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Salvini lancia il sondaggio social sull’omicidio di Viareggio e il governo approva tredici nuovi reati

Imballando ancora di più un motore, quello della giustizia, già ingolfato. Nel disegno di legge sulla sicurezza in approvazione alla Camera non c’è nulla di ciò che veramente servirebbe per garantire certezza della pena, integrazione e rimpatri nei paesi di origine di chi è irregolare. In carcere chi manifesta per l’ambiente e contro le infrastrutture. Schlein: “Peggio del codice Rocco, siamo al fascismo”

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Salvini lancia il sondaggio social sull’omicidio di Viareggio e il governo approva tredici nuovi reati

La domanda è agghiacciante. Si avvicina al fatto di cronaca che l’ha originata:  “Se quell’algerino non fosse stato un delinquente non sarebbe finita così. Voi cosa ne pensate?”. E’ la domanda che il leader della Lega Matteo Salvini ha postato ieri sui social aprendo nei fatti un sondaggio social sulla donna di 65 anni di Viareggio che dopo essere stata scippata della borsa, ha ingranato la maria del suo suv e ha investito più volte l’extracomunitario che l’aveva derubata. La domanda ha funzionato, direbbero gli esperti di comunicazione social, “ha ingaggiato l’utenza” che non ha condannato la donna. Non sempre almeno. E non come si dovrebbe, senza se senza ma. Perchè la vita umana, qualunque e chiunque non potrà mai essere un birillo da buttare giù.

Cavalcare la sicurezza

Stordita tra l’affaire Boccia-Sangiuliano, la legge di bilancio ancora senza forma nè anima - a parte il mantra che “non ci sono soldi e sarà severa” -  e una partita europea che stenta a decollare come previsto (il successo e la gloria di Fitto), la maggioranza cerca di alzare la testa con il più classico degli evergreen: la sicurezza e l’ennesimo disegno di legge sulla sicurezza.  Un tema negli ultimi mesi lasciato volentieri in esclusiva alla Lega e a Vannacci anche perchè il governo a parte il calo degli sbarchi non ha molto altro di cui andare fiero. Anzi: tra criminalità diffusa, percezione di insicurezza, poca certezza della pena e un sistema carcerario a un passo dal fallimento che conta quasi settanta suicidi in un anno, possiamo dire che anche sul fronte della sicurezza il governo ha fatto flop. Sempre rispetto alle aspettative della campagna elettorale. Poi ci si mette la cronaca con l’inatteso, l’imprevisto, il mostruoso come quello che è successo a Viareggio. E allora il senso della sconfitta travolge tutto e interroga tutti. Forse il tempo per occuparsi seriamente della sicurezza, senza ideologia, nè da destra nè da sinistra, sta per scadere?   

L’ennesimo pacchetto sicurezza

Il lavori parlamentari, ripresi questa settimana proprio lunedì, proprio poche ore la tragedia di Viareggio, hanno riaperto alla Camera con le votazioni del disegno di legge sulla sicurezza, un testo approvato in Consiglio dei ministri a novembre 2023 sull’onda dei fatti di Caivano, ma approvato in prima lettura alla Camera solo ieri. Insieme al decreto, allora, fu deciso di mettere mano al codice penale tramite un disegno di legge per dare una “stretta” in nome di “una maggiore certezza delle pena” e dare ”risposte certe ai cittadini”. Quasi un anno per arrivare in aula per la prima lettura non è esattamente un indizio di efficienza e di capacità di soluzione del problema. Nel frattempo la maggioranza si è divisa e allontanata su questi temi: da una parte Salvini e Vannacci pronti a cavalcare l’ultimo fatto di cronaca per sventolare la solita odiosa e sbagliata sovrapposizione tra criminalità e immigrazione; dall’altra Forza Italia che cerca di rompere questo binomio e introduce il tema dell’integrazione (ad esempio lo ius scholae) fra i tre pilastri (gli altri sono controllo dei flussi ed rimpatri) su cui deve poggiare un serio piano di gestione dell’immigrazione. E, quindi, in parte, anche della sicurezza.

Cittadini esasperati

Lunedì si è aggiunto il caso agghiacciante e bestiale di Viareggio, la donna di 65 anni che per recuperare la borsa scippata ha investito e poi schiacciato più volte il corpo dello scippatore contro un muro, un algerino di 47 anni sena fissa dimora. Un fatto disumano che però, ancora una volta, deve essere sembrato un’occasione per la Lega visto che il suo leader ha lanciato il sondaggio: “Se quell’algerino non fosse stato un delinquente non sarebbe finita così. Coa ne pensate?”. Siamo oltre, anche da un punto di vista etico, l’invocazione costante della difesa sempre legittima. Siamo alla legge del taglione, alla giustizia fai da te, ad una regressione inaudita  di valori e diritti. E così a Viareggio può dividersi tra chi “comprende”  l’operato della loro concittadina e chi la biasima aggiungendo però: “Siamo esasperati. E’ stata un’estate segnata da furti, rapine, scippi, delinquenza”. Chiedono, giustamente, di ripristinare la certezza della pena in un paese dove chi delinque sa di non rischiare nulla o quasi: qualche giorno in cella e poi di nuovo fuori con i decreti per le espulsioni che si accumulano in tasca ma tanto nessuno ti metterà veramente su un aereo per rimandarti nel tuo paese.

Un ddl inutile anzi dannoso

In questo clima è stato approvato in prima lettura il disegno di legge sulla sicurezza, vanto ed orgoglio della maggioranza, tentativo di mostrare qualcosa di fatto e che funziona e indicato nei mattinali della comunicazione di palazzo Chigi come il tema su cui fare leva nella comunicazione di giornata. 

Conviene però andare a vedere bene cos’è il ddl appena approvato. In sostanza si contano tredici nuovi reati e relative pene sparsi in una ventina di articoli: occupazione abusiva di una casa, blocco di una strada o una ferrovia per protestare, l’aggravante se commetti un reato in una stazione. Tra le novità principali infatti c’è il reato di “occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui” (dai 2 ai 7 anni di reclusione) detto anche “norma antiSalis” visto che l’europarlamentare di Verdi e Sinistra ha in passato occupato abitazioni che rimanevano sfitte.Molto discusso anche l'articolo 14, la cosiddetta “norma anti-Gandhi” che prevede fino a 2 anni di carcere per chi manifesta bloccando le strade o la circolazione ferroviaria, se a farlo sono due o più persone. Significa dire addio ai sit in ambientalisti, di chi protesta in nome dell’ambiente  ma non solo visto che la misura sanziona anche le proteste contro opere pubbliche “strategiche” (per esempio il ponte sullo Stretto o la Tav). Oggi questi comportamenti sono puniti con pene lievi e multe. D’ora in poi ci sarà almeno un mese di carcere. Siamo alla repressone del dissenso. Nuove aggravanti anche per i reati commessi nella stazioni, nelle metro e a bordo dei treni.

Un furore legalitario e repressivo che oltre ad essere molto vicino alla negazione del dissenso sarà dannoso perchè aggiunge reati e quindi peso su un sistema ormai fallito, quello della giustizia: dalla presenza di polizia e carabinieri soldati compresi nelle strade, ai tribunali per finire alle carceri, il motore della sicurezza è ingolfato eppure si cerca di curarlo aggiungendo benzina.

Il “capolavoro”

Il ddl vieta  la cannabis light:  addio  ai Cannabis shop nonostante da Coldiretti a Confagricoltura abbiano messo in guardia per i danni a tutta la filiera: “Si rischia di mettere in ginocchio tutto il settore con danni per centinaia di milioni di euro e centinai di posti di lavoro che sarebbero cancellati”. Il Pd ieri attaccato in aula il governo per una decisione definita “insensata”. “Lo stop alla canapa industriale è insensato - ha detto Debora Serracchiani - questa norma azzera una filiera agricola ad alto valore aggiunto, trainata soprattutto dai giovani. Siamo davanti a un vero e proprio atto d’imperio che penalizza numerosi investimenti privati determinando ingenti danni in termini economici e occupazionali. Il governo ci ripensi e risponda all'appello delle associazioni agricole: Lollobrigida si svegli e batta un colpo cancellando quella norma senza senso voluta direttamente da Palazzo Chigi”. Ma in questo periodo guai a chi tocca Lollobrigida che è stato difeso in aula dal capogruppo di Fdi Foti.

La più divisiva è la norma che pretende in carcere le donne incinta, una norma ad hoc contro le ragazze e le donne rom incinte che spesso rubano e scippano forti della loro impunità. Neppure il voto segreto ha toccato qualche coscienza. Anche Forza Italia alla fine si è allineata. Su questo così come sull’emendamento per lo ius scholae (respinto anche questo). 

“Una nazione normale”

 Lega e Fdi stanno esaltando questa nuova sfilza di reati con nuove e maggiori pene e quindi una maggiore richiesta di carcere. “Vogliamo una nazione normale. Chi occupa case deve essere arrestato e le forze dell'ordine devono immediatamente restituire la casa al legittimo proprietario. Basta blocchi stradali e ferroviari: chi si sposta per lavoro, per studio per sanità non può essere ostaggio di violenti” esulta sui social il  sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro fedelissimo della premier al grido “Tuteliamo l’Italia normale”. La segretaria del Pd Elly Schlein definisce il ddl “peggio ancora del codice Rocco, un vero ritorno al fascismo”. Brutto clima. Anche perchè nulla c’è in questo disegno di legge sulla certezza della pena, nulla per rendere le carceri un luogo di rieducazione, nulla per rimpatriare chi non ha diritto a restare in Italia, nulla per integrare. Nulla di ciò che veramente serve.

 

 

 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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