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Se non ci fosse la guerra, ci sarebbe la crisi di Governo: delega fiscale e riforma del Csm

Il premier Draghi incontrerà Lega e Forza Italia, che sono dsaliti sulle barricate e sono pronti a dire no alla riforma del fisco

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
Se non ci fosse la guerra, ci sarebbe la crisi di Governo: delega fiscale e riforma del Csm

Se non ci fosse una devastante guerra in corso, ai confini dell’Europa, saremmo già alla crisi di governo in fieri. E tutti i giornali ne parlerebbero. Dopo l’incidente, sfiorato per un pelo, sulle spese militari, tra Draghi e Conte, ora è la volta della delega fiscale e della riforma del governo. Lega e FI sono saliti sulle barricate, pronti a dire ‘no’ alla riforma che, per ora, giace in commissione. Il Pd parla di “terrorismo propagandistico” e si schiera con Draghi, ma non può bastare: è solo. L’M5s resta alla finestra e, per ora, si gode la scena. Draghi è furibondo, ma per ora non cede.

Non prima della settimana prossima, e dopo il ritorno dalla 'mission' ad Algeri, che avrà luogo nella giornata di lunedì, il premier Mario Draghi incontrerà Lega e Forza Italia nei prossimi giorni - il giorno X potrebbe essere martedì 12 – perché di certo non intende sottrarsi al dialogo chiesto dal centrodestra che in queste ore, dopo l''incidente' in commissione Finanze alla Camera che ha visto addirittura l'intervento dei commessi per sedare la rissa che ne era nata, chiede al presidente del Consiglio "garanzie certe" sul fatto che l'approvazione della delega fiscale non comporti in nessun modo un aumento delle tasse.
Ma fonti vicine al presidente del Consiglio non nascondono l'irritazione, perché da mesi ormai il premier, e non solo lui, va ripetendo che no, la delega
fiscale non comporterà nessun aumento, non porterà ad alzare l'asticella della tassazione.

Il nervosismo di palazzo Chigi sale di molto

Del resto, il nervosismo di queste ore emerge con forza anche dalla nota emessa da Palazzo Chigi nel tardo pomeriggio in cui viene messo nero su bianco che il "governo non ha alcuna intenzione di aumentare le tasse. Il presidente Draghi ha dichiarato più volte questo impegno sin dall'inizio del suo mandato, in Parlamento, in incontri pubblici con il mondo imprenditoriale e industriale, ai vertici internazionali e anche nei vari confronti con i leader delle forze di maggioranza". Nel caso della delega fiscale, viene poi rimarcato, Draghi ha specificato, anche di recente, che il provvedimento "non porta incrementi sull'imposizione fiscale degli immobili regolarmente accatastati". Detto in modo più diretto, "nessuno pagherà più tasse. Il governo non tocca le case degli italiani. E lo stesso sarà per gli affitti e per i risparmi" al centro dell'ultima battaglia in commissione Finanze. (segue)

L’ennesimo polverone viene visto come il fumo negli occhi a Palazzo Chigi. Tanto più davanti a una bagarre -con tanto di urla e microfoni lanciati in Commissione Finanze- che arriva a poche ore dalle parole, chiare, di Draghi ieri nel corso della conferenza stampa sul Def. E del suo appello all'unità, una delle condizioni sine qua non per rianimare la fiducia di famiglie e imprese, in affanno per il caro vita e depresse da una guerra che non accenna a finire, scoppiata dopo l'incubo della pandemia. "In un momento drammatico come questo serve unità" e "spirito costruttivo", le parole pronunciate da Draghi appena poche ore prima dell'incidente in commissione Finanze.

I timori contro chi vuole far salire la tensione

Parole ripetute in queste ore ai suoi collaboratori, con un certo sgomento per il livello di scontro raggiunto in queste ultime ore in cui non accennano a placarsi i sospetti che hanno preso corpo la settimana scorsa, dopo lo scontro con il leader del M5S Giuseppe Conte sulle spese militari. Ovvero che ci sia una parte della maggioranza -il vecchio fronte 'gialloverde' del primo governo Conte- pronto allo sgambetto, a far  precipitare il Paese ad elezioni anticipate, sfruttando la 'finestra'  delle amministrative di giugno. Un sospetto a cui l'ex numero uno della Bce avrebbe dato voce anche nel duro faccia a faccia con l'ex premier, prima di salire al Quirinale per informare il Capo dello Stato della strada accidentata sul terreno della difesa e dell'aumento delle spese militari.

 

La ricostruzione di una notte folle in commissione

 

In commissione Finanze della Camera dei Deputati, dove si discuteva la delega fiscale, è successo di tutto, l’altra notte. Con tanto di scontri verbali e pure fisici. Alle ore 23 manca un deputato di Coraggio Italia, l'ex fronte rosso-giallo prevale nelle prime votazioni, ma poi le forze in campo cambiano, per un riequilibrio dei numeri il centrodestra può schierare un uomo in più; Pd, Iv, Leu e M5s per replicare la 'vittoria' sul filo di lana conseguita due settimane fa sul catasto non bastano, al terzo voto avrebbe dovuto votare anche il presidente della Commissione, Marattin. La tensione sale, il Pd prende tempo, interviene il capogruppo Fragomeli, il governo rischia di andare sotto. E cosi' il presidente della Commissione Finanze, il renziano Marattin, sospende la seduta. Si scatena la bagarre, l'ex pentastellato Villarosa e Osnato di Fdi si avvicinano ai banchi della presidenza, contestano la decisione. Volano parole grosse: abbassa quel braccio, anche se so che per te è difficile, la frase di un deputato democrat che viene rivolta all'esponente di Fratelli d'Italia, ne scaturisce un ulteriore parapiglia, si scaldano gli animi, saltano i microfoni, intervengono i commessi.
Lo scontro dell’altra notte in Commissione Finanze è la fotografia che certifica le distanze sulla legge delega fiscale. Ieri mattina Marattin convoca i giornalisti: "Le riforme non si fanno votando 24 a 24, non è stato questo lo spirito", ha spiegato, quantificando i numeri in campo e rimandando la palla a palazzo Chigi.

 

Salvini e la Lega fanno muro: non votiamo

 

Salvini riunisce lo stato maggiore, ribadisce che si va avanti su questa linea. La legge delega fiscale è invotabile, andiamo fino in fondo, il ragionamento. Nella Lega, insomma, non si esclude la possibilità di votare contro la fiducia, qualora il governo decidesse di blindare il provvedimento. "Vogliono aumentare le tasse sui titoli di Stato, ma stiamo scherzando?", il grido di battaglia. Al tavolo c'è anche il ministro Giorgetti che ricorda di non aver votato la legge delega fiscale in Consiglio dei ministri, condivide la tesi che il cambio di sistema fiscale svantaggia pure le imprese, tra chi è collegato e chi in presenza partecipano alla riunione i capigruppo, e i parlamentari Bagnai, Gusmeroli e Bitonci. "Forse il premier Draghi è stato consigliato male, da chi ha visioni della sinistra estrema" dice l'ultimo.

 

La temperatura sale in tutto il centrodestra

 

La temperatura sale nel governo. Tajani e Salvini chiedono un incontro al presidente del Consiglio. Per Forza Italia il nodo è la riforma del catasto. La richiesta del partito è di far slittare i tempi, prevedere un censimento 'allungato', concentrarsi sui beni fantasma e non "affondare il colpo", questa la tesi, "sulle tasse degli italiani". "A Conte è stato concesso sull'aumento delle spese militari di arrivare al 2028, perché al centrodestra non viene garantito niente?", si chiede un deputato. FI cerca un'exit strategy. Si tratta su tutti i dieci articoli, una delle ipotesi è che il governo ponga la questione di fiducia per parti separate, in modo che sulla riforma del catasto si possa mettere a verbale il no del partito di Berlusconi. Entrano i pontieri in azione. Fonti parlamentari riferiscono che e' sceso in campo Gianni Letta per cercare di spegnere l'incendio. "Non possiamo rinnegare la nostra storia", il 'refrain' del Cavaliere che oggi sarà a Roma. FI e Lega sono unite nella battaglia, il dialogo tra gli 'sherpa' dei due partiti è costante. Anche se non è mancato qualche momento di fibrillazione. Al momento un punto di caduta non c'é, perché Forza Italia non può neanche pensare - sottolinea un 'big' azzurro - di lasciare sola la Lega a difendere gli interessi degli italiani. E dunque se il partito votasse contro la fiducia, l'ipotesi astensione difficilmente verrebbe presa in considerazione. "Su deleghe cosi' ampie conferite al governo, come quella fiscale, i pareri delle commissioni sui decreti attuativi devono essere vincolanti", la richiesta del centrodestra di governo. "Introdurre il sistema duale nel regime fiscale italiano è un'ipotesi lunare", osservano i leghisti Bitonci e Gusmeroli, "vogliono cancellare le politiche fiscali del centrodestra" l'accusa.
Nel centrodestra si sottolinea tra l'altro che la riforma del catasto e del sistema duale non sono previste tra le richieste dell'Europa sul Pnrr e che difficile che questo governo composto da forze così diverse possa portarla avanti.

Mentre il Pd reagisce: "E' un atteggiamento irresponsabile, "cosi' rischia di saltare il governo". "Basta con il terrorismo comunicativo, Lega e FI vogliono solo fare campagna elettorale", osserva il segretario dem, Letta. "Mi preoccupa questo atteggiamento molto rigido da parte di alcune forze di centrodestra" sulla delega fiscale, incalza il presidente M5s Conte. "Siamo di fronte all'ennesima negazione della realtà", replica il partito di via Bellerio.

 

Si cerca una mediazione ma è molto difficile

 

"Son convinto che ragionandone con il presidente Draghi e con il presidente Mattarella la situazione si trovi", prova a mediare Salvini ma ieri il presidente del Consiglio è stato netto: no a bandierine e a battaglie
identitarie. E oggi da palazzo Chigi si ribadisce: il governo non ha alcuna intenzione di aumentare le tasse, come si è visto. "Il governo - viene sottolineato dalla sede del governo - non tocca le case degli italiani. E lo stesso sarà per gli affitti e per i risparmi".

 

Gli altri dossier aperti: Csm, concorrenza, Def

 

Draghi - oggi ha visto i sindacati lanciando la proposta di un patto sociale 'modello Ciampi' - la prossima settimana incontrerà i leader dei partiti del centrodestra di governo. "Abbiamo la sensazione che Draghi voglia sfilarsi", il sospetto di un 'big' azzurro. Ma nel governo il ragionamento e' proprio l'opposto, e cioè è che sia la Lega a volersi tenere le mani libere. Sta di fatto che nonostante le 'garanzie' del premier il nodo sulla legge delega fiscale resta. Così come quello sulla riforma del Csm: è in corso una riunione di maggioranza con il ministro Cartabia, si sta affrontando il tema della separazione delle funzioni ma al momento non c'e' ancora una soluzione. Ferma al palo al Senato è il disegno di legge sulla concorrenza e a palazzo Madama è in arrivo il dl taglia-prezzi, con il centrodestra che chiederà maggiori margini di manovra per tagliare i costi del carburante e venire incontro a famiglie e a imprese. Sullo sfondo c'e' poi la richiesta dei partiti dopo l'approvazione del Def di ieri in Csm: il governo approvi – è il 'refrain' emerso già ieri un nuovo scostamento di bilancio e trovi un 'tesoretto' per intervenire contro il caro energia. In conferenza stampa il premier ha parlato di quadro economico in peggioramento, sottolineando la necessità di un clima d'unità per venire incontro ai bisogni dei cittadini. Una unità che le forze politiche che reggono la sua maggioranza non sembrano proprio riuscire a trovare. A rischio di provocare una crisi di governo? Difficile, certo, ma non impossibile

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