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Centrodestra, tutto a posto e niente in ordine. Salvini lancia Berlusconi al Quirinale

Ma se a Bruxelles il Cavaliere è andato per rassicurare e garantire sul centrodestra italiano, a Roma si faceva esattamente il contrario: telefonate con Le Pen, voti contrari al Parlamento Ue, file-audio con giudizi piccati su Fratelli d’Italia

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Foto Ansa
Foto Ansa

Hanno fatto i comunicati, convocato riunioni e “mandato” Berlusconi a Bruxelles a spiegare ad Angela Merkel e alla presidenza del Ppe che “si, tranquilli, Matteo e Giorgia ci raggiungeranno presto nella grande famiglia dei popolari”. In 48 ore hanno lasciato credere di aver capito la lezione, di aver digerito i risultati delle amministrative e di marciare d’ora in poi uniti senza più personalismi cannibaleschi.  Ovverosia, squadra compatta, azioni parlamentari condivise, la golden share per l’elezione del capo dello stato - ha fatto i conti Salvini, il centrodestra  unito gestisce un pacchetto di 450 voti che è la maggioranza relativa e quindi decisiva dalla terza votazione in poi - sostenere il governo Draghi guidandolo fino al 2023 e andare a votare con la legge elettorale di tipo maggioritaria. Così, sulla carta e nelle intenzioni. Poi però, solo ieri e in poche ore è successo di tutto nel centrodestra unito.

Rischio Polexit

La politica ieri ha avuto il suo epicentro a Bruxelles dove si sono incrociati il Consiglio europeo e il vertice del Ppe. La riunione dei leader europei è stata cooptata, al di là dell’agenda prevista, dal caso Polonia e dal rischio di una Polexit dopo la sentenza della Corte costituzionale polacca che il 7 ottobre scorso ha cercato di scavalcare il diritto comunitario e ha dichiarato “illegittime” - secondo il diritto nazionale - alcune  norme dei Trattati europei.

Quella sentenza ha sancito il primato del diritto polacco su quello europeo. Si tratta di una crisi politica istituzionale assai rischiosa per l’idea stessa della Ue. Un clamoroso passo indietro. Così ieri il Parlamento europeo ha votato una risoluzione “sulla crisi dello stato di diritto in Polonia (ombre sull’amministrazione della giustizia, sulla libertà di stampa, sui diritti civili, ndr) e in favore della primazia del diritto Ue”.  “Il Parlamento - si legge nel testo della risoluzione -  condanna il tentativo di minare il primato del diritto comunitario e chiede al Consiglio e alla Commissione di proteggere il popolo polacco e l’Ue”.

Il testo è stato approvato con 502 voti favorevoli, 153 contrari e 16 astensioni. Tra i contrari anche Lega e Fratelli d’Italia nei rispettivi gruppi parlamentari europei, i Conservatori e Cultura e identità.

La risoluzione approvata parla di “attacco alla comunità europea di valori e leggi nel suo complesso”  e chiede alla Commissione e al Consiglio di intraprendere azioni urgenti come la procedura di infrazione, la non approvazione del progetto del piano di ripresa, l'applicazione dell'articolo 7 del Trattato dell'Unione europea o la sospensione dei pagamenti da parte dell’Ue.

La videocall con Marine Lepen

In questo contesto diciamo così delicato, il centrodestra ha infilato una serie di gaffe strabilianti. Mentre Berlusconi stava volando a Bruxelles per prendere parte al vertice del Ppe, sottolineare la sua centralità e il fatto che la linea del centrodestra italiano e salda nella sua mani addirittura vagheggiando la possibilità che presto Salvini e Meloni entrino nel Ppe, si scopre che Matteo Salvini era collegato in videcall con Marine Le Pen. Per parlare del nuovo gruppo europeo e per concordare il voto contrario sulla risoluzione che di lì a poco sarebbe stata messa ai voti nelle plenarie del Parlamento Ue. Mentre il Cavaliere - che ha voluto consegnare di persona ad Angela Merkel un regalo omaggio per i sedici anni alla guida della Germania  - spiegava di non tenere nulla dai sui alleati visto che “hanno la metà dei miei anni e io sono il professore in cattedra e loro gli allievi”, Salvini e Meloni davano ordine ai propri europarlamentari eletti di votare contro la risoluzione del Parlamento Ue. Il Ppe non solo ha votato a favore ma ne è stato il promotore. Tutto sotto controllo, è evidente.

Il file audio rubato

Torniamo a Roma. Dove le gaffe sono continuate fino sera complici tensioni e odi personali non solo tra i partiti della coalizione ma dentro gli stessi partiti. E’ un siluro interno, infatti, quello che ha fatto uscire un file-audio rubato durante la riunione a porte chiuse dei parlamentari della Lega. Il primo faccia a faccia dopo la sconfitta elettorale. In quel file Salvini non riserva parole gentili per Giorgia Meloni.

Alle 13 e 30 Salvini riunisce i parlamentari al Teatro Sala Umberto nel cuore di Roma. L’incontro serve al segretario leghista per chiedere “maggiore compattezza e competenza” ai suoi uomini. Durante il discorso di circa un'ora, in cui spazia dalle amministrative di primavera, all'elezione del prossimo presidente della Repubblica, Salvini parla anche delle divisioni interne al centrodestra e soprattutto con Fratelli d'Italia. Va bene che sono all'opposizione, ma non è possibile - lamenta - che quando criticano il governo, attacchino solo la Lega, per soffiarci via qualche voto: così non va, riferiscono qualificate fonti leghiste. Queste le indiscrezioni che filtrano dalla riunione. Solo che verso le 17 viene publicato su Il Foglio un file audio rubato proprio alla riunione a porte chiese. “E’ ovvio che noi abbiamo un centrodestra al governo e uno all'opposizione. Però c'è modo e modo di stare all’opposizione” dice Salvini nell’audio rubato. “Si può concordare una quota comprensibile di rottura di coglioni - è il testuale - dall'opposizione, che però vada a minare il campo Pd e 5 stelle, non sia fatta scientemente per mettere in difficoltà la Lega e il centrodestra” stigmatizza.

Dopo la figuraccia a Bruxelles, sembra veramente troppo. Si cerca di minimizzare in qualche modo. “Sono contrario al giornalismo che guarda la politica dal buco della serratura, decontestualizzando le dichiarazioni” interviene Ignazio La Russa mandato avanti per gettare acqua sul fuoco. “Apprezzo e stimo Matteo Salvini che ieri ho incontrato da Berlusconi, insieme a Giorgia Meloni e che ha espresso con chiarezza e totale sincerità concetti assi diversi dalle frasi rubacchiate dal Foglio”.  Anche fonti vicine alla presidente di Fratelli d'Italia ridimensionano: “Non sarà un audio rubato, una modalità che non ci piace, a farci litigare”. Alle 19 arriva una nota ufficiale della Lega. “Non ci faranno litigare per un audio rubato. Posso far vedere i messaggi whatsapp in cui io e Giorgia ridiamo e scherziamo” assicura Salvini.

Più pompiere che federatore

Si fa un gran parlare di Silvio Berlusconi che deve tornare a mettere i panni del federatore. Ma sono i fondamentali che mancano: tra Lega e Fratelli d’Italia le gelosie sono dure da superare; e la resa dei conti è in atto anche in Forza Italia spaccata, e non da oggi, tra chi vede il proprio destino legato mani e piedi a Salvini e Meloni e cerca di gestire il tramonto di Forza Italia nel mondo più gentile possibile. E chi invece non vuole che Forza Italia finisca nella mani “di quei due là” detto anche con un pizzico di sospetto. L’altro giorno è stata il ministro per gli Affari regionali Maristella Gelmini ad alzare la voce nella riunione di gruppo. Se l’è presa con il cerchio magico che sussurra a Berlusconi e ha denunciato che “qualcuno informa male il Presidente raccontando che i ministri sono già pronti a lasciare Forza Italia per il partito di Draghi”. Falso. Ma non del tutto. E’ un fatto che la nomina del nuovo capogruppo (il potente Barelli della Fin, indica da Tajani) abbia finito per tirare fuori quello che bolle in pentola da tempo: la grande spaccatura tra chi riconosce in prospettiva la leadership delle destre; e chi invece non crede a questa trasformazione e tutto vuol fare nella vita tranne che prendere ordini da Salvini. O da Meloni.

Berlusconi ha tentato di ridimensionare le divisioni interne al suo partito. “Le dichiarazioni del ministro Gelmini sono contrarie alla realtà” ha detto quando ancora era a Bruxelles. Mara Carfagna però da Roma si è schierata con la collega ministra, sostenendo che non si è trattato di uno sfogo ma di una “denuncia politica condivisa”. E che certo non evapora con due parole e quattro sorrisi rassicuranti. Si vedrà cosa succede la prossima settimana quando Salvini ha promesso che la delegazione del centrodestra andrà da Draghi: i tre leader e i sei ministri.

Di sicuro con il viaggio a Bruxelles Berlusconi ha voluto salvare la reputazione del centrodestra  dopo le polemiche interne tra sovranismi e revival fascisti, ribadire e rassicurare che Forza Italia è garanzia di moderazione per tutti il centrodestra italiano. “La Lega è lontana dai sovranismi e tra noi, anche Fratelli d’Italia c’è una condivisione dei valori”. Ecco peccato che mentre il Cavaliere discettava su Europa e sulle sue garanzie, Salvini stava al telefono con Marine Le Pen per votare contro  la maggioranza del Parlamento europeo (caso Polonia) e progettare una nuova casa europea che riunisca loro e i conservatori. Di cui Meloni è presidente. Quindi in pratica una mossa per toglierle la sedia.

La corsa al Quirinale

L’unico vero motivo che li tiene uniti è l’elezione del Capo dello Stato e l’idea che se resistono vinceranno le prossime elezioni politiche e potranno finalmente governare da soli. Da qui il no categorico e preventivo ad ogni possibile ritorno ad una legge elettorale di tipo proporzionale. . Nel corso della riunione coi suoi, Salvini ha riconosciuto la “sconfitta” elettorale alle Comunali e chiesto “compattezza e competenza” perchè i prossimi 16 mesi sono cruciali e l’obiettivo è “vincere nel 2023 e governare per cinque anni”. Ancora prima occorre decidere per il Quirinale. “Il cemtrodestra con i delegati regionali conta 450 voti, è un tesoretto che ci consente di pesare e dare le carte. Se saremo compatti possiamo evitare che al Colle vada Franceschini o Prodi” ha sostenuto. E poi uno scenario mai fatto finora: “Non escludo che ci voglia andare Draghi ma questo non significa che la legislatura debba finire e che si debba andare ad elezioni anticipate”. Messaggio che tutti i parlamentari vogliono sentire perchè un quarto di quelli  attuali, tra taglio dei parlamentari e cambio della guardia per manifesta incompatibilità col leader,  sa che non tornerà in Parlamento”.

In sostanza in queste ore c’è stato il placet ufficiale alla candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. Un sostegno evidente martedì dopo le Reunion dei tre a Vill Grande a a Roma, nuova residenza di Berlusconi dopo l’addio a Grazioli. E che ieri è diventato esplicito. “Berlusconi sta decidendo - ha detto Salvini. “Ovviamente se decidesse di scendere in campo, avrebbe tutto il nostro sostegno”.

L’assoluzione da Ruby ter (una parte)

La notizia arrivata ieri dal fronte giudiziario sembra arrivare a fagiuolo: il tribunale di Siena, dove era finito un pezzo di processo Rubyter, ha assolto Berlusconi  “perchè il fatto non sussiste” rispetto alle accuse di corruzione in atti giudiziari. E’ una decisione che non può che influire sugli altri filoni del processo Ruby ter (a Milano) e che sembra poggiare il suo fondamento nel fatto che essendo venuto meno il processo madre (cioè lo sfruttamento della prostituzione) non ci possano essere state condotte illegittime successive a quel fatto. La condanna, ieri, avrebbe potuto ipotecare una candidatura.

Le fronde interne

“Sollevato e soddisfatto”per il verdetto nel giorno del suo ritorno a Bruxelles, al vertice dei Popolari, Berlusconi si è smarcato dall'eventuale salita al Colle per garbo istituzionale (“Per il momento non ho idea al riguardo”). Non ha perso l’humour: “Berlusconi come lo vedo? Lo vedo in forma dopo un po' di acciacchi dovuti al Covid” ha risposto offrendosi a flash e telecamere. Ma si è disvelato un po’ quando ha ammesso che Mario Draghi “sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica”. Però, ha aggiunto, “mi domando se il suo ruolo attuale non porterebbe più vantaggi al nostro Paese”. In altre parole, meglio che continui a fare il premier. Anche ieri Berlusconi non ha perso l’occasione per ricordare e sottolineare “il rapporto antico e solidissimo” tra loro.

Come si vede l’unità del centrodestra è una chimera assai fragile. Si organizzano e si muovono fronde interne. In Forza Italia si aggiungono, oltre alle questioni di posizionamento politico, regolamenti di conti per gelosie mai superate. Aver convinto Berlusconi che può diventare Presidente della Repubblica può diventare anche un boomerang. “Cosa succederà - si chiedono per l’appunto parlamentari di centrodestra - quando il Cavaliere capirà che  lo hanno raggirato?”. Il voto per il Quirinale è il voto più segreto che ci sia. E in quelle urne forse non riesce a vedere neppure Dio.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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