaggio di Euromedia research – la società guidata da Alessandra Ghisleri (vera, e riconosciuta, ‘maga’ dei sondaggi, dal Cavaliere in giù a molti altri) per “Porta a porta” (Rai 1) di Bruno Vespa che, ieri, ha inaugurato la sua nuova stagione. Ghisleri quota il Terzo Polo al 7,4%, superando, quindi, FI che sarebbe al palo col 7%. Per gli azzurri è, peraltro, il risultato più basso tra quelli dei tanti istituti di sondaggio – altri la quotano assai più alta - e il ‘dispiacere’ arriva proprio da chi è stato l’istituto di fiducia di Berlusconi per decenni.

I ‘terzopolisti’, ovviamente, già si fregano le mani ed Ettore Rosato, padre del Rosatellum, con i suoi fa di conto: “il 5-6% vuol dire avere 25 eletti, tra il 6 e l’8% diventano 30 (20 deputati e una decina di senatori), con l’8-10% sono 40!”.

Il rischio di un risultato disastroso per FI

Sarebbe, in buona sostanza, un bel ‘botto’ e, così, il Terzo Polo diventerebbe una delle vere novità uscite dalle urne. Principalmente, dunque, a ‘scapito’ di FI, che solo nelle regioni del Sud (Sicilia in testa, storico ‘granaio’ di voti azzurri) ‘tiene’, starebbe cioè tra il 7 e l’8% dei voti mentre, nel centro-Nord, sarebbe in caduta libera, sul 5% o poco più, un dato davvero disastroso.

Ovviamente, gli azzurri – con Berlusconi che, per settimane, ha detto “possiamo arrivare al 20%”, non ci sta e prova a replicare, sondaggio a sondaggio, occhio per occhio, dente per dente.

“Forza Italia continua a crescere nei sondaggi. La rilevazione del 29 agosto realizzata dall'Istituto Piepoli ci dà al 10%. Siamo pronti insieme agli alleati del centrodestra a governare il Paese” si cinguetta dal profilo Twitter di Forza Italia, dove il partito azzurro pubblica un sondaggio realizzato, appunto, dall'Istituto Piepoli, il quale, però, non è che sia ritenuto in grandissima stima, almeno dagli altri suoi ‘colleghi’ sondaggisti.

Va detto che, grazie all’effetto ‘trascinamento’ insito nell’attuale legge elettorale, stando non in un listone unico, come è il Terzo Polo, ma dentro la coalizione oggi data vincente, il centrodestra – che sempre Euromedia Research stima al 46,1% contro il 28,7% del centrosinistra (gli altri partiti corrono, tutti, fuori dalle coalizioni) e con un tasso astensione, astronomico, data al 35.4% (pur se in calo di 1,5% sul dato di luglio) - anche se FI e Az/IV facessero entrambe il 7%, FI avrebbe comunque più del doppio dei parlamentari (70/80 versus 30/40) di Calenda. Questo grazie all’effetto ‘moltiplicatore’ dei collegi uninominali e, anche, della - saggia – scelta, fatta da FI, di stare ‘dentro’ una coalizione e non ‘fuori’, come ha voluto Calenda. Per non dire del fatto che, sempre secondo Ghisleri, FdI è a distanze siderali (quasi il 24,6%, +1%), il Pd insegue, comunque, al 23,1%, e che il M5s (12,3%) avrebbe acciuffato la Lega (12,5%).

L’M5s sostiene di aver ‘superato’ la Lega

Infatti, l’altro dato, che avrebbe del clamoroso, è che i 5Stelle – in effettivo recupero e spolvero, specie nelle regioni del Sud – potrebbero aver messo la ‘freccia di sorpasso’ persino sulla Lega. Il dato sarebbe il risultato di due tendenze opposte, registrate entrambe nell’ultimo mese: il partito di Matteo Salvini, in queste settimane, avrebbe perso oltre due punti percentuali (era al 14% netto), mentre il M5s ne avrebbe guadagnati oltre 3 (dal 9,2% di fine luglio).

Infatti, ecco che, subito, scrive su Twitter con toni ‘calendiani’, cioè apodittici, come se stesse parlando di voti ‘veri’, Gianluca Castaldi, senatore del M5s: “Vi do una info: nei sondaggi veri, non quelli che ci propinano per ingannare e deviare i pensieri (sic), abbiamo appena scavalcato la Lega (falso: l’M5s resta sotto, ndr.) e siamo l'unica forza in crescita. Sorprenderemo anche questa volta e gli scenari in Parlamento cominciano a non essere così sicuri per i partiti”, cioè per tutti quelli che non si chiamano M5s.

Ora, se è vero che, in effetti, i 5Stelle sono dati molto ‘tonici’, specie nel Sud del Paese (Sicilia, Calabria, Puglia e, soprattutto, Campania), circa al 20% dei consensi (il che vorrebbe dire, peraltro, che il centrosinistra non vincerebbe un collegio uninominale uno, al Sud, ma tutto e solo a favore del centrodestra, ché comunque il M5s non ha, in re ipsa, la forza di prenderne nessuno), è anche vero che, nel Centro-Nord, veleggia su percentuali minimali, tra 3% e 5%, il che vuol dire che, appunto, la media ponderata fa il 10-12.

Gli altri ‘partitini’ in lotta per sopravvivere, cioè superare la soglia di sbarramento del 3%

Poi ci sono i partiti – detti anche ‘partitini’ - che combattono per la sopravvivenza, cioè per superare la soglia di sbarramento del 3%, la sola che, almeno alla Camera (al Senato il riparto è regionale) permette di ottenere parlamentari. Al 3,1%, sempre per la Ghisleri, c’è l’alleanza Sinistra-Verdi, più o meno stabile, ma assai pericolosamente sempre sul ‘filo del rasoio’.

Poco sotto il 3% c’è Italexit di Gianluigi Paragone, anche qui in linea col dato di un mese fa, mentre tutti gli altri partitini (Italia Sovrana e Popolare di Rizzo e Ingroia, Unione Popolare di De Magistris, etc.), a loro volta in lotta per agguantare il 3%, sono dati assai sotto il 3%, anche se loro, ovviamente, giurano di farcela.

A seguire c’ò Noi Moderati (i centristi del centrodestra che riuniscono Udc, Lupi, Toti e altri) che non si schiodano dal 2%, +Europa di Bonino, data all’1,5% e Impegno Civico di Luigi Di Maio, triste fanalino di coda all’1%.

La giornata dell’orgoglio ‘pride’ dei ‘nanetti’

In questi ultimi due casi il rischio è che, se questi partitini (Noi Moderati è alleato col centrodestra, +Europa e IC col centrosinistra) finissero sotto l’1% secondo la legge elettorale i voti andrebbero dispersi, ‘buttati’, né andrebbero a incrementare i seggi in dote alla coalizione del centrosinistra che, invece, potrebbe agevolarsi dell’effetto benefico (e ‘moltiplicatore’) dei voti andati a liste a esso collegate che, pur restando sotto il 3%, si ‘spalmano’ sulla coalizione, aumentano i seggi che, in buona sostanza, finiscono in seggi al Pd. Insomma, per il Pd, sarebbe una beffa nella beffa.

Ovviamente, i ‘nanetti’ non ci stanno e provano a tirare la coperta (corta) dalla loro parte. E così, mentre dentro +Europa, pudicamente, si tace, “Ci sono alcuni sondaggi che ci danno vicini al 3%. Mi aspetto un ottimo risultato, noi supereremo la soglia del 3%. Noi siamo i moderati della coalizione progressista” scandisce le parole il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, alla domanda di Rtl circa quel sondaggio che vede il suo partito, Impegno civico, intorno all'1%.

Ma anche i ‘nanetti’ del centrodestra provano a tirar fuori le unghie e l’orgoglio, non foss’altro perché, a loro, il centrodestra (e, in particolare, FdI) ha regalato non uno, ma ben 13 seggi ‘blindatissimi’ nella quota dell’uninominale.

“Sono assolutamente convinto che noi supereremo in giro per l'Italia lo sbarramento del 3%, tutti i sondaggi ci incoraggiano in questa direzione, seppure abbiamo realizzato un simbolo nuovo racchiuso nel nome ‘Noi Moderati’…” dice, un po’ ammettendo le palesi difficoltà (la ‘novità’ del nome e del simbolo dei 4 nanetti), Saverio Romano, ex senatore siculo che ne ha viste e fatte, vicepresidente di Noi con l'Italia. “Noi non siamo la quarta gamba - prosegue - come qualcuno dice. Noi siamo una delle quattro componenti del centrodestra che si presenta unito e compatto alle elezioni”, conclude Romano.

Il Pd, più cauto, punta tutto sull’astensione

Nel Pd, invece, dove il senso della misura è un abito che si porta sempre, a ogni stagione, specie da quando alla guida c’è Enrico Letta, la mettono giù in tutt’altro modo. Avendo, ormai, capito di avere perso la battaglia ‘della vita’, quella per la premiership (e, forse, per Letta, chissà, pure quella per la leadership dentro il Pd: Bonaccini è già ai box di partenza che si scalda e smania…), e pure quella per chi sarà la prima coalizione (venti punti netti di distacco dal centrodestra sono un ritardo oggettivamente incolmabile e del tutto impossibile da recuperare), meglio puntare sulla ‘remuntada’ tra gli astenuti.

“Noi siamo molto determinati a convincere quel 40% di elettori che nei sondaggi dicono che non andranno a votare o che non hanno idea di chi votare. Perché, se riuscissimo a spostare un 10% di quelli, allora potremmo vincere le elezioni” dice il segretario dem, in un'intervista a Afp. Ora, anche qui, bisogna intendersi. Se è vero, infatti, che una parte degli astenuti, i cd ‘intermittenti’ (un 10% circa del 30% della massa degli astenuti, cioè del 30% e rotti del corpo elettorale, i votanti) se si recasse alle urne, in massa, può ribaltare qualsiasi risultato ‘atteso’ da qualsiasi sondaggio (è già successo in passato, può succedere ancora), è statisticamente impossibile nonché improbabile, che quel 10% di astenuti ‘di ritorno’ si riversi in massa a votare per un solo partito, il Pd di Letta. Insomma, è come voler centrale la famosa ‘mela’ con l’arco di Guglielmo Tell da distanze siderali, però, e non da distanze (come dire?) ragionevoli.

Sondaggista che vai, sondaggio che trovi

Infine, un’ultima considerazione che facciamo per scrupolo e per verità di cronista. Qui abbiamo preso in considerazione ‘solo’ il sondaggio della Ghisleri per Euromedia Resarch. Ma, come si sa, ne sono usciti e pubblicati molti altri di altrettanti autorevoli istituti di sondaggio. La società Swg, per dire, dice che, si votasse oggi, alle elezioni politiche Fratelli d'Italia sarebbe al 24,8%; Il Partito Democratico al 22,3%; la Lega al 12,5%; Il Movimento Cinque Stelle all'11.6%. E ancora: FI sarebbe al 7%; Azione-Italia Viva al 6,8%; Europa Verde-Sinistra Italiana al 4%; Italexit al 3,4%; Noi Moderati all'1,6%; Più Europa all'1,5%; Impegno Civico all'1,2%.

La ‘supermedia’ dei sondaggi di Youtrend/Agi quota Fratelli d’Italia al 23,8%, PD 22,5%, Lega al 13,4%, M5S al 9,8%, Forza Italia 8,3% Azione +Europa al 4,9% Sinistra Italiana/Verdi al 4,2% IpF al 2,6%, Italexit al 2%, etc. E abbiamo qui tralasciato i sondaggi di Tecné, Ipsos, Emg, etc. Morale, sondaggista che vai, sondaggio che trovi.

Ettore Maria Colombodi Di Ettore Maria Colombo   
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